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La Penna degli Altri

“Campioni nella Memoria”, la Mostra a Firenze

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Nello spazio espositivo Carlo Azeglio Ciampi del palazzo Pegaso, in via dè Pucci 16 a Firenze, dal 25 al 31 gennaio, in contemporanea con il Giorno internazionale della memoria, che come ogni anno si celebra il 27 di gennaio, si svolgerà la mostra “Campioni nella Memoria”, a cui hanno collaborato sia la presidenza del Consiglio regionale della Toscana sia il Coni, che ha concesso il proprio patrocinio.

Il titolo del progetto, “Campioni nella memoria”, è già un preludio alla ricchezza del patrimonio esposto, qua sintetizzato e rappresentato in 48 pannelli, ognuno dei quali contiene altrettante storie e immagini di atleti deportati. Alcuni sono morti nei campi di sterminio, altri sono sopravvissuti, diventando così testimoni viventi dell’orrore del nazifascismo.

Alcune delle storie riguardano dei calciatori quali Carlo Castellani, Arpad Weisz e Renato Cattaneo.

Molti associano il nome di Castellani allo stadio di Empoli, ma non tutti sanno chi sia stato davvero. Nato nel 1909 a Fibbiana, nel comune di Montelupo Fiorentino, ha giocato sia nel Livorno (negli anni della serie A) sia nell’Empoli. Qua non solo è rimasto per nove stagioni, ma con 61 reti in 145 presenze è stato a lungo il miglior marcatore della storia della società. Un record infranto solo negli anni recenti da Maccarone e Tavano. Il giorno in cui i fascisti bussarono alla sua porta, cercavano suo padre. Lui si offrì al suo posto e fu arrestato e deportato a Mauthausen. Morì nel campo di concentramento di Gusen, dove fu trasferito, il 14 agosto 1944.

Arpad Weisz era invece ungherese, proprio come Erno Egri Erbstein, che riuscì a scampare ai campi di concentramento e morì nella strage di Superga col Grande Torino dopo aver portato la Lucchese in serie A (facendole ottenere uno storico ottavo posto, ma più raggiunto). Entrambi hanno incarnato per la prima volta i principi dell’allenatore moderno. Mentre Weisz fu il primo a sperimentare i ritiri, Erbstein fu il primo a introdurre piani regolari di allenamento. Le loro vicende sono state raccontate anche dallo storyteller Federico Buffa, la cui narrazione emotiva è ormai ben riconoscibile. In particolare quella di Weisz, che dopo aver vinto due campionati consecutivi col Bologna fu costretto a lasciare l’Italia dopo la promulgazione delle leggi razziali. Insieme alla moglie e ai figli su deportato ad Auschwitz, dove morì il 31 gennaio 1944.

A essere sopravvissuto è invece Renato Cattaneo, che oggi ha la bellezza di 98 anni. Il suo nome è forse meno noto degli altri, ma la sua storia, strettamente legata alla Toscana, è ugualmente commovente. Lombardo, nasce in provincia di Como nel 1923, esattamente a Rovellasca, un piccolo comune di origine romana. La famiglia esprime consenso al fascismo. Lui studia, diventa un meccanico e inizia a giocare a calcio. Ma la guerra e un certo spirito di rivalsa verso i genitori porta la sua vita a un bivio. Di fronte al possibile arruolamento in aviazione, Cattaneo fugge e trova rifugio in un gruppo di partigiani. Viene arrestato e condannato ai lavori forzati, ma riesce di nuovo a scappare. Dopo aver raggiunto l’Isola d’Elba si consegna agli americani. È salvo, la guerra finisce e la sua vita riprende. Dove? Sul campo di calcio. Gioca nel Como, nella Cremonese, nel Vincenza e nella Lucchese, dove in due stagioni di serie A segnerà 15 reti collezionando 67 presenze. Il 16 dicembre del prossimo anno compirà 100 anni.

intoscana.it – Gianluca Testa

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