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27 maggio 1971 – L’Italia scopre la morte di Armando Picchi … non aveva ancora compiuto 36 anni …

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – Armando Picchi era cresciuto nel Livorno e, nel corso della sua carriera, aveva giocato pure per la Spal e per il Varese. Fu anche allenatore della Juventus. Ma, ovviamente, il suo grande successo in quanto sportivo è associato alla squadra dell’Inter, con la quale vinse tre scudetti (1962-1963, 1964-1965, 1965-1966), due coppe dei campioni e due coppe internazionali, nelle edizioni 1963-1964 e 1964-1965.

Nato come centrocampista (secondo altre fonte addirittura attaccante), ricollocato terzino, ma trasformatosi ulteriormente in libero nel corso degli anni, fino a divenire uno dei migliori interpreti in quel suo ruolo, Picchi era entrato anche nel giro della nazionale, prima, nel ’64, con Fabbri e poi con Valcareggi.

Si dice che Helenio Herrera non fosse un estimatore di Picchi. Per questo motivo, ogni anno, l’allenatore argentino metteva Picchi in cima alla lista dei giocatori da vendere. Ma il livornese era amato dai tifosi e, soprattutto, era amato dal presidente, che si rifiutava di mandare via il suo difensore. Andò avanti così alcuni anni, fino a quando la spuntò il “Mago” e Picchi fu ceduto al Varese.

La cessione, comunque, non fece perdere a Picchi il posto in nazionale. E fu proprio in una partita in azzurro contro la Bulgaria, sotto la gestione di Valcareggi, che nel ’68 Picchi subì un infortunio destinato a mettere fine alla carriera, perlomeno a livello di calcio giocato (la diagnosi fu di frattura pelvica). La convalescenza fu lunga e, una volta ristabilito, Picchi restò al Varese da “Mister”.

Da allenatore, dopo un’esperienza anche a Livorno, Picchi attirò l’attenzione della Juventus. In seguito, Giampiero Boniperti ebbe a dire che Picchi sarebbe stato un grande allenatore, perché era dotato di grande personalità, carisma, capacità di persuasione e di comando.

Dopo pochi mesi alla Juve, però, i problemi alla schiena si presentarono in forma ancora più grave. L’ultima presenza in panchina di Picchi fu nel febbraio del ’71, quando i bianconeri, in trasferta, persero contro il Bologna per uno a zero (nella Juventus, al posto di Picchi, subentrerà il ceco Čestmír Vycpálek).

A partire da quel momento, a parte un effimero e ingannevole periodo in cui Picchi sembrò migliorare, il drammatico sviluppo della malattia fu rapido e irreversibile. Inizialmente, i medici avevano pensato ad un problema di origine reumatica. Ma, in seguito, ci fu il responso agghiacciante della biopsia: si trattava di un tumore osseo incurabile e in fase avanzata.

Picchi si trasferì in una villa a Sanremo e tentò anche forme alternative di cura, perlomeno nel tentativo di lenire i dolori insopportabili che la malattia gli procurava. Ma fu tutto inutile. L’atleta morì il 26 maggio del ’71.

A meno di 36 anni ci lasciava tragicamente uno sportivo che aveva giocato 277 partite in serie A, nell’arco di  dieci stagioni (la  prima con  la Spal, poi  sette con l’Inter e, infine le ultime due con il Varese).

Da allenatore, dopo essere stato alla guida del Varese e del Livorno, e prima del tragico epilogo della sua malattia, Armando Picchi si stava apprestando ad iniziare una promettente carriera alla guida del club bianconero.

Per ironia della sorte, Picchi morì il giorno stesso della finale di andata della Coppa delle Fiere, fra Juventus e Leeds. La partita, a causa della fortissima pioggia, fu sospesa al 51′ per impraticabilità del campo e rigiocata due giorni dopo.

Purtroppo, in base alla regola dei gol in trasferta, introdotta proprio a partire da quella edizione, 1970/1971, i bianconeri non poterono conquistare il trofeo, in omaggio alla memoria del loro sfortunato allenatore. La Juventus aveva infatti pareggiato 2-2 a Torino e pareggiato 1-1 in Inghilterra.

Si dice anche che la famiglia non volle comunicare immediatamente il decesso di Picchi proprio per non volere turbare gli animi dei giocatori juventini che si apprestavano ad affrontare una sfida importante. Per questo motivo, la morte di Picchi fu ufficialmente comunicata nella giornata del 27 di maggio.

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Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature). Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra. Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”,  Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing,  2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022. Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.” e “GliEroidelCalcio”. I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, dell’Università di Friburgo, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra e della Civica Biblioteca Berio di Genova. Prossima uscita editoriale: Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.

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