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LaneRossi Vicenza: storia del mito che vide nascere Paolo Rossi e Roberto Baggio

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(RIVISTACONTRASTI.IT di Andrea Mainente – Foto L.R.VICENZA)

Rivista Contrasti realizza un racconto dettagliato sulla Lanerossi Vicenza. Ecco uno stralcio.

[…] Perché il Vicenza non è il patrimonio di una minoranza di fanatici, ma di tutti coloro che per scelta o per eredità vi hanno sacrificato fegato, bile e polmoni. […] Questa sorta di intima dipendenza arriva da lontano. «La mia lei è del 1902»recitava uno stendardo di curva, e in effetti è proprio agli albori del XX secolo che questa storia di passioni incondizionate prende vita. Nasce l’ A.C. Vicenza che nei primi decenni, oltre a uno scudetto soffiato dalla Pro Vercelli, assiste ad un susseguirsi di presidenze aristocratiche, quasi un assaggio di quel titolo di “Nobile provinciale” che si sarebbe guadagnata tempo dopo. Tra la guida del conte Piovene e del marchese Roi, il giovane club berico passa dal campo di Borgo Casale al nuovo stadio, e nella partita inaugurale a fare luce è il talento di un sedicenne che per la prima volta indossa i calzari dei grandi. È Romeo Menti, per tutti Meo, che gioca senza sapere che il destino, per una qualche ironia, lo porta quel giorno a battezzare il campo che prenderà poi il suo nome. Ma nel ’35 Superga è un monte sconosciuto e il granata una varietà di rosso che non gli appartiene. L’immortalità è ancora di là da venire.

[…] Nel ’53 il lanificio Rossi acquisisce la società in apnea di liquidi, e dà vita all’antesignana di tutte le sponsorizzazioni della storia dello sport nazionale. Ma giacché all’epoca farsi della pubblicità con le maglie da gioco non è ancora permesso, il conte Gavazzi, con tutta l’astuzia di cui la nobiltà è capace, aggira l’inghippo legale e trasforma la squadra in una viva costola del colosso laniero di sua proprietà. È l’inizio dell’epopea del LaneRossi Vicenza, i cui giocatori sfoggiano la iconica ‘R’ annodata sul petto. […] È nel biennio ’76-’78 però che si consacra il mito, quando, dopo una retrocessione, il Vicenza ritrova in fretta la via della massima serie attingendo a forze nuove.

[…] Infine – e soprattutto – Paolo Rossi. L’allenatore Giovan Battista Fabbri ha l’intuizione per cui ogni amante del calcio gli deve almeno un po’ della propria gratitudine, quella di spostare al centro dell’attacco un’ala dai menischi fragili quale è il Rossi appena arrivato dalla Juve. Reinventato come agile perno offensivo, il numero 9 fa spaziare i compagni su tutto il fronte degli ultimi 30 metri. In un periodo in cui si predilige piuttosto una prima punta di stazza, quella in atto pare una graziosa rivoluzione: sono le premesse di ciò che verrà ricordato come il Real Vicenza, orchestrato al meglio da Gibì Fabbri, con quel suo vezzoso soprannome che pare quasi una meritata firma d’artista.

[…] Cominciano così anni di risultati malinconici in cui, se pure si arriva a sfiorare l’erebo del semiprofessionismo, un regalo non manca: chi in quegli anni bazzica per il Menti ha la fortuna di veder esplodere Roberto Baggio, il secondo pallone d’oro lanciato da quelle parti, con le sue spontanee e incontenibili manifestazioni di un genio fulminante e mostruoso.

 

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