Roberto Vaira, tra collezionismo ed il progetto del Museo del Bari - Gli Eroi del Calcio
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Roberto Vaira, tra collezionismo ed il progetto del Museo del Bari

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(GLIEROIDELCALCIO.COM di Andrea Gioia) – Raccontare storie di calcio dà sempre una sensazione di enorme soddisfazione professionale. Se ad essere raccontate sono poi le storie di passione e di romanticismo per un calcio che non esiste quasi più, beh, tutto allora assume una connotazione ancora più speciale.

Oggi vi raccontiamo la storia di Roberto Vaira, un simpatico e gentile imprenditore barese che ha deciso di dedicare molto del suo tempo alla sua collezione di maglie storiche, riuscendo a diventare uno tra i maggiori collezionisti italiani.

“Ho iniziato a collezionare circa 15 anni fa, spinto dall’amore per il calcio. All’inizio collezionavo soltanto maglie della mia squadra del cuore, il Bari. Essendo un ’74, però, capivo di avere una naturale fissazione per le maglie delle decadi ’80 e ’90 e cosi ho cominciato a prendere anche magliette di altre squadre. Poi, siccome mi piace non farmi mancare nulla, ho intrapreso il percorso più difficile: la collezione delle maglie della NazionaleQui il target è leggermente diverso perché mi piace prendere solo maglie delle competizioni ufficiali come gli Europei, i Mondiali o le Olimpiadi”.

 

Raccontaci qualcosa in più sulle maglie della Nazionale

“Dal 1970 fino ad oggi ho tutte le maglie dell’Italia. Per ogni Mondiale ho una maglia indossata durante i tornei. Per il 1982, ad esempio, ho tre maglie: quella azzurra, quella bianca di Scirea e quella di Zoff. Collezionare le maglie della Nazionale è molto complicato perché le partite giocate sono tante. Trovare le maglie fino al torneo del 1986 non è impossibile; se si va già verso l’82 le maglie diventano difficilissime da trovare e anche molto costose”.

Come nasce il tuo amore per il Bari?

“Da piccolo, come tutti i bambini di quell’epoca, andavo a giocare a pallone nei giardini. Cercavo di emulare i calciatori come Joao Paolo. A sei anni andai la prima volta allo stadio con mio padre, a vedere un Bari- Milan di Serie B. Da quel momento scoppiò l’amore definitivo per il Bari e per il calcio. Spesso mi chiedono se sono più tifoso oppure più collezionista. A me piace rispondere che sono prima un tifoso della mia squadra e poi un collezionista. Il Bari è stato ed è una componente fondamentale della mia vita”.

Ci parleresti del tuo progetto di creare il Museo del Bari?

“Io ed il mio amico Francesco Girone abbiamo un patrimonio di 850 maglie del Bari che vanno dalla stagione 1957/58 fino ai giorni nostri. Essendo forse troppo visionario, ho avuto fin da subito l’idea di mettere a disposizione della città questa dimostrazione storica di primissima importanza. Ma è rimasto un sogno nel cassetto finché non c’è stata l’acquisizione della squadra da parte della famiglia De Laurentiis. Siamo riusciti a contattare i nuovi proprietari in maniera un pò rocambolesca, esponendo l’idea e facendo vedere la nostra forte intenzione di realizzare qualcosa per la città e per i baresi. La nostra è soltanto passione anche perché lo faremmo in maniera del tutto gratuita. Ci piacerebbe far nascere un museo all’interno dello Stadio San Nicola e dar vita ad iniziative che coinvolgano le scuole ed il sociale. La società ci ha dato la sua disponibilità e ci ha dimostrato grande serietà. Speriamo di poter avviare il progetto una volta terminata totalmente questa emergenza”.

 

Qual è l’obiettivo principale di questo progetto del Museo del Bari?

“Oltre al voler mettere questa memoria storica a disposizione della cittadinanza e di tutti gli appassionati, uno dei nostri obiettivi è quello di poter aiutare la gente che ha bisogno attraverso il collezionismo. Durante questo periodo, ad esempio, noi fondatori abbiamo deciso di mettere all’asta una decina di maglie del Bari e devolvere il ricavato in beneficienza. E’ stata un’idea molto apprezzata perché hanno iniziato a chiamarci anche ex calciatori biancorossi e presidenti di società importanti”.

Chi ti accompagna in questa avventura?

“Oltre a me c’è Francesco Girone, che è un altro collezionista, e Gigi Franco. Quest’ultimo è il vero motore del progetto, l’organizzatore di mostre, interviste etc. Io e Francesco siamo solo appassionati, Gigi fa “camminare la macchina”.

I protagonisti del progetto del Museo del Bari con Igor Protti

Collezioni altro?

“Oltre al Bari ed alla Nazionale cerco di avere una maglia anni ’80, ’90 per ogni squadra (Avellino, Lanerossi Vicenza, Como etc) e adesso ho iniziato anche a collezionare i poster ufficiali di ogni Mondiale e le mascotte.

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Di quanti pezzi è composta la tua collezione?

“Solo del Bari credo di avere quasi 350 maglie e, in totale, quasi 900”.

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Credi ci sia stata un’evoluzione nel collezionismo?

“Credo che il collezionismo non sia più come un tempo. Una volta le maglie le trovavi facilmente anche nei mercatini. Adesso per collezionare seriamente devi investire soldi e tempo. Io cerco di selezionare quanto più possibile e cerco di prendere soprattutto maglie in lanetta (tipiche degli anni ’80) e maglie di inizio anni ’90, quelle che si sono salvate dall’arrivo dei nomi sul retro”.

Quindi sicuramente sarà stato un problema trovare lo spazio in casa.

“Dico solo che ho dovuto cambiare casa e comprarne una più grande. E’ stato un problema. Adesso ho 11 armadi. Le maglie, tendendo a rovinarsi, devono essere sistemate in maniera precisa e meticolosa altrimenti possono attaccarsi (come nel caso di quelle più moderne, con lo sponsor tecnico in plastica adesiva) oppure dare problemi di tarme (come quelle in lanetta). Io personalmente tutte le maglie in lanetta le metto in busta con l’anti tarme. Tutte le altre le sistemo sulle grucce”.

In definitiva, qual è il pezzo più importante, quello al quale sei più affezionato o che ha più valore?

“Bella domanda. Sicuramente, dal punto di vista storico ed economico, quella di Messico ’70. Anche quelle del 1982 sono molto importanti. Sono sicuramente le più belle maglie che la Nazionale abbia mai avuto. Io sono molto legato a quella bianca indossata da Scirea nella partita Italia Camerun”.

Roberto, per concludere, vorremmo sapere una cosa: cosa ti trasmette collezionare?

A me trasmette molto, dà molta emozione l’idea di poter far vedere le maglie del Bari  alla città di Bari. Ogni città dovrebbe farlo. L’idea del museo nasce proprio da questo. E’ inutile dire che l’emozione nel prendere una maglia che hai fortemente voluto è qualcosa di impagabile. Ogni maglia ha una storia.

 

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Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto. Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana. Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel. Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"

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