Simone Gallus, il Cagliari e il suo "Museo Rossoblù" - Gli Eroi del Calcio
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Simone Gallus, il Cagliari e il suo “Museo Rossoblù”

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GLIEROIDELCALCIO.COM (dal nostro corrispondente Riccardo Balloi) – Quartu Sant’Elena è la terza città della Sardegna per numero di abitanti. È una continuità urbanistica della città di Cagliari, di cui, assieme ad altre cittadine, forma l’area metropolitana. Per arrivare al Museo Rossoblù di Simone Gallus quindi, partendo dal centro città, ho impiegato mezz’ora di automobile. Il posto si trova in mezzo alle palazzine, in una zona poco trafficata, come uno di quei negozi che ancora resistono lontano dai punti turistici o dai centri commerciali.

Ma è tutt’altro che un negozio. Mentre attraversavo la strada per guadagnare l’ingresso, ho provato a mettere da parte il sentimentalismo del tifoso cagliaritano e la pazzia del collezionista di palloni quale sono ma, una volta entrato, nel vedere quel locale così ordinato a formare un percorso culturale, il sorriso di Simone, la sua passione e la sua voglia di raccontare tutto sui suoi pezzi, l’istinto ha prevalso, e chi se ne frega delle velleità da giornalista dilettante quale sono. Il calcio è cultura del popolo, storia di una città, dei suoi usi e costumi, un museo come questo è un libro di storia, e voglio pensare non sia un caso che sia situato in periferia, ma magari sbaglio, sono un tifoso romantico. Potrei elucubrare sulle centinaia di maglie che Simone custodisce, e di cui ricorda alla perfezione come ne è venuto in possesso e quando furono usate, inquadrandole nella loro epoca sportiva. Potrei parlare della maglia con lo stemma in onore della Chapecoense, di quella per Davide Astori, di quella di Dario Silva col nome sopra il numero e sotto il soprannome “sa pibinca” (la scimmia), che la tifoseria affettuosamente diede al beniamino uruguaiano, le maglie antiche con lo sponsor attaccato sopra quello precedente. Ed ancora della maglia di Gigi Riva, le lanette pesanti dei portieri, i palloni, le scarpe con i tacchetti inchiodati a mano, la giacca di Zeman, nella cui tasca interna ha rinvenuto la lista ufficiale di gara con la formazione del Napoli, del grosso librone con le firme dei visitatori, quelli illustri o i semplici tifosi come noi. Potrei, ed infatti un poco lo ho fatto. Mentre mi trovavo lì, con lui che parlava, mostrava, saltava da una corsia all’altra per mostrarmi questo o quello, ho rivisto nei ricordi quella partita in cui vincemmo con la Fiorentina, e il Cobra Tovalieri fu chiamato sotto la Curva Nord per un applauso, nonostante a Cagliari i nomi dei calciatori non vengano mai fatti nei cori. Ho ricordato la scritta “Cobra” che doveva essere nascosta per regolamentazioni della Lega, e rivista lì, da Simone, al Museo Rossoblù. “Il Museo Rossoblù, ma che diavolo di museo è, un museo di cimeli sportivi? A Cagliari i musei archeologici o d’arte la domenica sono tutti chiusi ma è aperto quello di una squadra di calcio?”. Qualcuno penserà questo, ma io no. Io penso che la passione di una persona che per il solo bene della memoria storica della sua squadra e di un’isola intera ha messo in piedi tutto questo solamente con il suo sforzo, sia essa stessa cultura, una cavalcata lunga (quasi) un secolo attraverso il vissuto di milioni di tifosi, e di qualche migliaio di calciatori. Ed ora che mi sono messo in ridicolo come solo i tifosi, collezionisti, nostalgici, giornalisti inesperti e dilettanti possono fare, posso lasciare la scena alla galleria fotografica.

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Tifoso del Cagliari. Isolano come da diagnosi. Ottico di professione, collezionista di palloni per passatempo, scrittore per diletto e visionario per vocazione. Se la vita fosse perfetta sarebbe tutta birra, musica a naso all'insù. I suoi racconti su... otticosolitario.it

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