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Giordano Cinquetti: “Per me il Rimini è sempre stato un club speciale”

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(ALTRARIMINI.IT di Stefano Ferri – Foto WIKIPEDIA)

Intervista di Altra Rimini a Giordano Cinquetti, bandiera della squadra romagnola. Ecco un estratto.

[…] Nessuno meglio di Giordano Cinquetti incarna lo spirito biancorosso.

[…] Fu una delle scoperte del ds Rino Cavalcanti […] e a Verona il buon Rino individuò questo ragazzone che ha 18 anni fece il debutto in serie A in Roma-Verona.

[…] “Era un altro calcio, molto più familiare. Si conoscevano tutti quelli che venivano agli allenamenti, c’era più contatto umano anche se lo stadio era pieno come un uovo. […] Arrivai a Rimini nel novembre del ’73, a metà settimana. Saltai il derby di Riccione. Contro l’Empoli, sette giorni dopo, mister Faccenda mi fece entrare a 25 minuti dalla fine sullo 0-0. Mi chiese: ‘Te la senti di entrare?’. Lo guardai: ‘Mister, io sono venuto qui per giocare…’. Calciai una palla che si stampò sulla traversa e rimbalzò a tre quarti campo. Vincemmo 2-0″.

[…] Al primo anno il primo posto è della Samb, una formazione ancora più agguerrita, al secondo del Modena. Alla terza stagione ecco la promozione in serie B. Che ricordi ha di questi due ultimi campionati e dei mister Angelillo e Meucci?

[…] “Angelillo era ancora giocatore, era uno di noi”.

[…] Cesare Meucci?

[…] “Conosceva a memoria le caratteristiche di ogni avversario: se era destro, sinistro, come faceva le finte. […] Io facevo il tornante. […] Era più difficile segnare ai miei tempi: i capocannonieri viaggiavano sulle 16-17 reti”.

[…] C’è una partita ancora scolpita nella memoria?

[…] “Rimini-Massese 3-2. Realizzai uno dei gol più belli: una bomba su punizione da molto lontano con palla nel sette”.

[…] Dal Rimini alla serie A al Perugia di Castagner in cambio di soldi e del trio Raffaeli- Sollier-Pellizzaro.

[…] “Con sei reti fui il migliore marcatore dopo Vannini con nove. In casa battevamo tutti. Giocavo con Novellino, miei compagni erano anche Agroppi, Curi, Amenta, Frosio. Ci piazzammo a pochi punti dalla zona Uefa: allora si qualificava una sola squadra. Andai via con dispiacere e mister Castagner in una intervista a fine mercato manifestò il suo profondo rammarico. C’era un ottimo ambiente: alle ore 18,30-19 di ogni giorno i giocatori passavano in sede per un saluto. Eravamo una vera famiglia”.

[…] Perché fu ceduto al Pescara?

[…] “Penso che il Rimini chiese una cifra che il Perugia non volle pagare per il cartellino”.

[…] Al Pescara resta tre stagioni, due in A inframezzate dalla retrocessione in serie B.

[…] “In Coppa Italia per via di una distorsione al ginocchio vivo una via crucis: per tre volte vengo ingessato. Gioco solo 13 partite, la squadra guidata da mister Giancarlo Cadè retrocede. L’anno dopo è Carlo Mazzone l’alenatore. Mi porta a Roma dal prof. Lamberto Perugia per una visita specialistica. Il quadricipite è atrofizzato per cui devo lavorare duro in palestra per recuperare il tono muscolare. Al controllo successivo va tutto bene, ma nel frattempo Mazzone lascia il club per la cessione del difensore Andreuzza che non condivideva e ritrovo Angelillo. Vinciamo il campionato ed è gloria anche per me: cinque gol in 31 presenze”.

[…] Che tipo era Aldo Agroppi?

[…] “Da buon toscanaccio aveva sempre la battuta pronta. Pretendeva che i giocatori si comportassero come faceva lui da giocatore. Era meticoloso, rigido, soprattutto sull’alimentazione: dopo la partita non voleva si cenasse al ristorante”.

[…] Nel 1982 lei ha 29 anni. E’ nel pieno della carriera, reduce dalla stagione cadetta al Lecce dove ha giocato 22 partite segnando quattro reti di cui quella decisiva nel derby contro il Bari. Perché accetta di tornare al Rimini nel frattempo retrocesso in serie C?

[…] “Perché per me il Rimini è sempre stato un club speciale. Il ds Renzo Corni mi convinse dicendo che si voleva vincere il campionato e per me sarebbe stato meglio primeggiare in C che lottare per salvarsi in serie B. Se avessi preso tempo avrei trovato di certo un club cadetto, invece dissi subito sì. Parlai anche con Arrigo Sacchi. ‘Se vuoi bene al Rimini devi dimostrarlo anche col contratto’ mi disse Corni. E io accettai l’offerta. Diciamo che nelle mie otto stagioni al Rimini ho certamente dato di più di quanto abbia ricevuto”.

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