Storie di Calcio

1 febbraio 1949 – Nasce Franco Causio: una vita da “Barone”.

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Sandalo) – “Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza del talento” con questa frase di Carmelo Bene, il grande drammaturgo salentino, si potrebbe descrivere la classe di un altro suo conterraneo, sopraffino nei movimenti e geniale nelle esecuzioni, soprannominato non per caso “Brazil”, dal giornalista di TuttoSport Vladimiro Caminiti, e “Barone” per la sua eleganza: stiamo parlando di Franco Causio, colui che ancora oggi è considerato essere stato la più forte ala destra italiana dal dopo guerra in poi.

Franco Causio nasce a Lecce l’ 1 febbraio 1949 in una terra “amara” come il Salento, ma probabilmente questa è la sua grande fortuna perché i valori di umiltà, spirito di sacrificio e determinazione, coadiuvati a una classe innata, incline senza dubbio alla realtà geografica del mezzogiorno da cui deriva, divengono ben presto i suoi cavalli di battaglia che gli permetteranno di diventare un leader indiscusso nella Juventus e nella Nazionale Italiana, con cui diverrà campione del mondo in Spagna nel 1982 e con cui ha partecipato a ben tre mondiali (1974,1978,1982) totalizzando in tutto 63 presenze condite da 6 reti in undici anni di permanenza in azzurro, dal 29 aprile 1972, data del suo esordio a Milano contro il Belgio (0-0), al 12 febbraio 1983 dove in Cipro-Italia (1-1) fece la sua ultima apparizione.

Il “Barone” fa il suo esordio nel calcio nella stagione 1964/65 con il Lecce, squadra della sua città, in Serie C. L’ anno dopo viene ceduto alla Sambenedettese sempre in Serie C, dove nel frattempo inizia a fare dei provini e viene notato e acquistato dalla Juventus che, dopo una stagione lo manda a farsi le ossa prima alla Reggina e poi al Palermo, prima di far ritorno in bianconero nella stagione 1970/71. Alla Juve rimane per ben 11 stagioni stagioni totalizzando la bellezza di 305 presenze in campionato, 70 in Coppa Italia e 72 nelle Coppe Europee, realizzando 72 gol e fornendo almeno il doppio degli assist di cui furono beneficiari soprattutto Bettega e Boninsegna.

Di natura epica fu la sua tripletta all’Inter siglata nella primavera del 1972 durante l’incontro di campionato tra la sua Juventus ed i nerazzurri che si giocò al “Combi” di Torino e che consacrò definitivamente la stella senza tempo di Franco Causio nel firmamento degli astri nascenti del calcio italiano.

Con la Vecchia Signora il Barone vinse 6 scudetti, una coppa Uefa e una Coppa Italia ma, per un errore di valutazione, nel 1981/82 fu ceduto all’ Udinese, pensando che fosse sulla via del tramonto. Invece a Udine Causio, dove trova un certo Zico e dove tutt’ora il vive, rinasce a nuova vita (ri)conquistando la nazionale (meritandosi così la convocazione al vittorioso mundial del 1982) e divenendo ancora una volta leader incontrastato e indiscusso della squadra friulana, sia dentro che fuori del rettangolo verde.

Nel 1984/85 passa all’ Inter e nel 1985/86 verso fine carriera fa ritorno nella sua Lecce, fresca di prima storica promozione in Serie A. Nel Salento rimane un anno solamente prima di trasferirsi alla Triestina, in Serie B, dove chiude la carriera nel 1988. Un uomo e un calciatore che venuto da una realtà difficile e controversa come il Sud Italia, ha saputo affermarsi grazie alle sue doti umane, prima ancora che tecniche, divenendo un punto di riferimento nelle squadre in cui ha militato, venendo apprezzato, osannato e ammirato dentro e fuori dal rettangolo verde. Un uomo che ha fatto della determinazione la caratteristica fondamentale per poter superare gli ostacoli mettendoci sempre prima il cuore rispetto alla tecnica perché, proprio come titola la sua biografia, nella vita “Vincere è l’unica cosa che conta”.

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