Benny Carbone: "L'addio all'Inter? Un errore gravissimo" - Gli Eroi del Calcio
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Benny Carbone: “L’addio all’Inter? Un errore gravissimo”

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(CALCIOMERCATO.COM di Pasquale Garro – Foto WIKIPEDIA)

In una intervista al sito Calciomercato.com, il talentuoso Benito Carbone racconta la sua carriera, tra grandi opportunità ed errori di valutazione.

Il primo provino

“Giocavo nella squadra di Bagnara ma la Scillese mi chiese in prestito per portarmi a Torino, dove avremmo giocato un torneo con Juventus e Toro. Andò bene, mi premiarono come capocannoniere e miglior calciatore del torneo. Mi volevano entrambe, ma i bianconeri avevano terminato i posti”

Esordio con il Torino

“Contro il Pisa, presi anche un palo. Poi mi hanno mandato in giro in prestito.”

Esperienza al Napoli

“Mai avrei pensato che proprio in quella città avrei invece vissuto probabilmente le esperienze più belle della mia vita. Napoli è fantastica e quando ti cali nella sua realtà capisci che nessuna città al mondo può darti le stesse cose.”

Il compagno più forte che aveva in quel Napoli?

“Fabio Cannavaro. Me ne ero già reso conto un anno prima quando giocavo con la maglia del Torino. In quel periodo vivevo un momento di enorme grazia, mi riusciva veramente tutto, ero in grande fiducia e per i difensori non era facile affrontarmi. Ma quando giocammo contro il Napoli c’era questo tizio che mi ritrovavo sempre addosso, lo saltavo e me lo ritrovavo davanti. Una molla, pensavi ma chi c… è questo? Era Cannavaro.”

L’Under 21 campione d’Europa

“Vieri, Carbone, Muzzi, il tridente offensivo. In panchina Inzaghi, Del Vecchio. In quella squadra c’erano Toldo, Cannavaro, Panucci, Colonnese. Eravamo fortissimi.”

L’Inter di Hodgson

“Una persona per bene, un uomo con le sue idee. Ma qualche danno lo ha fatto. Non si può pensare che Roberto Carlos non sappia difendere. Per quanto riguarda me, aveva scelto di schierarmi da esterno sinistro di centrocampo nel suo 4-4-2, significava andare a chiudere la diagonale a Bergomi. Un lavoro sfiancante e quando c’era da decidere con la giocata di qualità negli ultimi 20 metri non avevo la giusta lucidità. Per questo motivo ho segnato pochi gol, Hodgson mi chiedeva quantità.”

“In quel periodo all’Inter il mio compagno di stanza era Javier Zanetti. Inumano. Dedizione, professionalità, forza fisica.”

L’addio all’Inter

“Un errore gravissimo, dettato dalla giovane età. Avrei potuto giocare con Ronaldo e con altri campioni e invece preso da un sentimento di frustrazione andai via.”

Il trasferimento in Inghilterra

“Ricordo con grande affetto anche l’amicizia con Di Canio. Ero in palestra, mi si avvicina ​David Pleat​, mio allenatore ai tempi, e mi chiede «Ma Di Canio?». Ma Di Canio cosa, gli rispondo. «Vorrei sapere che tipo è prima di prenderlo». Ancora non l’avete preso? Ma chi state aspettando? Vivemmo quei mesi sempre insieme, formavamo una bella coppia.”

In cosa ti ha migliorato quella esperienza?

“In tante cose. Quando provavo qualche furbata, i miei stessi tifosi fischiavano. Ho messo da parte quel velo di indolenza dei fantasisti e ho imparato a correre fino al fischio finale. E poi ho imparato benissimo la lingua, un aspetto fondamentale.”

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