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ESCLUSIVO – Intervista a Daniela Sogliani: “La maglia della Nazionale … un orgoglio e un onore”

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Giovanni Di Salvo) – Volare da un palo all’altro per evitare di prendere un gol: è questa la dura vita di un portiere, che nell’arco di pochi minuti può passare dalle stelle alle stalle, compiendo un miracolo o facendo una papera. All’epoca delle pioniere del calcio femminile, dove i mezzi e gli strumenti erano limitati e neppure lontanamente paragonabili a quelli attuali, una delle migliori interpreti di questo ruolo è stata Daniela Sogliani, soprannominata Felix (come il gatto di un famoso fumetto dell’epoca), proprio per la sua agilità e le movenze feline tra i pali. Ed oggi l’ex portiere della nazionale tramanda la sua ultradecennale esperienza alle giovani della Minerva Milano, società che milita nel campionato di Eccellenza femminile.

Come si avvicina al calcio femminile e come nasce la scelta di ricoprire il ruolo di portiere?

“Ho iniziato a giocare a calcio con i miei fratelli e cugini. Sistematicamente mi mettevano in porta, all’inizio mi arrabbiavo tanto però via via mi accorsi di avere una predisposizione naturale verso questo ruolo ed il fatto di avere praticato per tre anni atletica leggera mi aiutava perché ero scattante come una molla. L’incontro col mondo del calcio femminile fu fortuito ma bello. Era ottobre del 1970 e neppure sapevo che ci fossero squadre di calcio femminile. Nel bar vicino a scuola incontrai una mia amica, Antonia Cannone, che aveva giocato nella Gommagomma. Mi invitò al campo della Savorelli, dove si svolgevano dei provini a cui presero parte alcune ex giocatrici della squadra della Sig.ra Rocchi ed altre ragazze che volevano giocare a pallone. Nonostante gli dissi che ero un portiere mi schierarono come ala! E chiaramente venni scartata. Lì però incontrai due calciatrici che poi mi portarono alla Peco Saronno, dove mi schierarono nel mio ruolo ovvero in porta.”

Come si svolgevano i suoi allenamenti? Quando venne introdotto nel calcio femminile la figura del preparatore dei portieri?

“La figura del preparatore dei portieri credo che sia stata introdotta negli anni Novanta. Quando giocavo io non c’era ed era l’allenatore della squadra che si occupava anche dei portieri. La sessione si svolgeva in una parte atletica e poi nella partitella. Finita quella i portieri rimanevano altri 15-20 minuti con il Mister, che ci allenava tirando da varie posizioni. Ho iniziato a fare degli allenamenti specifici solamente a partire dal 1977 con Mister Antonio Curreri. Andavo al campo un’ora prima che iniziassero gli allenamenti della squadra e mi faceva fare degli esercizi appositi per il mio ruolo. Purtroppo non c’è più ma lo ricordo ancora con tanto affetto, l’unico suo difetto è che era interista mentre io sono milanista!”

Nella sua carriera ha vinto quattro scudetti e quattro coppe Italia tra Milan ed Alaska Lecce. Quale è la squadra che le è rimasta nel cuore? E di questi trofei quale sente più suo e che ricorda con maggior piacere?

“Tutte le vittorie le metto allo stesso livello e non posso fare una scelta tra quelle ottenute col Milan o con l’Alaska. Il primo scudetto della mia carriera, vinto nel 1975 col Milan, è stato qualcosa di irripetibile e di sorprendente perché eravamo una buona squadra ma non la più forte e quindi non partivamo con i favori del pronostico. Poi all’inizio degli anni Ottanta c’è stato il periodo magico dell’Alaska Lecce. In panchina c’era Mister Antonio Curreri e Guerini era un presidente appassionato che ci mise a disposizione addirittura un campo privato in erba. Ho scoperto una terra bellissima come il Salento e sono stati veramente tre anni bellissimi. Se invece devo scegliere una stagione, la migliore è stata il 1981 perché incassai solamente nove reti”

Con la nazionale ha girato il mondo. Ci racconti la sua esperienza al mondiale non ufficiale in Messico nel 1971.

“Avevo 17 anni e quello fu il mio primo viaggio all’estero. Wilma Seghetti, qualche giorno prima che iniziasse la manifestazione, si fratturò un dito altrimenti, probabilmente, sarebbe stata lei la titolare. E poi c’era anche Derma Isolini, altro ottimo portiere. Ricordo che a Guadalajara alloggiammo all’Hotel Suite Caribe che l’anno prima aveva ospitato il Brasile. E posso smentire la leggenda che i pali delle porte erano stati colorati di rosa. In semifinale incontrammo le padrone di casa. Ci furono dati contro due rigori, di cui uno veramente dubbio, fu annullata una nostra rete regolare e l’arbitro francese Frère fischiò la fine parecchi minuti prima del tempo regolamentare. Alla fine ci fu una rissa, non fu una bella cosa ma a causa dell’arbitraggio ci sentimmo veramente defraudate. Il caso poi ha voluto che una mia nipote, Laura, andasse a vivere a Città del Messico e mi ha recuperato il video di un mio intervento durante la partita col Messico. Rivedendolo devo ammettere che fu, forse, una delle mie migliori parate, tra l’altro davanti a un pubblico di oltre centomila persone.”  

Articolo Tuttosport- Italia qualificata per Messico 1971

Quale è stata la gioia più grande che le ha regalato la Nazionale?

“Indossare la maglia della nazionale è un orgoglio e un onore a prescindere. Tra i ricordi più belli che ho, oltre all’esperienza in Messico nel 1971, c’è il torneo che vincemmo in Giappone nel 1981. In Messico l’organizzazione era un po’ “casereccia” mentre lì fu tutto perfetto in ogni dettaglio. Abbiamo visitato l’Expo di Kobe e partecipato ad un evento organizzato dalla Sony, il cui Presidente venne a salutarci personalmente. Lo sponsor tecnico era la ASICS che ci fornì tutto l’abbigliamento tecnico. Ma soprattutto ricordo che il coro del Teatro dell’Opera di Milano, che in quei giorni si trovava a Tokyo, intonò il “Nabucco” in onore della nostra vittoria. Quando ci penso mi vengono ancora i brividi.”

Tuta Alaska Lecce 1981

Cosa ne pensa del livello dei portieri raggiunto nel calcio femminile di oggi?

“Adesso i portieri hanno attrezzature, mezzi ed allenatori aggiornati e preparati. In generale il livello qualitativamente e quantitativamente è cresciuto e adesso ci sono tanti buoni portieri. “

La parata di Daniela Sogliani in occasione della partita Messico-Italia del 1971, si ringrazia Susanne Augustesen per la concessione della foto

Infine quale è il suo pensiero sulla questione linguistica sorta durante l’ultimo Mondiale relativo al termine più corretto da utilizzare tra  portiere o portiera ?
“Ritengo che sia più corretto usare la parola portiere. La portiera, oltre a non suonare bene, mi fa pensare ad altre cose come ad esempio il pezzo di un’automobile. Mi sembra chiaro che se vedi una partita di calcio femminile il portiere è una donna e non occorre altro per sottolinearlo.”

Si ringrazia Daniela Sogliani per la documentazione fotografica messa a disposizione.

 

Per chi volesse approfondire l’argomento:

“Le pioniere del calcio. La storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista” della Bradipolibri (Prefazione scritta dal CT della nazionale Milena Bertolini)

“Quando le ballerine danzavano col pallone.”  della GEO Edizioni (Prefazione scritta dal Vice Presidente L.N.D. Delegato per il Calcio Femminile Sandro Morgana).

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Ingegnere palermitano con la passione per il giornalismo e il calcio femminile. Autore di due libri: "Le pioniere del calcio. La storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista" e "Quando le ballerine danzavano col pallone. La storia del calcio femminile".

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