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14 giugno 1942 – La Roma porta lo scudetto nella Capitale

LAROMA24.IT (Federico Baranello) Sullo sfondo la guerra e la sofferenza fanno crescere la paura per un conflitto divenuto ormai “mondiale”. Eppure, il 14 giugno del 1942, una folla di tifosi giallorossi si dirige con il cuore colmo di passione verso lo Stadio Nazionale del P.N.F. Il programma mette di fronte alla compagine giallorossa, per quello che è l’ultimo ostacolo, i “Canarini” del Modena ormai retrocessi. Sembra facile, ma non lo è mai. La Roma ha un punto in più del Torino e due in più del Venezia, è necessario vincere per non rischiare e potersi fregiare del tricolore. Sono oltre ventimila i tifosi sugli spalti che sperano più che mai di arrivare a ciò che si è inseguito vanamente nel periodo di Testaccio. Giornata importante quindi per tutti i tifosi giallorossi, sia quelli nella Capitale, sia coloro che sono impegnati al fronte, cui la Roma regala un attimo di spensieratezza. Il sodalizio giallorosso rappresenta, per chi è al fronte, la propria “Casa”, la propria “Patria”. Spensieratezza e gioia che la compagine giallorossa regala anche a due cugini, Francesco e Gioacchino Lalli. I due ragazzi hanno tante cose in comune: la famiglia, il quartiere di Centocelle, l’essere giallorossi. Condividono anche, purtroppo, un’altra situazione: entrambi sono sordomuti. Vogliono gridare comunque al mondo la loro gioia, il loro amore per i colori di Roma e della Roma. Ma non possono. Allora la loro passione li porta a creare uno stendardo che passerà alla storia: “VIVA LA ROMA CAMPIONE D’ITALIA 1942”, con al centro la “Lupa Capitolina” e nei lati superiori la scritta ASR. Nel lato destro la scritta è al contrario, come per rendere tutto simmetrico.

Un capolavoro, una sorta di affresco per quei due cuori che in questo giorno battono forte forte. Sono riusciti in qualche modo ad urlare insieme a tutto lo stadio. Sul campo la partita va come deve andare, come è giusto. Non importa se giocata bene o male. I giocatori sono emozionati, sentono il peso della responsabilità. Il boato al 21′ per il gol di Cappellini, che di testa raccoglie una punizione di Jacobini, scaccia le paure. Poi il gol di Borsetti con un tiro al volo al 35’ regala la tranquillità, ma soprattutto, regala lo Scudetto. Un “titolo” che interrompe l’egemonia delle squadre del Nord: “Cadevano con la vittoria della Roma i vecchi pregiudizi geografici, che ricordavano ancora i tempi in cui l’Italia calcistica era divisa nelle leghe Sud e Nord. Questo insegnava l’immenso tripudio che si scatenò allo Stadio il pomeriggio del 14 giugno 1942; quando, appena conclusa la vittoriosa partita col Modena, la folla invase festosamente il prato. Grida, lacrime e mulinelli di gioia. E sopra tutto un fantastico sventolio di bandiere e striscioni giallorossi, una grande parata di osanna…Indimenticabile giornata; entusiasmo che riempì gli occhi e i cuori, mentre sull’onda dei ricordi tornavano le patetiche note della canzone testaccina: Campo Testaccio, c’hai tanta gloria, nessuna squadra ce passerà…(Cit. “Storia Illustrata della Roma”, Olimpia Editrice, pubblicazione settimanale del 1953). Ma come se non bastasse questa giornata ci regala ancora un’altra bella immagine: la foto dei neo campioni d’Italia con Amadei, Andreoli, Borsetti, Coscia, Jacobini e Pantò con il cappello piumato dei Bersaglieri. In camicia bianca, e fiori in mano, il Presidente Bazzini e il mitico Vincenzo Biancone con il labaro sociale a mostrare i colori della vittoria, il giallo e il rosso.

Due fotografie che riempiono il cuore: quella dello stendardo dei cugini Lalli e quella della Roma “Bersagliera” Campione d’Italia. Due foto. Un solo cuore. Roma ha vinto!

Redazione

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