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Vita “segreta” di Francesco Guidolin

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VVOX.IT (Luisa Nicoli) – Castelfranco, Costa Azzurra, Londra. La vita di Francesco Guidolin, 64 anni compiuti ad ottobre, oggi si divide così.[…] A questo si aggiunge qualche viaggio a Milano e Torino come commentatore di Dazn. «Mi diverto, seguo gli anticipi del sabato sera e durante la settimana studio. Cerco di essere preparato, non sarebbe corretto altrimenti e non sarebbe il mio modo di essere». Di lui giocatore, carriera da centrocampista chiusa a 31 anni a Venezia «dopo un infortunio al ginocchio non ero più quello di prima» ricorda, si conosce tutto. Così come da allenatore, dagli inizi al Giorgione alle tappe importanti, tra cui Vicenza, Udinese, Bologna, Palermo, Monaco, Parma, Swansea City. Del Guidolin privato invece molto meno. Perché il tecnico di Castelfranco è uomo riservato: «Non mi piacciono i microfoni e i riflettori – dice – all’estero in 15 minuti prima e dopo gara è tutto fatto, in Italia invece non finisce mai. Ma a me piacciono la natura, la pace, il silenzio se possibile». Tranne forse quella volta a Vicenza, 1997, dopo la vittoria della Coppa Italia: per scommessa si fece biondo platino e con un orecchino blu disegnato. […] A 18 anni dovevo scegliere: o continuare il lavoro di papà in gastronomia a Castelfranco, o proseguire gli studi dopo il liceo oppure fare il calciatore. Mi sono iscritto a medicina, ho dato quattro esami e poi ho smesso perché giocavo».

[…] «Quando giocavo era un calcio con meno intensità ma da oltre 20 anni si va a mille. Allora c’era più attaccamento alla maglia, nel sentire i colori sulla pelle, oggi ogni calciatore è una piccola grande azienda. In Veneto sono legato al Verona, dove ho giocato per 9 anni. E poi a Vicenza, per cui faccio il tifo. […] Vicenza resta nel cuore». Da protagonista, uomo che ha vissuto di emozioni a bordo campo, ha chiuso nel 2016 al Sweansea City, per scelta. «Non sto aspettando chiamate, […] Se tornassi indietro, andrei via prima, ad allenare in Nord Europa, Inghilterra, Germania, ma anche Francia e Spagna. E’ che quando stavo a Vicenza, il meglio era da noi, Trezeguet, Batistuta, Zidane, il Milan di Gullit e Van Basten, e poi Baggio, Del Piero, Vialli. La nazionale? Ci sono andato molto vicino nel 2014. Chi non sarebbe contento di allenare l’Italia, ma hanno scelto Conte». Ad una grande squadra non è mai arrivato, qualcuno sostiene perché non rientrava in “certi giri”. «Quando avevo 40 anni e lo avrei voluto non è successo, nonostante i contatti con Inter e Lazio. Dopo invece, vedi Napoli, ho rinunciato perché stavo bene a Udine. E’ stato bello comunque portare 4 squadre in Europa: Vicenza, Palermo, Udine e Bologna».

L’altra grande passione di Guidolin è la bici: chilometri macinati tra un allenamento e l’altro e poi sulle colline venete e in montagna, già commentatore Rai del Giro d’Italia nonché presidente onorario a Castelfranco della Zalf Euromobil Fior. […] Intanto i momenti speciali sono racchiusi in una stanza di casa: foto, maglie, trofei, la panchina d’oro conquistata nel 2011 a Udine «che conservo con orgoglio», precisa. Ma lo dice piano. Nello stile Guidolin.

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