Le Interviste degli Eroi

ESCLUSIVO – Intervista a Giancarlo Oddi: “Chinaglia come un fratello, Maestrelli il nostro condottiero”

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Intervista a Giancarlo Oddi, protagonista della Lazio dello Scudetto ’74

E’ stato uno dei protagonisti della mitica Lazio dello Scudetto del 1974, un difensore tra i più forti del decennio ’70. La sua intervista mi rende ancora di più orgoglioso soprattutto perché fa il paio con quella concessami, qualche tempo fa, dal compianto Pino Wilson.

Oddi mi dimostra subito la sua grande disponibilità, con una eleganza e un dettaglio nel racconto che mi permettono di rivivere le emozioni della sua carriera e gli aneddoti di un calcio romantico e irripetibile.

Parto subito con la genesi calcistica del calciatore romano, una sorta di viaggio nel passato tra i ricordi legati al pallone … “Ho cominciato a giocare al Tufello insieme a tanti altri ragazzini. Poi arrivò un certo Fortarezza Matteo che era uno che ne capiva di calcio giovanile. Lui ci portò a giocare nel Gate, la squadra di Paese Sera. Da lì mi prese l’Almas con la quale feci gli allievi e gli juniores regionali. Mentre facevo gli juniores mi convocò Naim Crieziu, un ex giocatore della Roma. Mi disse che non potevo giocare più nel ruolo di libero perché lì ci giocavano gli anziani. Mi disse anche che la domenica successiva avrei giocato come terzino. La domenica giocai con la prima squadra e poi lo feci per tutto il girone di ritorno. A quel punto mi prese la Primavera della Lazio (eravamo quasi tutti di Roma meno Massa, che poi sarebbe passato all’Inter, De Luca e Michelin) e giocai il campionato De Martino, per poi esordire prima in B e poi in A contro la Sampdoria, in quella partita che fu una delle nostre poche vittorie fuori casa. Dopo andai in prestito alla Massese per poi ritornare alla Lazio e trovare Maestrelli“.

Per capire quella Lazio mi serve capire il clima che si viveva tra i giocatori ed il ruolo di Maestrelli … “Il primo anno non giocavo titolare. Si fece male Polentes e passai da terzino a stopper, accanto a Pino Wilson. Se non ci fosse stato Maestrelli non avremmo mai vinto il campionato. C’erano tanti caratteri forti e durante la settimana c’erano problemi. Però avevamo questo condottiero, questo padre che ci teneva uniti; in più, quando giocavamo la domenica, diventavamo un corpo unico, una squadra compatta. L’anno prima del ’74 meritavamo ancora di più di vincere il campionato. Dopo lo Scudetto il mister si ammalò e la squadra venne scomposta”.

Capitolo ricordi, con Chinaglia ed i festeggiamenti del 12 Maggio 1974 … “Io Chinaglia lo avevo conosciuto da militare. Con lui è stata un’amicizia fraterna fin da subito. Ci siamo piaciuti. Eravamo amici veri. Al cimitero di Prima Porta lo portammo io e Wilson alla cappella di Maestrelli. Penso che una squadra che porta il suo giocatore dove c’è il suo allenatore, dopo la morte, sia una grande storia di calcio e di vita, non comune a tutti. Quando se n’è andato è stato come se avessi perso un fratello. Dal punto di vista calcistico ti posso dire che era un vero goleador: a lui interessava la vittoria ed il gol. Quando c’era il rigore lo doveva tirar lui. Quando abbiamo vinto lo Scudetto, ricordo che durante la partita col Foggia nello stadio c’erano più bandiere che persone. Loro giocarono una partita dura perché potevamo ancora salvarsi ma riuscimmo a vincere, nonostante una partita finita in nove giocatori. E’ stata una giornata memorabile, bellissima“.

Un difensore del calibro di Oddi avrebbe sicuramente meritato maggiori fortune in Nazionale. A Giancarlo chiedo quindi quale è stato il suo rapporto con la maglia azzurra … Sono stato dieci giorni con la Nazionale. Per il Mondiale io stavo nei ventiquattro finali e ne dovevano prendere ventidue. Per me era già motivo d’orgoglio stare lì. Mi sarebbe piaciuto fare anche qualche partita ma va bene uguale. Ricordo che fecero una settimana di preparazione tra Coverciano e Roma. Andò Bellugi come riserva dei titolari. Quando mi convocarono ricordo che arrivò a casa la raccomandata e pensavo che mia madre mi stesse prendendo in giro”.

Dopo gli anni d’oro della Lazio un periodo lungo con la maglia del Cesena e poi la chiusura alla Lodigiani … “A Cesena ci sono andato con Frustalupi che, secondo me, era stato il più forte giocatore che avevamo avuto alla Lazio negli anni d’oro. Andammo in Coppa Uefa. Siamo arrivati sesti. Con la Lodigiani ho fatto la scelta di rimanere a casa e concludere la carriera a Roma”.

Dopo la carriera da calciatore di primissimo livello anche quella da allenatore … “Come allenatore ho iniziato facendo il secondo a Carosi e poi a Lorenzo, colui che mi fece esordire in A. Noi a Natale eravamo retrocessi nonostante avessimo Laudrup, Giordano, Manfredonia etc etc. Poi dopo sono rimasto alla Lazio con Fascetti in un campionato in cui ci siamo salvati partendo da meno nove. Fascetti è stato un grande. Dopo ho fatto quattro anni nel settore giovanile biancoceleste: con i giovanissimi nazionali ho perso l’unica partita di quella stagione, in finale contro la Juventus. Ho lavorato anche con Simoni e Zoff: ho trascorso in totale tra i venti e i ventitré anni alla Lazio, tra campo e panchina”.

Concludo, come sempre, con il compagno e l’avversario più forti … L’avversario (anche se sono state partite amichevoli durante una tournée americana) è stato Pelé. Ne ho incontrati tanti di forti: da Boninsegna a Bettega, da Altafini a Savoldi. Tutti giocatori che adesso avrebbero fatto trenta gol a testa. Come compagno di squadra ti dico Chinaglia. Come compagno di reparto ti dico Wilson e Cera“.

Grazie Giancarlo.

 

Intervista di Andrea Gioia (GLIEROIDELCALCIO.COM)

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