ILGIORNALE (Massimo M. Veronese) – Già il nome, Biagio Zoccola, non garantiva sulla sua affidabilità. Non stupisce quindi che il destino cinico e baro abbia scelto lui, novant’anni fa, come padre degli eroi all’incontrario, il primo a infilare la palla in rete ma dalla parte sbagliata, la madre di tutte le figuracce.

L’autogol è dal 6 ottobre 1929 il più comico e il più umiliante degli sbagli, il fuoco amico che ti colpisce alle spalle, il danno che si sposa alla beffa. Biagio, alessandrino di Pietra Marazzi, la faccia da bravo ragazzo e i capelli pettinati, naturalmente, al contrario, giocava half nel Napoli, che una volta traduceva il centrocampista laterale, ed era bravo a giocare a carte e a cacciare fagiani. Voleva entrare nella Storia non pensava però che ci sarebbe riuscito passando dalla porta di servizio. Ma dopo dieci minuti di partita, la prima dell’appena nata serie A mise il ginocchio tra il portiere Favi e una sabongia di Cevenini III, e l’almanacco degli sfigati incise per sempre il suo nome al posto d’onore. Le cronache dell’epoca raccontano che la sera prima, mentre faceva flanella dopo cena con i compagni nella hall dell’hotel si spalancò la porta, e un tipo esagitato fece irruzione sulla soglia, con il revolver in pugno: «Zoccola! Ma io ti ammazzo… non fermatemi che io l’ammazzo senza pietà…». Cercava la moglie, ma per un attimo l’equivoco lo paralizzò, dissero pure che fu lo choc ad entrare in campo con lui il giorno seguente, per questo combinò quel patatrac. Per la cronaca il gol lo regalò alla Juventus.

[…] L’autogol è la parodia di una catastrofe, il caso che confonde, l’iceberg che affonda il Titanic, otto volte su dieci lo segnano nella ripresa, in genere tra il 61° e il 75° minuto

[…] Zidane il suo lo regalò al Parma, uno a uno, sempre su calcio d’angolo. Una svirgolata sul primo palo talmente goffa e improbabile che Daniel Bravo, uno di quelli che giocarono quella partita e francese come Zidane, accusò tutti, senza l’ombra di una prova, di averla combinata. Il calcio d’angolo, per completezza dell’informazione, lo tirò Chiesa papà. Amen.

[…] Persino Nureyev Van Basten si incartò su una piroetta e mandò in finale di coppa Italia novantuno la Roma deviando con l’anca una bomba di Carboni da fuori. Un pallonetto beffardo che pietrificò Sebastiano Rossi. Una pennellata, per dire che non aveva solo piedi buoni ma anche… anche. […] … anche Giacinto Facchetti scivolò sull’autogol anche se lui, al contrario dei suoi colleghi campioni succitati, era difensore non attaccante, per cui normale visto che il recordman italiano è sua Maestà Franco Baresi. Ma le due cose che lo fanno unico è che quel gol alla rovescia lo segnò nella partita sbagliata, l’ultima della sua carriera, contro il Foggia. E che il «Cipe», con il suo irresistibile sorriso mite, la nobilitò come solo un fuoriclasse può fare: «Ci tenevo a chiudere con un gol…». Inarrivabile.

Articolo integrale pubblicato il 6 ottobre 2019 su Il Giornale

Redazione

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