Arte & Società

Caso Bergamini, la sorella Donata: “I tifosi non hanno mai dimenticato”

CASO BERGAMINI

Era il 18 novembre del 1989 quando Denis Bergamini venne trovato senza vita sulla strada statale 106 nei pressi di Roseto Capo Spulico; suicidio e pratica archiviata!!

Ma non tutti evidentemente avevano fatto i conti con la sorella Donata: processo riaperto contro l’unica imputata, l’ex fidanzata Isabella Internò.

Donata Bergamini ha rilasciato un’intervista alla rivista Oggi, di seguito uno stralcio delle sue parole.

“Partimmo la sera stessa”, dice Donata Bergamini, “Ricordo, oltre al dolore, l’incredulità per ciò che ci era stato detto sommariamente: i lunghi momenti di silenzio nel viaggio verso Cosenza alternati ai mille perché. Denis aveva lasciato la Internò, perché c’era proprio lei in quel momento? Perché a Roseto Capo Spulico, a cento chilometri da Cosenza? E poi, Denis non aveva mai abbandonato un ritiro, voleva vincerla quella partita col Messina: trasgredire voleva dire non giocarla. Quante domande frullavano in testa. Ricordo ancora la velocità con cui viaggiavamo, come se fosse oggi: volevamo vederlo per l’ultima volta”.

Ma cosa fece sospettare sin dall’inizio che la versione della Internò “Denis si è suicidato, tuffandosi sotto il camion”) non fosse vera ?

“Il corpo di Denis in camera mortuaria, anzitutto. E le troppe cose che non tornavano: la strana accoglienza del brigadiere Francesco Barbuscio e la velocità con cui ci voleva liquidare, gli oggetti che Denis indossava. In seguito, ciò che la Internò ci raccontò, la telenovela del suicidio. Denis amava vivere e noi lo sapevamo”

 Nel 1992, al processo d’Appello, il camionista venne assolto …

“Ci dissero che dovevamo portare nuove prove, il mondo sembrava caderci addosso: non riuscivamo a capire quali altre prove fossero necessarie. Anche un bambino avrebbe capito che non era stato un suicidio e nemmeno un incidente”

Un pensiero poi a chi non ha mai dimenticato la vicenda …

“ … Oliviero Beha. L’unico fino al 2010 a far sentire la sua voce. Ne parlava in radio, e venne persino a casa nostra: voleva conoscerci”

 E i tifosi … “Non hanno mai dimenticato. Questo non solo ci diede coraggio, ma ci allarga ancora il cuore: il calcio era il mondo di Denis, amava i suoi tifosi e vederlo ricambiato resta una gioia grandissima. Non si sono nascosti per chiedere giustizia e verità, anzi sono riusciti a coinvolgere altre tifoserie. Penso, però, anche a chi ha lavorato sul caso di mio fratello e così facendo ha onorato una divisa, un camice o una toga. In particolare, a Eugenio Facciolla: il magistrato che fece propria l’istanza dell’avvocato Anselmo, e senza il quale l’inchiesta non sarebbe stata riaperta”

Poi la riesumazione del cadavere e la scoperta che Denis era stato soffocato …

“In quel momento la prima cosa a cui pensai fu il male e la paura che aveva dovuto sopportare mio fratello, la crudeltà con cui era stato ucciso. Ho pensato al fango che gli era stato gettato addosso”

Oggi – Massimo Arcidiacono

Redazione

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