Ettore Trevisan, l'unico ad aver portato l'Haiti ai Mondiali - Gli Eroi del Calcio
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Ettore Trevisan, l’unico ad aver portato l’Haiti ai Mondiali

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Alessandro Mastroluca) –

(nella foto Ettore Trevisan e Pelè – Fonte Il Piccolo)

Quando esce di casa la mattina e la sera, Ettore Trevisan si lascia dietro la moglie, i figli, la governante Anita, il cane e il giardiniere Fritz. Vive in un’ampia villa con giardino tra mango e noci di cocco. Gli hanno raccontato che possono cadere di notte, di giorno i bambini possono giocare sotto gli alberi senza alcuna paura. Ma non si fida. C’è da capirlo. È un triestino di 45 anni, catapultato nel cuore dei Caraibi, ad Haiti, per allenare la nazionale di calcio che vuole qualificarsi per i Mondiali del 1974.

Come racconta in un’intervista dell’epoca a Vittorio Zucconi della Stampa, Trevisan ha giocato da mezz’ala e da mediano in Serie A con la Triestina, poi con il Bari e il Legnano. Il vero talento della famiglia era il fratello Guglielmo, attaccante della Triestina che contribuì con sette gol in 33 partite allo storico secondo posto della stagione 1947-48.

Da allenatore, Trevisan ha imparato presto a coltivare talenti. Nel 1967, dopo una stagione alla guida del Pordenone in Serie D, vince il Seminatore d’oro come miglior tecnico nelle serie dilettantistiche. L’Italia gli sta stretta, le opportunità da raccogliere sono poche e allora le cerca per tutte le strade del mondo Allena in Grecia all’Olympiakos, in Corsica al Bastia. Poi nel 1973 accetta la scommessa e parte per Haiti, che ha chiesto un supporto e un allenatore alla Federazione italiana.

Dal 1971 ad Haiti regna Jean-Claude Duvalier, detto “Baby Doc”. Ha ereditato il potere dal padre François, “Papa Doc”. Ha forti legami con l’industria del tabacco, che gli servono per mantenere uno stile di vita pieno di eccessi mentre il popolo muore di fame. Secondo un rapporto del Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti su 129 nazioni analizzati, Haiti era 127ma per calorie assunte e 129ma per proteine consumate pro-capite.

Quando il Centro tecnico di Coverciano lo manda ad Haiti, racconta Trevisan a Zucconi, “ho trovato ragazzi che nemmeno mangiavano abbastanza, che vivevano in baracche miserabili, che non sapevano che cosa volesse dire allenarsi, disporsi in campo secondo un ordine qualsiasi. Credevano di dover perdere per forza contro le squadre degli uomini bianchi, o magari di dover ricorrere al woodoo. Io ho detto loro: ma guardate Cassius Clay, Frazier, che sono neri e le suonano a tutti. Altro che magia: bistecche, esercizi fisici, un po’ d’ordine in campo e buone dormite in stanze pulite d’albergo”.

Tra loro c’è qualche buon giocatore. Spiccano il terzino Ernst Jean-Joseph, che risulterà positivo alla fenmetrazina nella fase finale del Mondiale, e soprattutto Philippe Vorbe, l’unico bianco della squadra: la nonna materna era infatti francese. È un centrocampista tecnico. Il giornalista britannico Hugh McIlvanney lo descrive come “alto, bello, elegante e con impressionanti qualità” in un articolo sull’Observer del 1974. Il migliore, però, è Sanon, che Trevisan sintetizza così: “Un Riva col destro”.

Ma i paragoni, naturalmente, lasciano il tempo che trovano. Nell’isola, racconta Trevisan, il calcio è un divertimento, un passatempo per dimenticare la povertà. Il campionato è una competizione a otto squadre, che si gioca in tre stadi. La nazionale però è un motivo di orgoglio e insieme uno strumento di propaganda. “Baby Doc” Duvalier, come suo padre, la considera un po’ una sua proprietà. Ha fatto pressione sui vertici della CONCACAF, la Confederazione nord e centro-americana, perché le qualificazioni per i Mondiali del 1974 si giocassero ad Haiti, nella capitale Port-au-Prince.

Trevisan arriva nell’isola proprio con l’obiettivo di regalare a tutti il sogno della qualificazione alla Coppa del Mondo. Lo scenario che incontra appare stranamente familiare, anche se è vecchio di oltre mezzo secolo. Il triestino è un figlio del calcio all’italiana, ma i caraibici voglio vedere un calcio divertente. “Giochiamo molto all’attacco, ma coperti nel centrocampo. Tengo le ali un po’ indietro e faccio avanzare i terzini che si inseriscono molto – spiega Trevisan, che rinuncia al libero -. “Ho già fatto miracoli spiegando che i giocatori devono marcare l’uomo, essere aggressivi in difesa. Il calcio è un gioco ad Haiti, lo fanno per divertirsi, mica per altro”.

Il cammino di qualificazione comincia bene. La formula prevede un girone unico con Messico, Trinidad & Tobago, Guatemala, Honduras e Antille Olandesi, che Haiti supera 3-0 all’esordio con doppietta di Sanon. La seconda partita, contro Trinidad&Tobago è la pietra dello scandalo. Haiti vince 2-1, ma per i Soca Warriors sconfitti quel match rimane ancora oggi un furto. L’arbitro, il salvadoregno José Roberto Henriquez, annulla infatti cinque gol. In un articolo per SocaWarriors.net, la giornalista di Trinidad&Tobago Liliana Liburd ricostruisce le vicende successive. Ricorda le proteste del Messico e l’esposto della Trinidad and Tobago Football Federation (T&TFF). Sottolinea anche che la FIFA sospenderà l’arbitro di quella sfida e il guardalinee, il canadese James Higuet. Ma il risultato del campo resta. Haiti vince poi contro Honduras (1-0) e Guatemala (2-1), con un’altra storica doppietta di Sanon. L’amaro 4-0 che Trinidad&Tobago infligge al Messico trasforma il sogno di Haiti in realtà. Ma qui cominciano i guai.

I dirigenti locali, racconta il tecnico italiano, dissero di volere gestire loro la situazione. Dovevo stare zitto; prima di iniziare quell’avventura, l’ambasciatore italiano mi avvisò di non impicciarmi mai delle vicende interne del Paese. Duvalier avrebbe fatto presto a chiudermi la bocca…”. Trevisan, a sorpresa, si dimette. Ha portato Haiti ai Mondiali, ma non sarà lui a guidarli in Germania. Accolto come “consigliere speciale della federazione Haitiana di calcio”, secondo un articolo dell’epoca della Stampa pagato dal ministero degli Esteri italiano attraverso l’ufficio che si occupa degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, Trevisan racconta di essere stato presto emarginato. “Erano gelosi di me. Un certo Tassy, presidente della commissione tecnica, di pelle nera, vuole per sé tutti I meriti delle vittorie” racconta ai giornalisti che lo aspettano al rientro in Italia a metà gennaio del 1974.

Si presenta con due fogli dattiloscritti, battuti a macchina dalla moglie. Contengono una preconfezionata auto-intervista in cui spiega la sua versione dei fatti. Racconta anche di aver visto un colonnello della polizia con il ritaglio della sua intervista alla Stampa in cui parlava della povertà ad Haiti e dei calciatori che vivevano nelle baracche. Frasi evidentemente poco gradite a “Baby Doc”. “Pensate che ho avuto II telefono Inutilizzabile per diversi giorni, era senz’altro controllato. Quando ho potuto parlare con dei giornalisti italiani che mi hanno rintracciato, ho evitato di fare dichiarazioni compromettenti – racconta -. Ho passato dei giorni brutti, mi sono spaventato. La polizia è venuta In casa nostra diverse volte, una sera mi hanno accompagnato all’aeroporto come se volessero espellermi”

Gli pesano soprattutto le dichiarazioni dei rappresentanti della federazione haitiana a margine del sorteggio per la Coppa del Mondo 1974. “Trevisan non ci serviva, non lo volevamo” dichiara Antoine Tsssy, promosso ct della nazionale.  “Se vogliamo far apparire che tutto il merito della qualificazione ai mondiali è dei dirigenti e dei tecnici di colore di Haiti facciamo pure, io le mie soddisfazioni le avrò ugualmente”.

In ogni caso, le sue dimissioni evitano uno scontro fratricida nella Germania divisa dal Muro di Berlino. Il sorteggio ha infatti stabilito che Haiti giocherà la sua prima partita ai Mondiali contro l’Italia. E suo fratello “Memo” è l’assistente del ct azzurro Ferruccio Valcareggi, suo grande amico. “Haiti è una buona squadra, vale quanto la nostra Fiorentina – commenta Trevisan -. Credono di poter fare grandi cose, ma come faranno senza i miei consigli?”. Sanon, il Riva col destro, non ne avrà bisogno. Segnerà il primo gol di Haiti ai Mondiali, che interrompe l’imbattibilità da record in Nazionale di Dino Zoff. Un brutto presagio, si capirà presto, per un’Italia a fine ciclo.

 

Fonti

Rapporto Ministero Stati Uniti

(https://books.google.it/books?id=W3dJzsf_NK8C&pg=PA30&lpg=PA30&dq=haiti+1974+report+protein+129&source=bl&ots=xapZ3vLYah&sig=ACfU3U3wYpSoN9nZWSEtWAdbGjBEIraMbA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiY4o62xqzyAhWT7aQKHWqHD4oQ6AF6BAgVEAM#v=onepage&q=haiti%201974%20report%20protein%20129&f=false)

Liliana Liburd, Haitian Robbery…T&T cheated WC spot, SocaWarriors.net,25 maggio 2006

https://www.socawarriors.net/senior-team-news/9542-haitian-robberytat-cheated-wc-spot.html

P.Comelli, “Ettore Trevisan, il mister che lanciò Haiti…”, 6 marzo 2004 https://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2004/03/06/NZ_31_AITI.html

V.Zucconi, “Haiti è l’oggetto misterioso”, StampaSera, 7 gennaio 1974

A.Tavarozzi, “Trevisan il perseguitato”, La Stampa, 21 febbraio 1974

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Giornalista e scrittore foggiano trapiantato a Roma, scrive di sport da oltre dieci anni. Membro della Siss, è anche telecronista per Supertennis, autore e conduttore radiofonico. Per GliEroidelCalcio in convenzione S.I.S.S.

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