GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – “Possiamo giocare a calcio delimitando le porte con delle borse o dei giubbotti, senza pali e traverse. Possiamo giocare senza arbitro e senza le linee che delimitano il campo e le aree di rigore … ma non possiamo giocare a calcio senza il pallone. È lui il protagonista dei sogni da bambino…”.
Esordisce così il nostro amico Tiziano Lanza da noi raggiunto per farci raccontare la sua passione. Un sentimento, il suo, verso i palloni in generale e, in particolare, verso quelli dedicati alla massima competizione calcistica per nazionali: una collezione “Mondiale”. Chi è Tiziano Lanza …”Ho cinquantasette anni, abito a Bovolone in provincia di Verona, ho tre figli e tifo Hellas Verona. Sono un tifoso atipico perché sono contento anche per il Chievo, basta che contro di noi…”.
Tiziano si dimostra cortese, gentile e ironico, sembra apprezzare il nostro interessamento nei suoi confronti: “Sono un Tecnologo alimentare, collaudatore specialista di prodotti da forno industriali. Svolgo quest’attività come “Consulente” e, insieme alla grande passione per questo mestiere, “giro” il mondo. Dai 17 sino ai 34 anni sono stato arbitro a livello regionale, dopo aver capito che il calcio giocato non era il mio forte. Da qui inizia anche la mia passione per i palloni da calcio. Una passione per un calcio in “bianco e nero”.
Sono tante le storie che Tiziano ci racconta, di come sia entrato in possesso di alcuni palloni a partire dal primo, il Tango, comprato in un negozio dell’Adidas nel ’78. Alcuni invece trovati su Ebay o scambiati con altri collezionisti. C’è posto anche per la casualità come il “Telstar Durlast” del ’74 scovato in una birreria tedesca e portato a casa dopo lunga trattativa con il proprietario. Oppure l’incontro con l’ex Arbitro Internazionale Diego De Leo che gli dona un Tango utilizzato ai mondiali del ’78.
Cominciamo quindi la carrellata dei palloni Mondiali di Tiziano.
Uruguay 1930
Nel primo Mondiale in Uruguay si svolse la finale tra i padroni di casa e l’Argentina, l’unica finale, sino a oggi, senza una nazionale europea. La leggenda narra che per un’incomprensione nata proprio su chi dovesse portare i palloni, si giunse a un compromesso: primo tempo con un pallone portato dagli argentini, il “Players”, e il secondo tempo con uno portato dai padroni di casa, il “Model T”. I palloni, all’epoca così diversi tra di loro, costituivano un elemento fondamentale per far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Infatti, a sottolineare l’abitudine a giocare con un certo pallone o meno, il primo tempo terminò con l’Argentina in vantaggio per 2-1. Nella ripresa l’Uruguay, che a questo punto scelse il pallone da utilizzare, riuscì a ribaltare il risultato in proprio favore per 4-2.
(In foto un pallone “Players” come quelli utilizzati dall’Argentina al Mondiale 1930 – Collezione Lanza)
Il T-model era invece un brevetto del 1921 di una ditta scozzese molto prestigiosa: la THOMLINSON’S di Glasgow. Era composto di soli 11 pannelli di cuoio, tagliati a forma di T e incastrati fra loro in un elegante design. Era considerato un pallone di qualità e con una buona sfericità.
(In foto un pallone T-model inglese, nel 1930 chiamato “Wembley”, identico a quelli utilizzati nel primo Mondiale della Storia – Collezione Lanza)
Anche un altro modello fu messo a disposizione del Mondiale 1930, il 12 pannelli Globe della Cliff’s, di fabbricazione inglese ma fu usato pochissimo.
Italia 1934
Per il Mondiale tra le nostre mura domestiche fu presentato come unico pallone ufficiale il “Federale 102” a marchio ECAS, Ente Centrale Approvvigionamenti Sportivi. In realtà altri due modelli furono imposti dalla FIFA, entrambi di fabbricazione inglese, e con uno di questi si giocò la Finale di Roma, una finale che vide il primo trionfo “Azzurro” contro la Cecoslovacchia.
(In foto una immagine di un Federale 102, ricavata dalla pubblicità su una rivista settimanale del 1934 – Fonte “Anime d’aria”, di Tiziano Lanza, Inedito)
Dicevamo che altri due palloni furono utilizzati dalla Fifa, il Globe della Cliff’s e il Zig-Zag della Sykes-Tuphine utilizzato poi per la finale del 1934.
(In foto a sinistra un pallone originale Globe a 12 pannelli, probabilmente il meno usato al Mondiale 1934 – Collezione Lanza. A Sinistra una pubblicità del pallone Zig Zag su una rivista dell’epoca – Fonte “Anime d’aria”, di Tiziano Lanza, Inedito)
Francia 1938
(In foto un pallone Allen come quelli usati ai mondiali di Francia – Collezione Lanza. A destra Meazza e Sarosi prima della finale e il cartello pubblicitario con l’Allen)
Per i Mondiali del ’38 i francesi misero a disposizione un pallone di una nota azienda parigina, la Allen, denominato “Coupe du Monde”. Per l’occasione ci fu una vera e propria campagna pubblicitaria, infatti, prima di ogni partita, il pallone ufficiale era accompagnato da un cartello con scritto “Coupe du Monde 1938”, che dava anche il nome al pallone. Il pallone era composto di 13 pannelli dai contorni tondeggianti, cuoio marrone cucito a mano e una stringa che con cinque passaggi chiudeva la fessura della camera d’aria; la stringa di cotone bianca conferiva grande eleganza ma durava davvero poco il suo colore candido. Per la prima volta la FIFA acconsentì l’utilizzo del logo sul pallone. Anche questa volta è l’Italia a salire sul gradino più alto del mondo battendo in finale l’Ungheria con un sonoro 4-2.
Brasile 1950
Svizzera 1954
La Germania Ovest si aggiudicò la competizione contro ogni pronostico battendo in finale l’Ungheria per 3-2, dopo essere stata in svantaggio 0-2, nel match passato alla storia come il “Miracolo di Berna”. (In foto un modello Swiss World Champion – Collezione Lanza)
Svezia 1958
Per l’occasione la Fifa indisse una sorta di concorso per selezionare il pallone ufficiale dei Mondiali del ’58 in Svezia. Al comitato organizzatore arrivarono 102 palloni da aziende di tutto il mondo. Fu scelto un modello composto di 24 pannelli rettangolari cuciti a mano, si chiamava “Top Star” ed era prodotto dalla svedese Sydsvenska Laderoch Remfabriken di Angelholm.
Solo il giorno della finale, il 29 giugno 1958, la ditta svedese poté annunciare di essere il fornitore ufficiale del pallone, onde evitare di contravvenire alla regola dell’anonimato durante la competizione. Una finale in cui il Brasile, e il suo giovane Pelè, vinse il suo primo titolo Mondiale ai danni dei padroni di casa con un sonoro 5-2. Il pallone utilizzato per tutto il mondiale era giallo tranne che per le semifinali e la finale, dove si optò per il colore bianco. (In foto un modello originale utilizzato al mondiale – Collezione Lanza)
Cile 1962
Inghilterra 1966
Al Mondiale d’Inghilterra del 1966 il pallone utilizzato si chiamava “Challenge 4-Stars” ed era prodotto dalla Slazenger, azienda inglese. Il cuoio utilizzato era di elevata qualità, interamente cucito a mano e composto di 25 pannelli rettangolari. All’inizio di ogni partita veniva fornito l’intero set di palloni nei suoi differenti modelli: bianco, giallo, e rosso-arancione; i capitani ne sceglievano uno di comune accordo. La scelta cadeva di solito sul pallone bianco. I padroni di casa si aggiudicarono la competizione battendo la Germania dell’Ovest per 4-2. (In foto un pallone uguale a quello utilizzato ai Mondiali ’66 e proveniente dalla Serie A – Collezione Lanza)
Messico 1970
(In foto il classico Telstar a sinistra e il modello Chile in arancione – Collezione Lanza) Messico ’70, la prima competizione dell’era moderna: riprese televisive a colori e trasmissioni via satellite. La FIFA commissiona, per la prima volta, il pallone ufficiale a un produttore non residente nel paese organizzatore: la tedesca Adidas. Il nome Adidas deriva dalla fusione del soprannome del fondatore Adolf, detto Adi, e le prime tre lettere del cognome Dassler. L’azienda tedesca presentò tre palloni: uno bianco e nero, uno tutto bianco e uno arancione. Il modello bianco e nero, chiamato “Telstar”, sarebbe stato il pallone ufficiale del Mondiale 1970. “Telstar” perché originato dall’unione di due nomi: television e star, letteralmente “stella della televisione”; “Telstar” era anche il nome di un satellite per le trasmissioni televisive, forse l’ispirazione nasce anche da questo.
Il nuovo pallone Adidas rappresentò una vera rivoluzione: composto di ben 32 pannelli di cuoio cuciti a mano, di cui 20 bianchi di forma esagonale regolare e 12 neri di forma pentagonale. Dotato di una camera d’aria di ultima generazione senza cucitura, aveva, sulla superficie esterna, una speciale lamina in plastica trasparente, il Durlast, che rendeva il pallone impermeabile e manteneva il cuoio più protetto. Il “Telstar 1970” era quindi un pallone di elevata qualità, fabbricato con moderna tecnologia e garantiva la miglior sfericità mai raggiunta in precedenza in un pallone da calcio. Il pallone bianco e nero a 32 pannelli divenne l’icona stessa del calcio, anche se ne furono presentati anche uno completamente bianco e un altro completamente arancione chiamati entrambi “Chile”.
In questo mondiale non possiamo non citare la “Partita del secolo”, la famosa Italia – Germania 4 a 3. Da registrare altresì la sconfitta dell’Italia in finale contro il Brasile.
Germania Ovest 1974
Argentina 1978
Spagna 1982
Messico 1986
Italia 1990
Stati Uniti 1994
Francia 1998
Korea del Sud-Giappone 2002
Germania 2006
Sud Africa 2010
Nel 2010 il teatro del Mondiale è l’Africa e il pallone ufficiale fu chiamato “JABULANI”, una parola che in lingua isiZulu significa “celebrazione” o “festa”. Era composto di 8 pannelli termosaldati, 4 triangolari minori e 4 triangolari maggiori, che conferivano al pallone una sfericità mai raggiunta prima con apposite scanalature che assicuravano una grande aerodinamicità. Undici i colori adottati per le decorazioni per ricordare che era l’undicesimo pallone Adidas a un mondiale, come undici sono anche le lingue ufficiali del Sud Africa, e undici le differenti comunità che lo abitano. In bella vista anche il Soccer City Stadium di Johannesburg. Il pallone aveva internamente due strati in poliesteri e cotone, mentre la superficie era in Impranil già utilizzato per il Fevernova 2002 e il Teamgeist 2006. Anche in Sudafrica 2010 i palloni erano personalizzati, cioè recanti i dati di ogni singola partita. Un solo pallone per ogni partita, tuttavia, recava un ulteriore contrassegno, appena sotto il colorato logo di Sudafrica 2010: KICK-OFF e era destinato al calcio d’inizio della partita di riferimento. Il pallone però fu “ricoperto” di critiche da parte dei calciatori e in particolare i portieri. La Spagna si aggiudica il suo primo Trofeo Mondiale ai danni dell’Olanda per 1-0 dopo i supplementari.
(In foto a sinistra il pallone Kick Off di Slovenia – Usa e a destra un modello della Finale -Collezione Lanza)
La collezione di Lanza si ferma al 2010, non troviamo quindi il Brazuca del 2014 e il Telstar 18 degli attuali Mondiali in Russia…”Non sono più amante di questo calcio, e anche nel collezionismo troppa esasperazione, le persone sono ormai molto votate al commercio e poco al sentimento” ci dice. “Sono innamorato di un altro calcio, dei vari Di Stefano, Mazzola, Piola, Pelè, Puskas…”.
Il suo libro “Anime d’aria” è costato al nostro amico oltre quattro anni di ricerche ed è ricco di aneddoti e storie particolari, di foto di pezzi unici e rari appartenenti a Tiziano ma anche a molti collezionisti che hanno supportato la sua ricerca.
Un libro secondo noi meraviglioso, una vera perla, che meriterebbe di trovare i fondi per essere pubblicato per il valore storico e altamente educativo… “Qualche contatto in passato c’è stato con qualche sponsor ma poi nulla di concreto” ci riferisce Tiziano. Speriamo che anche questo nostro piccolo lavoro possa contribuire a far si che qualcuno s’interessi alla pubblicazione di questo grande capolavoro: ANIME D’ARIA!
Grazie Tiziano.
Bibliografia: “Anime d’aria”, di Tiziano Lanza – Inedito
Tutte le foto dei palloni sono della Collezione di Tiziano Lanza
Classe ’68, appassionato di un calcio che non c’è più. Collezionista e Giornalista, emozionato e passionale. Ideatore de GliEroidelCalcio.com. Un figlio con il quale condivide le proprie passioni. Un buon vino e un sigaro, con la compagn(i)a giusta, per riempirsi il Cuore.
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