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Carlo Nervo: “Il più forte con il quale ho giocato è stato Kolyvanov”

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Intervista esclusiva di Football News 24 a Carlo Nervo. Ecco un estratto.

[…] Carlo Nervo è uno dei calciatori simbolo della storia del Bologna, una bandiera da 417 apparizioni in 13 anni che lo fanno il terzo più presente di sempre nella storia dei felsinei dietro soltanto a Bulgarelli e Roversi.

[…] Il salto nei professionisti è arrivato puntuale al Mantova nel 1992, con il quale al primo anno ha subito ottenuto la promozione dall’allora C2 alla C1. Fu il primo gradino della sua personale scalata verso la Serie A.

[…] “Purtroppo fu una situazione imbarazzante per colpa della società. Per mesi non ci furono garantiti gli stipendi. Arrivammo a fine anno scarichi, privi di energie. Finimmo il campionato per secondi, avevamo 15 punti di vantaggio sul Como quarto in classifica. Puntavamo fin dall’inizio alla promozione diretta ma quello fu il primo anno in cui introdussero i play-off, così giocammo proprio con il Como. Purtroppo arrivammo al finale di stagione completamente svuotati e non riuscimmo ad andare in B“.

[…] A Bologna ha vissuto 13 anni ricchi di emozioni, dal 1994 al 2007, intervallati soltanto da una piccola parentesi al Catanzaro. Cosa significa per lei essere una bandiera dei felsinei? Cosa le ha lasciato quest’esperienza che ha difatti segnato la tua vita calcistica e non solo?

[…] “Mi rende orgoglioso, sono fortemente legato alla città anche se non ci ho mai abitato. La porto sempre con me, parlo di Bologna ogni giorno della settimana. Ci ho vissuto momenti bellissimi“.

[…] Durante la lunga esperienza con il Bologna ha condiviso lo spogliatoio con campioni come Kolyvanov, Roberto Baggio, Giuseppe Signori. Di quale tra di loro ha il ricordo più bello? Chi l’ha colpita maggiormente tanto in allenamento quanto in partita?

[…] “Il Presidente Gazzoni fu molto influente e riuscì a portare molti campioni con la C maiuscola a Bologna. Ognuno di loro mi ha dato qualcosa e ho cercato di rubare quanto più possibile come è giusto fare di fronte a talenti simili. Sono stati tutti campionissimi, con grande umiltà e umanità. Come ho sempre detto il più forte con cui ho giocato, per me, è stato Kolyvanov, nonostante a differenza degli altri abbia avuto minore fama internazionale. Calciava benissimo tanto di destro quanto di sinistro, così bene che ancora oggi mi chiedo quale fosse il suo piede preferito. Roberto Baggio era straordinario, un grande campione in tutto. Con Beppe Signori ho avuto un ottimo rapporto davvero. Baggio è rimasto a Bologna una stagione, mentre con Signori ho condiviso lo spogliatoio per sei anni. Era un vero killer dell’area, non gli ho mai visto sbagliare un gol nemmeno in allenamento. Segnava in tutti i modi possibili“.

[…] La prima stagione con il Bologna fu in Serie C, ed arrivò subito la promozione in Serie B sotto la guida di quello che è stato uno dei suoi mentori principali: Renzo Ulivieri. Nel 1998 a prendere le redini della squadra fu Carlo Mazzone, con il quale vinse Coppa Intertoto ed arrivò in semifinale di Coppa Uefa. L’anno successivo fu poi sostituito da Francesco Guidolin, tecnico del Bologna fino al 2003. Tre allenatori sicuramente molto diversi fra loro, qual è il suo personale ricordo di ognuno di loro?

[…] “Ulivieri è quello che mi ha dato qualcosa in più, mi ha insegnato tantissimo, mi ha insegnato a stare in campo. Mazzone è stato forse meno tecnico ma più vicino emozionalmente, come un padre di famiglia. Guidolin era già un grande allenatore, con idee molto simili a quelle del calcio moderno“.

[…] La stagione ’98/’99 con Carlo Mazzone fu un’annata a due facce: la gioia della vittoria in Coppa Intertoto e la delusione dell’eliminazione dalle semifinali di Coppa Uefa e Coppa Italia. Cosa mancò in quel doppio confronto con il Marsiglia? Fu più viva la rabbia per non essere arrivati alla finale o la consapevolezza di aver raggiunto un risultato storico per il club?

Purtroppo non riuscimmo ad arrivare in fondo né in Coppa Uefa né in Coppa Italia veramente per poco. Meritavamo di ottenere almeno uno dei due obiettivi che fosse l’uno o l’altro. La rosa non era lunghissima ed era difficile giocare su tre fronti. Contro il Marsiglia c’era tanta tensione, subimmo un gol che non c’era e poi finì anche male nel finale, un vero peccato. Sicuramente resta tanta delusione per aver mancato l’obiettivo“.

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(FOOTBALLNEWS24.IT di Alberto Alfieri)

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