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Graziani: “La mia Roma non era cosciente di essere così forte”

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(CORRIEREDELLOSPORT.IT di Guido D’Ubaldo – Foto CENTROSUONOSPORT.IT)

Il mitico Ciccio Graziani concede un’intervista al Corriere dello Sport nella quale racconta molto sui suoi anni alla Roma. Ecco un estratto.

[…] La Roma le è rimasta nel cuore?

“Con la Roma sento di avere un debito di riconoscenza, perché ho più ricevuto che dato e mi dispiace essere arrivato solo a 30 anni. Mi sarebbe piaciuto cominciare a finire lì. Quei tre anni sono stati fantastici, per i rapporti con la città e i tifosi. 

[…] Alla Roma trovò Liedholm

“Con lui ho un rapporto conflittuale e di grande affetto. Quando arrivai mi disse: – Sono molto felice di poterti allenare, mi sei sempre piaciuto, sei un grande calciatore –  Io cercavo il dialogo, lui lo evitava, all’inizio facevo fatica, poi mi sono adattato.”

“Con lui ero migliorato tantissimo dal punto di vista tecnico. Il Mercoledì pomeriggio facevamo i palleggi, la guida della palla.”

[…] Quando Liedholm andò via era finito un ciclo

“Non eravamo coscienti che fossimo così forti. C’erano campioni straordinari. Avremmo dovuto raggiungere traguardi maggiori. Che rabbia.”

[…] Chi erano i suoi amici in quella Roma?

“Quando Carlo (Ancelotti) si era rotto il crociato lo accompagnavo a fare fisioterapia. Gli tiravano il ginocchio e gli venivano le lacrime per il dolore. Mi trasmetteva una forza incredibile. Eravamo un bel gruppo.”

[…] Non ha citato Di Bartolomei

“Di Agostino ho un bel ricordo. Era un po’ chiuso, come il Barone. Aveva un bel carisma, quando è successa la tragedia sono rimasto molto addolorato. Io sono un po’ arrabbiato, se avesse chiesto aiuto a chiunque di noi ci saremmo adoperati, magari anche per farlo rientrare alla Roma. Tutti in quella squadra lo avrebbero fatto, per questo mi porto un piccolo peso, perché non abbiamo capito che potesse arrivare una tragedia simile. Quando arriverò in Paradiso faccio due cose: prima gli do un calcio nel sedere, poi lo abbraccio.”

[…] Agostino fu uno dei protagonisti di quella notte contro il Liverpool

“I cinque rigoristi erano già stati ipotizzati, ma non scritti. Le sostituzioni di Cerezo e Pruzzo ci misero in difficoltà, il Barone per scaramanzia non ci faceva calciare i rigori prima della partita, ma di nascosto qualcuno lo tiravamo perché Tancredi ci chiedeva di farlo. Agostino mi disse “Fai come me, tanto lo scemo si muove sempre“. Andai male, un errore che mi porto dentro con grande rammarico, se avessimo vinto quella coppa saremmo nella storia della Roma. Mi pesa aver infranto il sogno di tanta gente.”

 

 

 

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