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Gianfranco Zigoni: “Ero convinto di essere più forte di Pelè … poi l’ho visto in campo …”

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Gianfranco Zigoni, ex calciatore ribelle del calcio italiano, ha vestito le maglie di Juventus, Genoa, Roma, Brescia e soprattutto Verona, vanta anche una presenza in Nazionale: il 25 giugno 1967, nella vittoriosa trasferta 1-0 sulla Romania valevole per le qualificazioni di Euro 68, ha rilasciato una bella intervista al Corriere della Sera. Di seguito uno stralcio.

[…] Pentito di qualcosa?
«Nemmeno di essermi tagliato i capelli quando sono andato alla Juve perché ero troppo giovane per dire di no ad Agnelli. Mi dà fastidio chi dice “se avesse avuto un’altra testa”. Non ha senso. Io ho questa testa e questo sono, nel bene e nel male. Magari non ho avuto molta passione ma sono stato sempre me stesso, felice di esserlo. Per me il calcio è divertimento, è il patronato dove scartavo tutti. Ero più forte di Pelé… Non ridere! Avevo 12 anni e giocavo con quelli di 16, da solo contro cinque, dieci. Me divertie. Adesso non me ne frega più niente».

[…] Vedo pochi giocatori e molti calciatori, gente che calcia la palla e basta. Oggi gioca solo l’allenatore, tattica, ma che due maroni, in campo si passano la palla di piatto e spesso la danno indietro. Io giocavo con l’esterno, li prendevo tutti per il culo, altra storia. Questi se escono prendono a calci le panchine. Par mi iera el contrario».
[…] «Io volevo uscire, perché magari non avevo più voglia o per far entrare un compagno che così si beccava il premio pieno, ma Valcareggi mi teneva dentro».
«Quando giocavo e non potevo, bevevo whisky e fumavo, anche 40 sigarette al giorno. E adesso che potrei non bevo e non fumo. Non m’interessa. Ogni tanto un bicchiere, quando vengono gli amici, Mauro Corona, Renato Faloppa, Renica, Briaschi, quelli di Verona che passano a trovarmi…
[…] Don Pietro è andato da mia madre a chiederle di farmi tentare il provino con il Pordenone, che era collegato alla Juventus. Lei l’ha avvertito: don, guarda che è matto Gianfranco. Ma la convinse e così a 14 anni feci il provino e mi presero subito. Ma non ero felice lì, quattro allenamenti a settimana, orari. L’anno dopo ero a Torino. Dura lasciare Oderzo, mia mamma, mio papà, gli amici».

Una convocazione in nazionale e il gran rifiuto per fastidio, cioè?
«Perché non mi facevano giocare e perché non avevo un grande attaccamento alla nazionale, per me il mondo è libero, cosa sono queste nazionali? Bianchi, rossi, neri, verdi, non c’è differenza».

Pelé, Mihajlovic, Vialli, anno nero.
«Con Pelé ho giocato un’amichevole Roma-Santos. Io ero convinto di essere più forte di lui, anche perché l’aveva detto Trapattoni dopo il 3-1 di Genoa-Milan, tripletta mia. Ho pensato oggi il mondo capirà che Zigo-gol è più forte di Pelé. Poi lo vedo dal vivo e mi prende un colpo: madonna che giocatore, mi è venuta la depressione…Vialli e Miha, troppo giovani».

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