28 dicembre 1976: Franz Beckenbauer vince il secondo Pallone d'Oro
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28 dicembre 1976: Franz Beckenbauer vince il secondo Pallone d’Oro

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Franz Beckenbauer

Beckenbauer vince il secondo Pallone d’Oro

Ho già avuto modo di scrivere sul Pallone d’Oro vinto da Franz Beckenbauer nel 1972 sia nel primo volume del mio libro sul calcio anni Settanta, sia in un articolo pubblicato da GliEroidelCalcio circa due anni fa. Ripropongo qui quanto avevo scritto a riguardo, perché può  essere utile rivedere una panoramica sulla carriera sportiva di Beckenbauer nel momento in cui si rievoca un prestigioso riconoscimento a lui assegnato per la seconda volta. Alla fine di questa ricostruzione, però, il lettore troverà una parte inedita specificatamente dedicata all’edizione 1976 del Pallone d’Oro.

 Il 26 dicembre del 1972, Beckenbauer vinceva il suo primo pallone d’oro, classificandosi davanti ai connazionali Gerd Müller e Günter Netzer. L’annata fu per lui sicuramente di grande livello: il “Kaiser” aveva vinto il campionato tedesco col Bayern e i campionati europei alla testa della sua nazionale.

Ricordo di avere visto alcune partite degli Europei del ’72 e, in quasi tutti gli incontri di quel torneo, non solo Beckenbauer, Netzer e Gerd Müller non davano tregua agli avversari ma spesso lasciavano il segno. 

Ma il grande difensore tedesco, allora ventisettenne, era da molto tempo un giocatore affermato e apprezzato, sia a livello nazionale sia a livello internazionale.

Nato a Monaco di Baviera l’11 settembre del 1945 e cresciuto nelle giovanili della squadra bavarese, il grande difensore ne diverrà il simbolo, giocandoci per quasi vent’anni, fino al 1977, quando cioè ci sarà il passaggio ai newyorkesi del Cosmos. Nel club nordamericano il fuoriclasse tedesco giocherà con Giorgio Chinaglia e con i campioni del mondo a Messico ’70, Pelé e Carlos Alberto.

Dicevo che nel 1972, anno del conferimento del suo primo Pallone d’Oro, il “Kaiser” era già da molto tempo un giocatore di fama internazionale. In effetti, nei Mondiali del 1966 in Inghilterra, Franz Beckenbauer (allora poco più che ventenne) fece parte della “Manschaft”. Da allora, a lui è associata la figura del libero moderno: un giocatore capace cioè di difendere, impostare e, quando se ne presenta l’occasione, anche di andare in gol.

Nei Campionati del Mondo del 1966, per esempio, si registrano quattro sue reti: una doppietta alla Svizzera, in un sonoro cinque a zero a danno degli elvetici, più una rete all’Uruguay (altra larga vittoria dei tedeschi per quattro a zero) e poi la rete del raddoppio tedesco sull’Unione Sovietica, con un forte tiro di destro da quasi  una  trentina  di  metri, quando a difendere la porta dei russi c’era il grande
Lev Yashin (risultato finale: Germania-URSS 2 a 1). Il torneo, però, finì con la vittoria in finale dell’Inghilterra proprio sulla Germania: fu un quattro a due per gli inglesi, con un gol controverso dei padroni di casa che è passato alla storia come il “gol fantasma” (la palla non aveva completamente varcato la linea della porta tedesca, ma la rete fu convalidata lo stesso).

Ma, per rimanere in tema di campionati del mondo, la Germania si prese la rivincita in Messico quattro anni dopo vincendo tre a due proprio contro gli inglesi e fu Beckenbauer ad aprire le marcature della Germania in quella partita, iniziando una rimonta che portò al risultato finale di tre a due per i tedeschi.

Era una Germania che alcuni considerano la più forte di sempre (anche rispetto a quella del ’72 o del ’74), Maier tra i pali, Schnellinger, Schulz, Berti Vogts, Höttges, e lo stesso Beckenbauer in difesa; Haller e Overath a centrocampo; Müller, Grabowsky, Seeler e Libuda in attacco. 

Invece, come è noto, la “Manschaft”  fu  eliminata  in  semifinale  dall’Italia,  nella “partita del secolo”, e
dovette accontentarsi del terzo posto. Comunque, dopo i mondiali del ’66, ancora una volta, nel 1970, il “Kaiser” saliva idealmente sul podio, anche se non da trionfatore ma per il bronzo del terzo posto. Per l’oro avrebbe dovuto aspettare il 1974.

Infatti, fu in quell’anno che la Germania, dopo circa un decennio di piazzamenti mondiali ad alto livello, vinse il campionato del mondo, imponendosi su un’altra grande squadra di quel periodo: l’Olanda di Johan Cruijff. Ma i tedeschi si rivelarono essere squadra superiore anche a quella olandese. Di quella formazione tedesca, oltre a Maier, Höttges, capitan Beckenbauer, Berti Vogts, Overath, Netzer, Gabrowski e Gerd Müller, che avevano già partecipato alle edizioni dei precedenti mondiali, altri nomi che mi vengono in mente sono quelli di Breitner, Cullmann, Bonhof e Schwarzenbeck, che erano al loro primo campionato del mondo.

Nella lunga carriera di Beckenbauer, un altro anno cruciale è sicuramente anche il 1976: conquista della Coppa dei Campioni (in finale per uno a zero sul Saint-Etienne), conquista della Coppa Intercontinentale (battuti in finale i brasiliani del Cruzeiro di Belo Horizonte per due a zero) e secondo posto agli europei in Yugoslavia con la nazionale tedesca.

E, a coronamento di quella favolosa stagione, arriva anche il secondo Pallone d’Oro. Quell’anno, come vedremo più avanti, il Kaiser, nella graduatoria stilata dalla stampa accreditata, supera di molti punti l’olandese Rob Rensenbrink e il cecoslovacco Ivo Viktor (più indietro ancora, troviamo Kevin Keegan e Michel Platini). 

A quei tempi Beckenbauer aveva già segnato una settantina di gol. Risultato davvero notevole, se si pensa che stiamo parlando di un difensore. E, prima di appendere le scarpe al chiodo, i suoi gol si avvicineranno al centinaio.

Dopo la già citata esperienza con i newyorkesi del Cosmos, dal 1977 al 1983 (inframmezzata da due stagioni all’Amburgo), Franz Beckenbauer incomincia la sua carriera di allenatore. In veste di “Mister”, il “Kaiser” conquista un campionato con il Bayern nel 1994. Sempre con il club bavarese, in qualità di allenatore, Beckenbauer vince la Coppa UEFA nel 1996 (vittoria contro la finalista Bordeaux: due a zero all’andata e tre a uno al ritorno).

Infine, da Commissario Tecnico della Germania, il “Kaiser” arriva secondo ai mondiali di Messico ’86 e poi vince i Campionati Mondiali di Italia ’90,
alla testa della nazionale di un paese che vive la fase di riunificazione tra Germania Est e
Germania Ovest (conclusa nell’ottobre di quell’anno).

Ma, per tornare al Pallone d’Oro del 1976, può essere utile ripercorrere le motivazioni della sua assegnazione al fuoriclasse tedesco del Bayern. A questo proposito, possiamo basarci sull’articolo pubblicato da “France Football” il giorno di conferimento del premio, cioè il 28 dicembre, il cui titolo è: “Il beneamato Imperatore”. Gli estratti di questo articolo furono ripubblicati nella pagina internet del periodico francese nel 2006, in occasione del cinquantenario del Pallone d’oro.

L’articolo nella pagina internet, dal titolo “50 ans de Ballon d’Or. Franz Beckenbauer. La Douce Revanche”, comincia sottolineando il fatto che il calciatore tedesco era stato indicato come numero uno da sedici giornalisti della giuria, a fronte di altri sei che avevano indicato come primo della lista il suo principale concorrente: l’olandese Robbie Rensenbrink. Franz Beckenbauer -si legge nel periodico francese online- aveva potuto contare su un buon margine di vantaggio che, alla fine, gli aveva permesso di aggiudicarsi il trofeo con quattordici punti in più del secondo arrivato. Ciò nonostante, ben cinque giurati non avevano espresso la purché minima preferenza per il fuoriclasse tedesco (Austria, Lussemburgo,  Svezia, Portogallo e U.R.S.S), a riprova che sulla supremazia del “Kaiser” non c’era stata unanimità.

Secondo il curatore della pagina internet, la non unamime espressione di consensi, nei confronti di Beckenbauer, si spiegava con l’esito finale negativo della Germania Ovest ai
Campionati Europei del 1976. Campionati caratterizzati dalla vittoria della Cecoslovacchia. Non a caso, nella classifica del Pallone d’Oro di quell’anno c’erano ben quattro rappresentanti dei neocampioni d’Europa. Il gruppo di calciatori cecoslovacchi era guidato dal portiere Ivo  Viktor,  che era stato indicato come miglior candidato al Pallone d’Oro da quattro giurati. Dietro il trio di testa Beckenbauer/Rensenbrink/Viktor, troviamo Kevin Keegan e Michel Platini, poco più che ventenne. Primo degli italiani, Franco Causio al dodicesimo posto e poi, ancora più in basso, Roberto Bettega e Dino Zoff. La presenza di un giovane Platini, tra i primi classificati, era ovviamente motivo d’orgoglio per la stampa francese. Infatti, nella prima pagina di “France Football” del 28 dicembre 1976, si poteva leggere il seguente titolo: “Beckenbauer Pallone d’Oro ’76. Platini tra I cinque grandi del Calcio Europeo”. 

In un articolo di Jean Cornu, sull’argomento, pubblicato all’interno di quel giornale, si poteva leggere che Babbo Natale era passato nella casa dei Beckenbauer a Grünwald, nella zona residenziale di Monaco. Thomas, Michael e Stephan (i figli di Beckenbauer) avevano trovato i giocattoli che avevano desiderato. La moglie Brigitte aveva ricevuto in regalo la confezione di profumo che tanto amava e Franz un bel Pallone d’Oro che la giuria di giornalisti, istituita da “France Football”, assegna al miglior giocatore del calcio europeo. 

Il giornalista continuava dicendo che quel Pallone d’Oro 1976 andava a collocarsi nel vetrina dei cimeli a lato di quello vinto nel 1972 quando, alla testa della Germania Ovest, Beckenbauer aveva conquistato il titolo di Campione d’Europa. Quel primo Pallone d’Oro era stato sicuramente fonte di gioia. Il secondo  forse, ancora di più: sarebbe stata una nuova gemma da incastonare alla sua corona di Kaiser, a ricordo del 1976, anno in cui aveva dovuto battersi più che mai per conquistare quel prestigioso trofeo che appunto il 28 dicembre gli veniva ufficialmente assegnato.

Anno difficile il 1976 -in base al resoconto francese-  per  Beckenbauer, per la nazionale tedesca e, in misura minore per il suo club. Di conseguenza al “Kaiser” non furono risparmiate le critiche e lui, persona dallo stile elegante, refrattario alle polemiche e alle malignità dovette lottare per difendere il proprio club fino a risentirne fisicamente: in una partita contro l’Eintracht di Francoforte fu costretto a dare forfait per un problema inguinale. Era l’ottava assenza di Beckenbauer in quasi 400 partite di Bundesliga e il Bayern perse tre a zero. Alla fine di quel match, Gerd Müller disse che, incontestabilmente, senza Beckenbauer in campo il Bayern non poteva andare bene.

Anche con la nazionale, continua il cronista francese, quella stagione era stata di grande delusione. Questo a causa della sconfitta in finale contro la Cecoslovacchia. Sconfitta che aveva privato il “Kaiser” della seconda vittoria negli europei e con l’ulteriore rammarico di avere perso l’incontro ai rigori. A proposito di queste difficoltà fisiche e delle delusioni derivanti dagli insuccessi, nell’articolo si legge un’eloquente dichiarazione di Franz Beckenbauer, rivelatrice del suo spirito di lottatore ma anche di uomo dal grande equilibrio: “È il destino. E se si è fatto tutto il possibile per evitare la disfatta, si ha la coscienza a posto e si può dormire tranquilli”.

La nota positiva più rilevante, si legge nella conclusione dell’articolo, è arrivata dalla terza vittoria di fila dei bavaresi in Coppa Campioni, dal passaggio ai quarti di finale per l’edizione del 1977 e dall’essere in corsa per il primo posto in Bundesliga.

Classifica Pallone d’Oro 1976.

1. Beckenbauer (RFT, Bayern Munich), 91 punti.
2. Rensenbrink (Paesi-Bassi, Anderlecht), 75 punti.
3. Viktor (Cecoslovacchia, Dukla Praga), 52 punti.
4. Keegan (Inghilterra, Liverpool), 32 punti.
5. Platini (Francia, Nancy), 19 punti.
6. Ondrus (Cecoslovacchia, Slovan Bratislava), 18 punti.
7. Crujff (Paesi-Basi,  F.C. Barcellona), Curkovic (Yugoslavia, Saint-Etienne), 12 punti.
9. Bonhof (RFT, Borussia Mönchengladbach), Masny (Cecoslovacchia, Slovan Bratislava), Gerd Müller (RFT, Bayern Munich), 9 punti.
12. Causio (Italia, Juventus), 7 punti.
13. Vogts (RFT, Borussia Mönchengladbach), 6 punti.
14. Nyilasi (Ungheria, Ferencvaros), 5 punti.
15. Bettega (Italia, Juventus), Croy (DDR, Zwickau), Georgescu (Romania, Dinamo Bucarest), Pollak (Cecoslovacchia, Kosice), 4 punti.
19. Blochin (URSS, Dinamo Kiev), Streich (DDR, Magdeburgo), 3 punti.
21. Janvion (Francia, Saint-Etienne), D. Müller (RFT, Colonia), Rocheteau (Francia, Saint-Etienne), Santillana (Spagna, Real Madrid), Wendt (DDR, Borussia Berlino), 2 punti.
26. Ali Cemal (Turchia, Trabzonspor), Heynckes (RFT, Borussia Mönchengladbach), Bathenay (Francia, Saint-Etienne), Zoff (Italia, Juventus), 1 punto.


Il palmarés da giocatore

Cinque campionati tedeschi: 4 col Bayern Monaco: 1968-1969, 1971-1972, 1972-1973, 1973-1974 e uno con l’Amburgo: 1981-1982. 

Quattro Coppe di Germania: con il Bayern di Monaco: 1965-1966, 1966-1967, 1968-1969, 1970-1971.

 Tre Coppe dei Campioni con il Bayern di Monaco: 1973-1974, 1974-1975, 1975-1976.

Una Coppa delle Coppe con il Bayern di Monaco: 1966-1967.

Una Coppa Intercontinentale con il Bayern di Monaco: 1976. 

Un campionato d’Europa, con la Germania Ovest: Belgio 1972.

Un Campionato mondiale, con la Germania Ovest, nel 1974, in Germania Ovest.

Un secondo posto agli europei in Yugoslavia nel 1976.

Due volte Pallone d’oro: nel 1972 e nel 1976.


Il palmarès da allenatore

Un Campionato tedesco, con il Bayern di Monaco, nella stagione 1993-1994. 

Una Coppa UEFA, con il Bayern di Monaco, stagione 1995-1996.

Un secondo posto al mondiale del Messico nel 1986.

Un Campionato mondiale, con la Germania Ovest, a Italia ’90.

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Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature). Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra. Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”,  Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing,  2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022. Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.” e “GliEroidelCalcio”. I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, dell’Università di Friburgo, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra e della Civica Biblioteca Berio di Genova. Prossima uscita editoriale: Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.

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