La Penna degli Altri

Domani i trent’anni dalla tragica scomparsa di Gaetano Scirea

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Domani i trent’anni dalla tragica scomparsa in un incidente stradale avvenuto il 3 settembre del 1989 di Gaetano Scirea.

Oggi già tanti quotidiani hanno dedicato un ricordo, un articolo o anche solo un’immagine del grande campione. Tra i tanti ce ne sono due, i più toccanti e importanti: quello della moglie Mariella Cavanna al Corriere della Sera e quello del figlio Riccardo a Repubblica. Di seguito alcuni estratti

Dal Corriere della Sera: “Era il ’74, Gaetano appena arrivato alla Juventus. Io lavoravo all’ex Inam, studiavo e vivevo in una pensione il cui proprietario era amico dell’allenatore delle giovanili bianconere. Una sera invitò a cena la squadra e con i ragazzi c’era anche lui. Fu un colpo di fulmine per entrambi. Provo ancora la sensazione di farfalle nello stomaco e il giramento di testa. Dopo un anno ci siamo sposati […] Mi colpì il suo sguardo colmo di semplicità e timidezza. Più che timido era riservato. Crescendo accanto a me che sono molto estroversa è migliorato, si è un po’ aperto. […] La Juventus ha fatto moltissimo per me. Non mi ha mai abbandonata. Dopo la disgrazia venne a trovarmi Cesare Romiti, allora presidente della Fiat, e mi raccontò dell’altruismo di Gaetano che quando andava da lui per rappresentare le richieste della squadra non chiedeva nulla per sé ma sosteneva gli interessi dei compagni. Una sola volta accettò un regalo. Tornò a casa a bordo di un’orribile 131 color rosa. Non gli interessavano le Ferrari. Era un uomo essenziale. Finsi di arrabbiarmi, ma come non potevi prenderla almeno di un colore diverso? […] In trent’anni non c’è giorno in cui non gli abbia parlato. Lo vado a trovare nel piccolo cimitero di Morsasco nelle colline di Aqui, dove sono nata. II rito allevia il distacco […] Univa la grandezza d’animo all’essere campione. Era un uomo speciale e allo stesso tempo normalissimo. Uno di noi”

Da Repubblica: […] “Papà mi prendeva per mano e salivamo lungo la strada diritta, verso la chiesa dove un giorno gli avrebbero fatto il funerale. Ogni tre passi un saluto, la gente lo conosceva come uno del borgo, non solo come Gaetano Scirea. Qui sotto, al bar Caboto, mi portava a mangiare la brioche. Era bello avere questo papà tutto per me. […] Papà mi regalò il primo di Jovanotti, Gimme five, io avrei voluto il cd, lui prese il vinile, mi disse: poi resterà. La casa era grande ma nel ’90 la vendemmo, troppi ricordi. Però ne comprammo un’altra del cuore, quella che era stata di Zoff […] La sera ci trovavamo tutti insieme: papà, Dino (Zoff), le loro mogli e noi bambini: io e Marco. Dino mi chiamava Gigi Riva perché a pallone ero mancino. Allora, Gigi Riva, hai fatto gol? mi diceva e voleva sapere. I grandi giocavano a carte, io e Marco facevamo una palletta con lo scotch e ci scatenavamo pazzamente in corridoio, questo io lo facevo anche a casa con mio padre ma spaccavamo tutto, volavano i vasi e la mamma si arrabbiava. Quella sera mia madre era da Anna, come sempre, io invece al mare con i nonni. Lo disse Sandro Ciotti alla Domenica Sportiva e io lo seppi così, dalla televisione […] Con Anna, Dino, Marco, papà e mamma, il ragazzino Riccardo andava al ristorante tutti i giovedì sera. […] …” la cameriera, ci chiedeva: il solito? Io prendevo i tortellini con la panna. Papà e Dino si controllavano, bistecca e insalata, ma alla fine della cena un bicchierino di Montenegro per tutti e due e la punta rossa di una Marlboro […]

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