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Matteo Melodia – L’Indiana Jones che cattura tutti i biglietti dei Mondiali

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IL GIORNALE (Massimo M. Veronese) – Indiana Jones, ha quarantacinque anni, vive a Lodi e ha il fiuto e la tigna del segugio. Si chiama Matteo Melodia ed è il più grande collezionista di biglietti di calcio del mondo. Ha il novanta per cento dei biglietti dei campionati del mondo disputati dal 1930 a oggi, dall’Uruguay alla Russia «e tutti dal 1962 a oggi: in totale me ne mancano solo una trentina». Un esemplare di ogni partita per ogni edizione. Che ha raccolto in un libro World cup tickets edito da Anniversary book di Paolo Battaglia. E che nasce da una cartolina e da un fischietto ereditati dal bisnonno.

II pezzo più pregiato?

«Italia-Cecoslovacchia, finale del Mondiale 1934».

Non il primo del 1930?

«Quelli del ’34 e del ’38 sono più rari: la guerra mondiale li ha dispersi quasi tutti».

Quanto tempo c’è voluto a trovarli tutti?

«Una trentina d’anni».

E’ costato molto?

«Direi abbastanza…»

E dove li ha trovati?

«Alle fiere dei collezionisti, nei mercatini. Ho viaggiato dappertutto: Vienna, Barcellona, Londra, Monaco di Baviera, Valencia. Non solo per cercare biglietti però…»

Chi ha una collezione come la tua?

«Spero nessuno…»

Chi sono i più accaniti?

«Tedeschi e belgi. Ma i tedeschi di più».

Colleziona solo biglietti mondiali?

«No. All’inizio tenevo tutto di tutto, poi sono stato costretto a fare una scelta. Ora oltre alla coppa del mondo, ho i campionati europei, la Nazionale italiana, il Milan, la mia squadra, e le finali di qualunque coppa europea».

Come ha cominciato?

«Nel 1987, avevo 14 anni. Cominciai a collezionare i biglietti del calcio inglese attraverso inserzioni sui giornali sportivi. Poi li scambiai con quelli del Milan. Ma la passione nasce da mio bisnonno».

In che senso?

«Era un arbitro di serie A, si chiamava Arturo Pistoletti. Partecipò all’organizzazione del mondiali a Milano. Sono sempre stato affascinato dai ricordi di famiglia, tessere, fotografie, cimeli, che lasciò prima a mio nonno Leopoldo e poi a mio padre Alberto».

E adesso?

«Ho spille, tessere, abbonamenti, cartoline, gagliardetti, palloni, foto d’epoca, album, fischietti da arbitro…»

Quale biglietto le ha dato più soddisfazione?

«Quello della finale di coppa Campioni 1961 tra Benfica e Barcellona. Ci ho messo trent’anni a trovarlo».

Perchè cosi importante?

«Perchè la pioggia di quel giorno distrusse quasi tutti i biglietti. É una vera rarità».

E il pezzo più pregiato?

«Egitto-Italia del 1910».

C’è un pezzo introvabile?

«Direi di no. A meno che non esista il biglietto della prima partita della Nazionale, Italia-Francia all’Arena».

Ma esiste?

«Chi può dirlo? Magari erano biglietti del cinema. 0 come in Inghilterra pagavi e entravi, senza bisogno di biglietti».

Falsari esistono?

«Sono, aumentati negli ultimi anni. Purtroppo moltissimi biglietti dei mondiali del 30, 50, 54, 62 sono stati falsificati, quasi tutti in Sudamerica».

Ma i biglietti che fine faranno?

«Non esisteranno più. Ormai li stampi su carta e usi il codide e barre agli ingressi. E non solo…»

Dica pure…

«Dal Duemila in poi hanno cominciato a stamparli su carta chimica. Me li sono ritrovati tutti bianchi: si erano dissolte le scritte».

E voi collezionisti?

«I biglietti sono un’arte e una memoria storica che non avremo più. E noi ci dissolveremo insieme ai biglietti».

Articolo apparso sul quotidiano “Il Giornale” del 31 gennaio 2019

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