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Francesco Baldini: “Sotto ogni maglia, indosso quella azzurra del Napoli”

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(SUPERNEWS.IT di Francesca Capone – Foto WIKIPEDIA)

Il sito Super News intervista in esclusiva Francesco Baldini, difensore ex Napoli, Lucchese, Juventus. Ecco un estratto.

[…] Hai trascorso le giovanili nella Lucchese. Nel 1991-1992 sei stato allenato da Marcello Lippi, che ti ha fatto esordire in prima squadra. Come è avvenuto il tuo debutto in prima?
Avevo diciassette anni, ero giovanissimo. Quell’anno, l’allenatore della primavera della Lucchese era Andreazzoli, mentre Lippi era il mister della prima squadra. Andreazzoli mi aveva cambiato ruolo: da centrocampista passai a difensore, un ruolo che non volevo fare, ma che mi fece guadagnare la convocazione in prima squadra. Infatti, dopo aver assistito ad una partita della primavera, Marcello mi notò e mi portò subito in prima. Qualche settimana dopo, debuttati in trasferta contro il Lecce.

[…] Sei stato acquistato dalla Juventus nel 1993 per 3 milioni di lire. Anche se hai totalizzato solo due presenze, che esperienza è stata quella di giocare con la maglia bianconera ed esordire in Serie A sotto la guida di un allenatore come Trapattoni?
E’ stato tutto rapidissimo. Passai dalla Lucchese, squadra del Baldini ragazzino, che giocava ancora con le figurine, a scendere in campo, da un giorno all’altro, con Vialli, Baggio e i grandi della Juventus. Quando il presidente della Lucchese mi chiamò per comunicarmi che mi aveva venduto ai bianconeri, ricordo di avergli risposto: “Ma la Juventus dei piccoli o dei grandi?”. Non ci credevo. Fu un’emozione immensa, soprattutto perché sono juventino da quando sono bambino. Debuttai al Delle Alpi, me lo ricordo benissimo. Nonostante fossi ancora molto giovane e appena arrivato a Torino, spesso non accettavo di non giocare. Ricordo che, dopo una partita contro il Milan, in cui tutti i difensori si erano infortunati, Trapattoni decise di far giocare Notari piuttosto che far entrare in campo me. A fine partita, bussai alla sua porta chiedendogli spiegazioni. Non è mai stato facile spiegarmi di dover stare in panchina.

[…] La seconda squadra di Serie A ad acquistarti è stata il Napoli, nel ’95 e successivamente nel 2002. Nel 1998 sei stato capitano del club e hai anche raggiunto la finale di Coppa Italia , persa poi contro Vicenza. Napoli è stata la tua piazza più importante?
Assolutamente sì. Ho giocato per ben sette stagioni con la maglia del Napoli, lì ho vissuto la maggior parte della mia carriera calcistica, cose belle e cose meno belle, come retrocessioni, vittorie di campionati di Serie B, infortuni, ecc. Dico spesso che “sotto ogni maglia, indosso quella azzurra”, perché con i partenopei ho dato tutto me stesso e perché è stata la parentesi più significativa di tutte.

[…] Perché, ad un certo punto, ti venne tolta la fascia di capitano?
Ci sono state tante cose che, nell’anno della retrocessione, non mi sono piaciute. Ho avuto discussioni con alcuni compagni e anche con la società. Inoltre, una brutta pubalgia ha condizionato la mia stagione. Per potermi curare, non ho partecipato al ritiro estivo della squadra. Mondonico mi chiedeva di essere in campo a tutti i costi, e la mia disponibilità ha contribuito a peggiorare la situazione. Le mie prestazioni erano negative e nessuno, né io né la società, ha mai detto che giocavo in condizioni fisiche pessime. Credo che questo abbia profondamente influenzato il rapporto con i tifosi, che si incrinò inevitabilmente. Sapevo che la Reggina era molto interessata a me e che aveva costruito una squadra per vincere il campionato di Serie B. In un ritiro particolare, De Canio mi comunicò che non sarei più stato il capitano del Napoli. Io gli risposi: “Va bene, allora vado via”. Ho mantenuto la parola, approdando a Reggio Calabria.

[…] Con la Reggina hai collezionato poche presenze, ma è stata la squadra che ti ha accolto dopo il travagliato periodo al Napoli e con cui hai ottenuto una nuova promozione in Serie A. Che ricordi hai dell’annata in amaranto?
Purtroppo, i problemi fisici emersi già nella stagione con il Napoli mi portarono ad essere ricoverato in ospedale per 45 giorni a causa di una setticemia, appena arrivato a Reggio Calabria. Fui costretto a fermarmi per sei mesi, rientrando in gioco solo nella fase finale della stagione. Ho giocato poche partite, tra cui proprio quel Napoli-Reggina, ma sono consapevole di aver dato il mio contributo alla squadra, nonostante le difficoltà.

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