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Legami tra Genova e il calcio della capitale argentina

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O l’ëa partîo sensa ‘na palanca
L’ëa zà trent’anni, forse anche ciû…

(Era partito senza neanche un soldo, era già da trent’anni, forse anche più..)

Nel grande flusso migratorio che sin dalla prima metà dell’800 si verificò dall’Italia verso il Sudamerica, parte cospicua era costituita da genovesi e liguri. L’emigrazione dalla Liguria cominciò prima che da altre regioni italiane soprattutto a causa delle gravi conseguenze per l’economia a seguito dell’annessione al Regno di Sardegna sancita dal Consiglio di Vienna nel 1815, che comportò la perdita per Genova e tutta la regione della propria autonomia. Altro motivo che favorì l’emigrazione dalla Liguria fin dalla prima metà del XIX secolo fu la rete di contatti commerciali che grazie ai porti liguri già esisteva con le due Americhe. Quando si sparse la notizia che in Argentina, Uruguay, Brasile, Stati Uniti si sviluppavano grandi attività agricole, commerciali ed industriali per sfruttare le risorse di quelle terre in gran parte ancora da scoprire, i liguri furono tra i primi in Italia ad esserne informati e ad accorrere in quei Paesi.

Ancora oggi, specialmente in Argentina e nella capitale, Buenos Aires, moltissimi sono i discendenti che portano con orgoglio nomi di cui è pieno l’elenco telefonico di Genova. Anzi, è forse persino più facile trovare oggi alla Boca cognomi genovesi che hanno continuato a tramandarsi ed hanno resistito al trascorrere del tempo e degli eventi che nella stessa città di origine.

Il segno lasciato dai genovesi nel calcio argentino e segnatamente bonaerense è rappresentato e noto grazie in particolare alla squadra del Boca Juniors, i cui giocatori sono conosciuti come gli “Xeneises”. Non senza però dimenticare la figura di Julio Humberto Grondona, a lungo Presidente della Federazione calcistica argentina ed anche vice presidente della FIFA, in gioventù giocatore nelle giovanili del River Plate.  A proposito di questo club, il rivale per antonomasia del Boca, è forse meno noto al grande pubblico che anch’esso trovi le proprie origini tra gli immigrati genovesi e di certo non estraneo alla rivalità è il fatto che anche il River prese le mosse nel barrio della Boca. Come forse non è casuale il caso che i colori siano il bianco e rosso, gli stessi della bandiera di Genova. La prima formazione del River annoverava ben sei giocatori di origini genovesi.

Le due società sono anche accomunate dalle singolari circostanze, legate alla vita portuale della Boca, da cui traggono l’una il nome (River Plate), l’altra i colori (Boca Juniors). Si narra che uno dei fondatori stesse guardando dei marinai inglesi che giocavano a pallone quando notò delle casse ammassate vicino allo spazio di gioco con sopra scritto The River Plate (traduzione inglese di Rio de la Plata). Il socio Livio Ratto propose di chiamare con quel nome la nuova società.

Per quel che riguarda il Boca, secondo la tradizione, i soci del club, non riuscendo a mettersi d’accordo per scegliere il colore delle maglie, si affidarono alla sorte: avrebbero adottato quelli della prima nave che fosse passata quel giorno per il porto di Buenos Aires, che fu appunto una nave battente bandiera svedese.

Interessante, ai limiti del romanzesco, anche quanto si narra a proposito del fatto che, non essendo possibile la convivenza delle due squadre nello stesso quartiere, venne lasciato ad una sorta di “giudizio di Dio”, una ordalia calcistica, e cioè la sfida in una partita, decidere quale delle due dovesse rimanere e diventare sia fisicamente sia emblematicamente la squadra della Boca: il primo Superclasico della storia. Vinsero i giallo-blu e il River traslocò dapprima nel barrio Palermo, dove folta era la rappresentanza italiana, e successivamente nel ricco quartiere di Nuñez, dove ha sede tuttora, perdendo gradatamente la sua originaria connotazione genovese rimasta invece patrimonio del Boca Juniors.

Un legame, quello col Boca, che si rinnova con le due squadre genovesi, in particolare il Genoa, rafforzato anche dal fatto che giocatori famosi, sia del passato, come Mario Boyè, che negli anni recenti, come Rodrigo Palacio e Nicolas Burdisso, abbiano indossato le maglie delle due squadre. Anche se non va sottaciuto che pure nelle file dell’altra squadra genovese hanno militato giocatori già in passato del Boca: due nomi su tutti, quello di Ernesto “Tito” Cucchiaroni e Juan Sebastian Veron

Il sito del Genoa Club Argentina è addirittura tradotto anche in genovese. Come ulteriore “curiosità”, sul retro delle maglie dei giocatori boquensi appare come sponsor il nome Garbarino, una catena di negozi di elettronica diffusa in tutto il Paese.

Accanto ai due colossi, negli ultimi tempi un’altra realtà, molto meno nota delle consorelle (unico risultato di rilievo nella storia, a partire dal 1904, il secondo posto nel Campionato della AAF – Asociaciòn Amateurs de Footbal , nel 1932), le cui origini sono indiscutibilmente genovesi, si è affacciata prepotentemente alla ribalta, al punto da conquistare la promozione nella Prima Divisione argentina dopo la vittoria ai rigori contro il Quilmes: si tratta del Barracas Central,  Primo presidente e tra i fondatori, nonché capitano e centravanti della squadra, fu infatti Angel Gardella, figlio di Miguel Gardella e Maria Folaga, “ambos  genoveses radicados en Barracas”, come ricorda il sito del club. Tra i fondatori, c’era anche Felipe Campora, di professione camionista, e infatti uno dei soprannomi dei giocatori del Barracas Central è “Los camioneros”. Gardella e Campora sono cognomi tipicamente genovesi, ancora oggi molto diffusi nel capoluogo ligure. Quasi certo invece che non sia riconducibile ai colori della bandiera genovese la divisa a strisce verticali bianche e rosse bensì alla divisa dell’Alumni Athletic Club, una delle squadre più titolate (10 titoli nazionali tra il 1900 e il 1911) del periodo pionieristico del football argentino di cui Gardella era tifoso, che ebbe peraltro vita sino al 1913, anno in cui il club si sciolse.

Il barrio di Barracas, che tradotto significa “magazzini”, è situato nella zona sud di Baires, lungo la sponda destra del Riachuelo, e confina ad est con la Boca; come il barrio confinante, vide verso la metà del XIX° secolo l’insediamento di una nutrita comunità di immigrati italiani, soprattutto genovesi.

Oltre al Central, fu molto attivo e in auge fino ai primi anni ‘30 del secolo scorso un altro club calcistico che porta il nome del quartiere, il Club Sportivo Barracas, oggi relegato nelle serie minori. Non risulta alcun legame tra questo club e la città di Genova, anche se nello stadio di sua proprietà, Iriarte Y Luzuriaga, il Genoa disputò i tre incontri a Buenos Aires durante la famosa tournée del 1923.

Il pubblico dello Stadio Barracas, in occasione della partita tra la nazionale Argentina e il Genoa, giocata il 9 settembre 1923 a Buenos Aires, e terminata sul punteggio di 1-1

 

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