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Il racconto di Di Marzio, un allenatore e dirigente dall’occhio lungo

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Nell’articolo di oggi su Padova Sport, Giacomo Stecca, analizza il profilo dell’ex allenatore e dirigente Gianni Di Marzio.

Ecco alcuni estratti.

“[…]Da lì in poi la sua carriera di mister proseguì con la Nocerina, la Juve Stabia e il Brindisi fino ad arrivare alla parentesi felice di Catanzaro. E pensare che tutto era iniziato nel peggiore dei modi: perdette infatti lo spareggio per la promozione in serie A, il 26 giugno del 1975 contro il Verona.

Il centrocampista dell’Hellas, ed ex biancoscudato, Roberto Mazzanti regalò la massima serie a tutti i tifosi scaligeri, segnando un goal da antologia al venticinquesimo minuto del primo tempo. Di Marzio non si fece scoraggiare da questa triste conclusione e nella stagione seguente, quella 1975-1976, portò la sua squadra, aiutato dal bomber baffuto, Massimo Palanca, al secondo posto in serie B e al conseguenziale cambio di categoria.[…]”

“[…]In estate il mister, napoletano doc, tornò trionfalmente a casa. Il presidente partenopeo Corrado Ferlaino puntò su di lui. Lo volle, in quanto giovane allenatore di trentasei anni. Pur con una quantità industriale di nomi nuovi in squadra, la truppa Di Marzio si comportò benissimo in campionato, ottenendo un sesto posto con 30 punti che valse la qualificazione alla Coppa Uefa dell’anno 1978-1979.

Il capolavoro di Gianni rimase però incompiuto, perché purtroppo perse 2 a 1 la Finale di Coppa Italia a Roma contro l’Inter l’8 giugno del 1978. Il mister venne esonerato dal Napoli all’inizio del campionato seguente ma trovò subito un nuovo incarico: sedere sulla panchina del Genoa. Comunque, una delle cose più importanti che Di Marzio fece nel suo periodo partenopeo non è strettamente legata alla panchina. Infatti in un suo viaggio in Argentina fu il primo a capire le doti di un ragazzino di sedici anni che viveva a Villa Fiorita, un certo Diego Armando Maradona.

Gli fece fare un provino e, dopo dieci minuti dalla fine di questo mini-allenamento, gli fece firmare un documento per il Napoli. Non riuscì a portarlo subito in Italia perché il patron Ferlaino pensava che quel ragazzo fosse ancora troppo giovane ma il destino era ormai scritto. Il fiuto di Di Marzio come dirigente, che si sarebbe palesato del tutto poco più avanti, aveva già contribuito a scrivere la storia del calcio.[…]”

“[…]Dopo Genova per l’allenatore ci furono le tappe di Lecce e Catania, prima di arrivare a Padova.

Sulla panchina della nostra squadra il mister sedette solamente per un campionato, quello di serie B del 1984-1985, ma il legame con la nostra città duro molto di più. Gianni rimase a viverci anche dopo il termine dell’avventura a bordocampo e l’inizio di quella da manager, tanto che suo figlio Gianluca crebbe all’ombra del Santo e iniziò la sua avventura lavorativa proprio a Padova. […]”

Padovasport.tv – Giacomo Stecca

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