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Odoacre Chierico: “Lasciare la Roma fu una stupidaggine”

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(CORRIEREDELLOSPORT.IT)

Intervista de Il Corriere dello Sport a Odoacre Chierico. Ecco un estratto.

[…] Odoacre Chierico è stato e continua a essere un personaggio iconico del calcio anni ’80, tanto da apparire in diverse pellicole cinematografiche e da essere uno dei pochi calciatori laureati (in veterinaria) della storia. Il Rosso poteva essere un talento dell’Inter, con cui esordì in A nel 1978, ma finì per diventare un idolo a Roma. […] Chierico, che coniò il soprannome Principe per Giannini, era una delle anime più forti dello spogliatoio di Liedholm e grazie ai suoi cross dal fondo ha permesso a Pruzzo di scalare più volte la classifica dei bomber.

[…] Stasera c’è Ajax-Roma, una sfida quasi inedita. Lei l’ha affrontata in amichevole due volte. E la prima volta in quel torneo c’era anche Cruyff.

[…] “La ricordo benissimo, era il quadrangolare con Feyenoord e Atletico Mineiro ed era l’ultimo anno di Liedholm. Cruyff giocava col Feyenoord e nonostante avesse quasi 40 anni è stato un piacere affrontarlo per la prima e unica volta”.

[…] Come mai non è rimasto alla Roma?

[…] “Fu una grande stupidata lasciare la Roma a 25 anni, potevo diventare il capitano. L’anno prima mi voleva il Milan, dove erano andati pure Liedholm e Di Bartolomei, e io gli ho detto che se lo potevano scordare. Poi è arrivato Eriksson che era innamorato di altri giocatori.

[…] Ben più importante la finale col Liverpool. Come sarebbe cambiata la storia internazionale della Roma quel giorno?

[…] “Sarebbe cambiato tutto. La Roma sarebbe diventata una grandissima pure nel mondo e avrebbe trovato la forza magari per vincerla anche l’anno successivo. Probabilmente sarebbe cambiato anche il mio destino”.

[…] Più un rimpianto non aver potuto battere il rigore col Liverpool o non aver potuto giocare quel Roma-Lecce nel 1986?

[…] “Il rigore mancato ancora me lo sogno ogni notte. È stato il mio più grande rimpianto, qualcosa che ha condizionato la mia vita anche dopo”.

[…] E invece il suo ricordo personale più bello nella Roma?

[…] “Tutti i giorni erano belli perché eravamo un gruppo di amici, ricordo in particolare le sfide con la Juve. In quella nell’anno del tricolore segnai mentre l’anno dopo ho saltato Platini in pallonetto e regalato la palla a Pruzzo per la storica rovesciata al 90’. Festeggiare da romanista lo scudetto dopo oltre 40 anni è stato incredibile”.

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