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“Lo Stadio Renato Curi … la storia”

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PERUGIATODAY.IT (Lorenzo Federici) – La testata perugina ci regala una lunga e bella intervista a Paolo Belardi, professore ordinario di “Composizione architettonica e urbana” nel Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia, dove è presidente del corso di laurea in Design, il quale presenta alla città un concept per “trasformare e valorizzare” lo stadio intitolato a Renato Curi, di cui oggi ricorre l’anniversario della scomparsa, ripercorrendone anche la storia. Di seguito un estratto:

“Lo ‘Stadio Renato Curi’, conosciuto inizialmente come ‘Stadio Comunale di Pian di Massiano’, è dedicato alla memoria del centrocampista abruzzese che vi perse la vita il 30 ottobre 1977 durante la partita del campionato di serie A Perugia-Juventus. Molto meno nota invece è la storia, per certi versi epica, della costruzione […] ”

“ […] alla fine del mese di marzo 1975. L’Amministrazione Comunale dell’epoca (guidata dal sindaco Mario Caraffini, prossimo a passare il testimone a Giovanni Perari) era particolarmente lungimirante e, seppure il Perugia non avesse ancora ottenuto la certezza matematica della promozione (conseguita solo il 15 giugno con il pareggio ottenuto in trasferta a Pescara), si pose con largo anticipo il problema dell’inadeguatezza dello ‘Stadio Santa Giuliana’ rispetto agli standard richiesti dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio nell’ipotesi di un’eventuale partecipazione del Perugia al campionato di calcio di serie A. […] una riunione convocata con urgenza in Comune la mattina del lunedì di Pasqua, dopo che il giorno prima il Perugia, battendo il Brescia, aveva consolidato il suo primato in classifica e, di conseguenza, il sogno della promozione nella massima serie calcistica cominciava a diventare realtà. Fortunatamente la stessa Amministrazione Comunale aveva già intrapreso l’urbanizzazione dell’area di Pian di Massiano dove, così come previsto dal masterplan redatto nel 1967 da un’articolata équipe tecnica (composta da Nazareno Gambaracci, Carlo Montelatici, Carlo Mosconi e Giovanni Orsoni) e disegnato magistralmente da Vincenzo Becchetti, aveva programmato di concentrare il polo sportivo della città. Tuttavia il pochissimo tempo residuo prima dell’inizio del campionato di calcio di serie A impose il drastico ripensamento di un’organizzazione planimetrica che, nella sua versione originale, prevedeva due stadi: uno principale, polivalente e concepito come opera di land art, e uno secondario, riservato agli allenamenti della prima squadra e attrezzato con una tribuna smontabile. Il fatto è che, a quell’epoca, il secondo stadio era in via di ultimazione, quantomeno nelle parti più impegnative dal punto di vista temporale ovvero il sottofondo e il manto erboso del campo di gioco. Così, con un’intuizione a dir poco geniale dal punto di vista politico, fu deciso di eleggerlo a stadio principale, affidando il progetto di quello che non sarebbe stato più uno stadio polivalente, perché destinato unicamente al gioco del calcio, all’ingegnere Luigi Corradi di Terni. E Corradi, sviluppando il progetto di massima redatto in tempi record dall’Ufficio Tecnico del Comune di Perugia, restituì un piccolo capolavoro di prefabbricazione edilizia: uno stadio pensato come provvisorio, perché volto a essere smontato e riassemblato per parti nei campi sportivi delle periferie cittadine, e contrassegnato dalla copertura tirantata della tribuna principale oltre che dal reticolo tridimensionale della struttura intelaiata prodotta dalla ditta ‘SICEL’ dell’imprenditore Spartaco Ghini (all’epoca amministratore delegato e poi presidente della ‘Associazione Calcio Perugia’ dalla stagione calcistica 1983/’84 alla stagione calcistica 1985/’86) volto a sostenere i gradoni prefabbricati in calcestruzzo armato prodotti dalla ditta ‘Vibrocemento’ dell’imprenditore Elvio Temperini (all’epoca membro del consiglio di amministrazione e poi presidente della ‘Associazione Calcio Perugia’ nella stagione 1991/’92). I lavori, diretti dallo stesso Corradi (che poi avrebbe progettato le coperture degli stadi di Ascoli Piceno, Napoli e Torino) in sinergia con Giovanni Castellani, dirigente dell’Ufficio Aree Verdi e Impianti Sportivi del Comune di Perugia, ebbero inizio il 15 maggio […], procedettero speditamente senza particolari intoppi e, anche grazie ad alcune deroghe concesse con benevolenza dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (altri tempi…), lo stadio fu inaugurato il 5 ottobre 1975 con la disputa della prima partita del campionato di serie A 1975/’76 Perugia-Milan, che finì a reti inviolate. Tra i circa 32.000 spettatori presenti c’ero anch’io, accalcato, insieme ai miei amici del liceo, nel parterre della curva nord e di fronte ai miei occhi c’era uno stadio conformato a ‘U’, perché ancora aperto verso la strada Trasimeno Ovest (tanto che, nelle riprese televisive della ‘Domenica Sportiva’, si scorgevano le automobili in transito). Come noto, infatti, i lavori di costruzione della curva sud, diretti dall’ingegnere comunale Paolo Bori sulla base del progetto redatto dall’ingegnere Raffaele Morettini, furono successivi e si conclusero il 7 novembre 1979 con l’inaugurazione, che fu fatta coincidere con la disputa della partita di Coppa UEFA (per noi infausta) Perugia-Aris Salonicco. Il resto è storia dei nostri giorni.”

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