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13 novembre 1950 – Nasce il tifo organizzato giallorosso

LAROMA24.IT (Federico Baranello) – “Se c’è una storia di tifosi bella e terribile come una guerra, questa è la storia dei tifosi della Roma, dei tifosi giallorossi. E questa storia merita di essere raccontata…E’ un esercito sempre pronto a marciare sullo stadio a difesa della società di calcio romana, certamente la più amata d’Italia”. Queste splendide parole sono l’incipit dell’articolo apparso su “Il Calcio e il Ciclismo Illustrato” del 29 gennaio 1953 a firma Rizieri Grandi dal quale si evince come fosse chiaro già oltre sessanta anni fa quanto amore questa piazza è in grado di dare.

Quest’amore, presente nella vita di tutti i giorni e contrassegnato più dalle difficoltà che dai momenti di gioia, porta i tifosi a fondare, il 13 novembre 1950, l’Associazione Tifosi Giallorossi: siamo agli albori del tifo organizzato romanista.

L’associazione, i cui gruppi sono denominati “Attilio Ferraris” in onore del primo Capitano giallorosso deceduto nel Maggio del ’47, viene fondata contemporaneamente ai lavori per la pubblicazione del numero “1” della rivista settimanale “Il Giallorosso”, organo dei tifosi dell’A.S. Roma.

Entrambe le iniziative, l’Associazione e il periodico, si devono a Memmo Montanari e Angelo Meschini, grandi tifosi e punti di riferimento della tifoseria giallorossa.

Nascono in questo periodo le prime trasferte organizzate, come quella famosa a Genova del 5 novembre 1950 denominata la “Spedizione dei mille”, prendendo spunto dalle imprese garibaldine.

In precedenza meritano una particolare menzione il primo “treno speciale” per Torino del 20 gennaio del 1929 e il viaggio in idrovolante a Palermo del 14 novembre del 1932: più che trasferte, veri e propri atti d’amore.

Chiaramente si parla di situazioni sporadiche sino a questo momento, o comunque non organizzate nel senso classico del termine.

Le trasferte di massa, “con la Roma in fondo al Cuor”, iniziano (e non poteva essere diversamente), non nel periodo in cui si gioca per grandi traguardi ma, ovviamente, in quello di maggiore sofferenza e cioè l’anno della B. Per riconquistare la possibilità di rigiocare il campionato più importante i sostenitori della Lupa invadono Piombino e Verona in 6.000. Anche a Salerno, Lucca, Pisa non mancò, come in nessun altro campo, il calore degli eterni “innamorati”.

Nacquero quindi gruppi di tifosi nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle parrocchie e nella regione.  Alla fine del 1952 si contano 80 gruppi, ognuno coordinato da un capo tifoso eletto dai membri, con 24.000 iscritti.

Nelle sedi dei gruppi affiliati si raccolgono ovviamente le quote per il tesseramento, le collette per le cene con i giocatori e le trasferte, spesso contrattando direttamente con la Roma per l’acquisto dei biglietti d’ingresso. Oltre a sostenere la causa giallorossa nei circoli si gioca a carte e biliardo.

Purtroppo, alla fine degli anni ’50, i circoli della “Attilio Ferraris” cominciano ad avere grossi problemi con i vari commissariati di zona per via del gioco d’azzardo. La chiusura coatta, sempre più frequente da parte delle forze dell’ordine di singoli circoli, porta a calare il sipario su tutto il progetto nel 1960.

Se c’è una storia di tifosi bella e terribile come una guerra, questa è la storia dei tifosi della Roma…

Redazione

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