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Chinaglia e il primo derby del Maestro

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SSLAZIOFANS.IT (Stefano Greco) – Giorgio Chinaglia è gioia e dolore. Giorgio Chinaglia è, al tempo stesso, il sapore dolce del trionfo e quello soffocante della polvere; è un abbraccio che ti toglie il fiato e una fuga che ti svuota e ti lascia senza energia; è promessa e tradimento; è esultanza e rabbia. Giorgio Chinaglia è un urlo, un grido di battaglia. Giorgio Chinaglia è il personaggio simbolo di quella maglia numero nove e delle storie fantastiche e al tempo stesso maledette di tanti centravanti che l’hanno indossata nella storia della Lazio. Perché se vedi una maglia biancoceleste con il numero 9 bianco dietro, non puoi che pensare a lui. A quel gigante solitario che esulta con il braccio alzato, che torna ingobbito al centro del campo per andare ad abbracciare il “maestro” o che corre verso gli spogliatoi bombardato dai tifosi della Roma dopo l’ennesimo sgarbo. Oppure, a Giorgio che imbocca quel tunnel buio mentre stringe in un tenero abbraccio un compagno o Tommaso Maestrelli. Giorgio è questo e altro ancora, perché lui è stato tutto e il contrario di tutto: l’emblema della magia e al tempo stesso della maledizione che grava da sempre su quella maglia celeste con il numero nove bianco cucito o stampato dietro. E su chi l’ha indossata. Soprattutto i più grandi.

Oggi vi racconto una storia, legata all’inizio del rapporto tra Chinaglia e Maestrelli, ma soprattutto ad un piccolo miracolo che si consuma in una notte d’estate, per la precisione il 29 agosto del 1971, la sera del primo derby di Maestrelli: il giorno in cui nasce, definitivamente, il grande rapporto tra Giorgio e il “maestro”. Per tutta l’estate, Chinaglia ha chiesto di essere ceduto, arrivando a dire: “Meglio andare in una provinciale ma in Serie A, che giocare a Sorrento, dove a malapena solo i giocatori di casa riescono a stare in piedi su quel campo”. La Lazio è appena retrocessa in Serie B, Lorenzo è stato mandato via per far posto a Maestrelli e quel licenziamento Giorgio non l’ha mandato giù, perché è troppo legato a quel mago argentino, un po’ folle, che lo ha scoperto e lanciato in Serie A. Maestrelli per settimane si lavora Giorgio e, dopo quella dichiarazione rilasciata a “Il Corriere dello Sport” che manda su tute le furie Sbardella, tocca a Maestrelli ricucire il rapporto; lo fa con pazienza a Padula, in provincia di Salerno, durante il ritiro. E ci riesce. Giorgio fa pace con Sbardella, resta e diventa il centro del progetto Lazio. Perché a volte il buon senso è meglio di minacce, multe o punizioni esemplari.

Il primo test ufficiale della stagione è durissimo. Il 29 agosto c’è l’esordio in Coppa Italia all’Olimpico e l’avversario si chiama Roma. Helenio Herrera fa lo sbruffone prima della partita: “Il successo nel derby è sicuro e la vittoria servirà a dare alla squadra una carica extra di invincibilità con la quale sarà più facile battagliare in campionato. Nelle prime due giornate abbiamo Vicenza e Sampdoria, se facciamo il pieno possiamo puntare al quinto posto”.

Helenio Herrera è soprannominato “il mago”, per come riesce a trasformare le sue squadre e perché indovina quasi sempre le sue previsioni. Quasi sempre… La Roma infatti vince sia contro il Vicenza che contro la Sampdoria e arriva settima in campionato, ad un solo punto dalla zona Uefa e da Fiorentina e Inter che chiudono quinte. Ma quel derby, finisce in modo diverso…

Roma è quasi deserta quel 29 agosto, ma all’Olimpico ci sono 70.000 spettatori e l’incasso sfiora i 100 milioni di lire. È il primo derby di Maestrelli da laziale, visto che quel derby da giocatore il “maestro” lo ha già vissuto, ma sull’altra sponda, visto che ha indossato la maglia giallorossa per tre anni, fino al 1951, l’anno in cui la Roma è retrocessa in Serie B.

La Lazio non vince un derby da sei anni e la Roma dopo un quarto d’ora di studio sembra padrona del campo. Ma all’inizio del secondo tempo succede quello che nessuno aveva previsto: fuga di Manservisi proprio sotto la Monte Mario, Liguori bruciato, cross per Massa al centro, Bet è in netto anticipo ma, per un eccesso di sicurezza, liscia completamente il pallone che arriva, docile, docile su piedi di Chinaglia che, defilato a sinistra, controlla e batte Ginulfi, proprio sotto la Curva Sud.

Ricordo tutto alla perfezione, perché quello è stato il mio primo derby. Una serata premio, con partenza da Anzio di primo pomeriggio e rientro in nottata, stravolto ma felice. Sì, perché la Lazio resiste agli assalti della Roma e vince il derby. Ricordo il brivido al fischio finale dell’arbitro, poi i romanisti che sfollano veloci e i laziali rimasti sugli spalti a festeggiare la vittoria con una fiaccolata. Migliaia di giornali vengono accesi quasi contemporaneamente per essere usati come torce e l’effetto è incredibile.

Sullo slancio di quel successo, la Lazio pareggia a Bergamo e poi batte il Perugia in trasferta e la Ternana in casa, conquistando la qualificazione alla seconda fase della Coppa Italia. Giorgio segna in tutto tre reti, ma sono solo i primi squilli di una stagione che si trasforma in una marcia trionfale, sia per lui che per la Lazio. Long John vince la classifica dei cannonieri segnando 21 gol ed è l’artefice della promozione in Serie A che arriva proprio all’ultima giornata, a Bari, in quella che Tommaso Maestrelli considera la sua seconda casa. Ed è solo il capitolo di una bellissima favola d’un calcio d’altri tempi. Di una storia che inizia il 29 agosto, in una magica notte di fine estate…

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