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Roberto Corti, la “saracinesca”!

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GLIEROIDELCALCIO.COM – Il Messaggero Sardo dell’Ottobre 1979, dedica un articolo al portiere del Cagliari Roberto Corti dal titolo importante: la “Saracinesca” Corti.

“Non mi ritengo un protagonista”, dichiara il portiere al mensile sardo, “Sto solo contribuendo, assieme agli altri, alla rinascita del Cagliari. Voglio dire che finora non ho fatto più degli altri. Semmai, i successi del Cagliari valgono per me altrettante soddisfazioni sul piano personale. Sono infatti giunto in Sardegna passando per un provino alla Roma, un provino negativo…”.

Si, perché il portiere del Cagliari racconta che nel 1976, quando era in forza al Sorrento, fece un provino nella capitale, sponda giallorossa, ma poi non se ne fece più nulla. Fu allora che prese la direzione di Cagliari come riserva di Renato Copparoni, alternandosi con quest’ultimo sino alla stagione 1978/79 quando riuscì ad imporsi come titolare contribuendo in maniera significativa alla promozione in serie A.

Bergamasco di Treviglio, classe 1952, è proprio nella cittadina natale che muove i primi passi nel mondo del calcio. Poi Sorrento e finalmente Cagliari. Corti arriva nella squadra rossoblù dopo la retrocessione in B, e i fasti dello scudetto di appena sei anni prima sono solo un lontano ricordo.

“Quest’anno ha subito, almeno finora, due goal su rigore e uno solo su azione siglato da Giordano della Lazio. È quel che si suole definire un portiere completo. Non a Caso Giacomini, questa estate, avrebbe voluto portarlo al Milan quale erede di Ricki Albertosi (altro ex cagliaritano). Proprio di Albertosi ha il modo glaciale di dominare le situazioni. Non è un emotivo (ed è una dote essenziale per un portiere): dall’alto del suo metro e ottantotto centimetri ha la possibilità di trovarsi a suo agio nelle uscite, ma è tra i pali che riesce ad esprimere la sua dote migliore: colpo d’occhio, scatto, prontezza di riflessi, capacità di risolvere con semplicità anche le situazioni più scannate” (Cit. Il Messaggero Sardo, Ottobre 1979). Nonostante queste splendide parole lui non si sente un idolo “Non posso sentirmi un idolo se penso che il Cagliari dello scudetto di idoli ne ha avuti tanti. E poi gli idoli, a mio parere, non esistono. Da tre anni mi trovo a Cagliari, dove mi sento tra amici in un ambiente tranquillo, ideale per un calciatore”.

Resterà a Cagliari sino al 1982, dopo 153 presenze, l’esperienza più lunga della sua carriera. Si trasferirà poi a Udine, Ascoli e Cavese prima di appendere, nel 1989, gli scarpini e i guanti al chiodo.

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