La Cecoslovacchia del '76 ed il mito di Panenka - Gli Eroi del Calcio
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La Penna degli Altri

La Cecoslovacchia del ’76 ed il mito di Panenka

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East Journal, come sempre dettagliato e originale, dedica un interessante articolo alla Cecoslovacchia, trionfatrice dell’Europeo 1976, e al suo talento, quel Panenka entrato di diritto nel mito calcistico. Ve ne proponiamo un estratto.

[…] Erano già stati tirati i primi tre rigori per ciascuna squadra e tutti avevano segnato. Ladislav Jurkemik dell’Inter Bratislava, con il quarto, aveva portato in vantaggio la Cecoslovacchia. Era il turno di Ulrich “Uli” Hoeneß, che era già un campione affermato, ma che in quell’occasione non dimostrò il suo valore, sparando il proprio rigore altissimo. Toccava di nuovo alla Cecoslovacchia e stavolta poteva significare il titolo. Sul dischetto si portò un ventisettenne, nato a Praga. Il nome? Antonin, e il cognome, ovviamente, Panenka.

[…] Fece un pallonetto, uno scavetto, un cucchiaio. La palla entrò lentamente in rete, mentre Maier, ormai fuori causa, ebbe tutto il tempo di guardare la beffa che si insaccava. La Cecoslovacchia era Campione d’Europa. Il mondo sbalordito ammirava il rigore “alla Panenka”. Quello del 1976 fu un Europeo particolare. Fu la prima edizione a prevedere i calci di rigore in caso di pareggio dopo i tempi regolamentari e i supplementari.

[…] Le squadre partecipanti – come detto – furono quattro. Due erano le finaliste dei Campionati del Mondo del 1974, Germania dell’Ovest e Olanda. […] Poi c’era la Jugoslavia che era padrona di casa, e che veniva da due finali nelle quattro edizioni precedenti. […] Infine il quarto incomodo era rappresentato dalla Cecoslovacchia.

[…] La prima semifinale si disputò fra Olanda e Cecoslovacchia. Gli arancioni erano nel loro momento d’oro, ma quella partita andò diversamente da come tutti si aspettavano. […] Si risolse tutto ai supplementari, grazie alle reti della stella del Dukla Praga, Zdeněk Nehoda, e dell’attaccante dello Slavia, František Veselý, che portarono il risultato sul 3-1, dopo l’uno a uno dei tempi regolamentari (Anton Ondruš segnò sia il gol per i suoi, che l’autogol in favore degli arancioni). Nell’altra semifinale invece si affrontarono i padroni di casa, guidati da Džajić, Katalinski e Popivoda, e la Germania Ovest che era campione del Mondo e d’Europa in carica. La partita finì 4-2 per i tedeschi, dopo che la Jugoslavia era stata in vantaggio per 2-0. Su questa partita ci sono molte leggende, in particolare ce n’è una, secondo la quale la Jugoslavia avrebbe venduto la partita per sanare una parte del debito che aveva con Berlino.

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(EASTJOURNAL.NET di Gianni Galleri)

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