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Il ricordo di Wilson nei principali quotidiani di oggi

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Tutti i quotidiani oggi hanno dedicato un articolo per ricordare il Capitano della Lazio dello scudetto del ’74 …

Corriere dello Sport – “Quando nel 1969 giunse alla Lazio assieme a Giorgio Chinaglia, i tifosi conobbero quel nome straniero per la prima volta. Sconosciuto difensore dell’Internapoli, serie C, chissà perché acquistato nella scia del homber.
Allora le partite in Tv erano una rarità, chi l’aveva mai visto Pino Wilson. Eppure gli scout di mezza serie A lo avevano già puntato, al punto che Lenzini dovette sborsare 120 milioni (Chinaglia ne costò 180) per convincere il Napoli di Ferlaino a stracciare un precontratto e portarlo a Tor di Quinto. Anglo-partenopeo per via del padre Denis, ufficiale Nato, e della madre Rachele, napoletana dei quartieri alti. Scuola svizzera, diploma al liceo “Sannazzaro”. Il pallone come hobby. Scoperto nelle giovanili della Flegrea da Arnaldo Sentimenti, il secondo della celebre dinastia, lanciato in orbita nell’Internapoli da Luis Vinicio” 

Corriere della Sera – “Aveva quasi 24 anni quando la Lazio lo acquistò assieme a Chinaglia: per un po’ venne schierato terzino, quindi diventò libero. In quel ruolo conquistò lo scudetto e, pochi mesi dopo, partecipò alla sciagurata spedizione della Nazionale ai Mondiali tedeschi, durante i quail disputò due dei suoi tre incontri in azzurro. Nel 1978 Chinaglia, emigrato ai Cosmos di Pelé, lo chiamò negli Stati Uniti: la sua avventura comindò bene, ma dopo 16 partite decise di tornare a Roma. La fine della carriera di Wilson non fu altrettanto gloriosa. Coinvolto nello scandalo scommesse, esploso nel 198o, venne arrestato assieme a tre compagni (Giordano, Manfredonia e Cacciatori) e squalificato per tre anni dalla giustizia sportiva. La vittoria dei Mondiali nell’82 fece scattare l’amnistia, ma lui non volle tornare in campo in Italia. Da qualche tempo si dilettava intervenendo alle emittenti radiofoniche romane. Lotito ha ricordato Wilson come «un grande leader» per la squadra dello scudetto. E anche Luigi Martini, che in quella Lazio stava nell’altro spogliatoio, ha avuto per lui parole di grande affetto: «Pino, ma che hai fatto, ti sel distratto e ti sei fatto infilare dalla morte. Eppure lo sai che noi di Maestrelli le stiamo antipatici»

Gazzetta dello Sport – “Ora che anche il capitano dell’incredibile Lazio del 1974 è lassù, si fa ancora più forte il rammarico per aver perso un altro pezzo di quel calcio degli Anni 70 che probabilmente è stato l’ultimo a dimensione umana. Di quella formazione, capace di salire dalla B alla A, di arrivare terza l’anno dopo, in un finale da feulletton, e di vincere il primo scudetto del club biancoceleste appunto nel ’74, Wilson era il “libero”, il regista difensivo, elegante e deciso. Una specie di mix tra Cannavaro e Bonucci, per riportarlo ai tempi attuali. Ed era soprattutto la roccia, il capitano carismatico che chiamava gli altri a raccolta, l’uomo che sin dallo scambio dei gagliardetti era capace di sfidare Beppe Furino, il guerriero della Juventus. Il giocatore aveva classe e movenze armoniose, e un atletismo innato. Durante un’amichevole Italia-Germania Ovest, al suo esordio in azzurro, da ultimo uomo fermò con una rovesciata volante Heynckes che stava involandosi verso Zoff: gli 80.000 dell’Olimpico andarono in visibilio” 

Repubblica“La lazialità è una passione alimentata dal tormento, da un urrà contabile complesso di inferiorità dinanzi all’egemonia romanista. Wilson ne è stato un drappo. Amava gli scherzi, meglio se impensabili. Ne fece uno atroce al dottor Ziaco nascondendogli la macchina, facendola scivolare sul fondo della piscina dell’hotel a Pievepelago, dove la squadra d’estate andava in ritiro. Amava la leggerezza, ma aveva portato dentro di sé per molti anni il peso degli errori commessi e pagati, la condanna del calcioscommesse a cui aveva aggiunto una espiazione ulteriore, una specie di esilio dal suo mondo. Come la maggior parte dei compagni di quella squadra irragionevole, irripetibile, aveva ceduto alla fascinazione delle armi, una 38 special di cui era arrivato a studiare le minuzie, il funzionamento del tamburo, il peso del proiettile, il percussore. Un giocatore fuori dal canone, un universitario, si era iscritto a giurisprudenza, laureandosi poco dopo lo scudetto. Tesi: la relazione tra l’ordinamento sportivo e la giustizia ordinaria. Alla discussione lo aveva accompagnato una delle due figlie di Maestrelli, quel Tommaso che gli aveva consegnato la fascia e gliel’aveva confermata anche nei momenti di burrasca ..”

Oggi dalle 10 alle 18 sarà aperta in Campidoglio presso la Sala della Protomoteca la camera ardente per dare l’ultimo saluto a un personaggio che ha fatto la storia del calcio della Capitale. I funerali sono in programma domattina alle 11 nella parrocchia del Cristo Re a viale Mazzini a Roma.

Anche il nostro Antonio Capotosto ha voluto omaggiare la sua memoria con alcune righe …

Nel 2014, quarant’anni dopo la conquista dello scudetto e nei mesi successi all’evento ‘Di padre in figlio’, si recò anche a Gaeta (a meno di 10 km dal mio comune di residenza) per parlare del libro ‘Pino Wilson, vero capitano d’altri tempi’. Anche quella sera nella città tirrenica si commosse nel ricordo di Tommaso Maestrelli. Il capitano e il mister. Una volta, durante le focose battaglie nelle partitelle del giovedì, si lasciò andare e ‘Masino’ gli disse: “Pino, anche tu…”.

A Gaeta c’era stato anche Zoff quando giocava nel Napoli in un’amichevole con la squadra locale. Quando penso al rapporto tra quelle due icone biancocelesti penso al legame tra Dino e Scirea. Qualcosa che va oltre il rettangolo verde e dei consigli tattici, di un tackle o di un passaggio sbagliato. Una volta il ‘Mito’ disse: “Nonostante la differenza tra me e Gaetano, ho imparato molto io da lui e non viceversa”. E contro la Juventus di Zoff e Gai, Luciano Re Cecconi disputò l’ultima partita. E Pino è stato anche più di una volta nel mio comune di residenza (Itri), quello che diede i natali a Mario Pennacchia. E ora Wilson l’ha raggiunto lassù, dove ci sono anche Tommaso, Giorgio, Frustalupi. Pino se n’è andato nell’anno del centenario dalla nascita di Maestrelli e di Liedholm. Nel cielo della capitale il derby sta per andare in scena, con il libero del primo scudetto biancoceleste e Ago che si stanno scambiando i gagliardetti.

 

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