La Penna degli Altri

Luciano Marangon: “Paolo Rossi? … Ho perso un fratello”

Qualche giorno fa, il 21 ottobre, Luciano Marangon ha compiuto 65 anni.

L’ex di Juventus, Vicenza, Napoli, Roma, Inter e soprattutto Verona con il quale si è laureato Campione d’Italia, si è raccontato in una bella intervista al Corriere Veneto.

Di seguito uno stralcio …

[…] «Apro locali sulle spiagge da trent’anni. Quest’estate ero a Caprera, dove ho avviato il ristorante di un mio amico in spiaggia, ed è andata molto bene. L’arcipelago della Maddalena è un paradiso. Sono tornato a Ibiza a settembre […] in Italia è tutto uggioso, mica solo il tempo. È un Paese in mano alle lobby: la politica pensa al suo orticello e se ne frega di tutto il resto, del bene della gente. In politica sarei un rivoluzionario».

Poi spiega il perché ha smesso di giocare a 31 anni …

«Ero all’Inter, venivo da un grave infortunio alle ginocchia e volevo cambiare aria. Avevo la possibilità di andare al Tottenham, ma ero ancora legato all’Inter per due anni, con un alto parametro: chiesi alla società di liberarmi, di abbassare le pretese: dopo un mese di trattativa, dissi che se non mi avessero liberato, avrei smesso di giocare; non mi credettero. Feci le valigie e me ne andai a New York. Sparito nel nulla».

Poi il ritorno alle origini calcistiche …
«Sono cresciuto alla Juventus. Boniperti e Allodi volevano mandarmi a fare esperienza a Catanzaro. Io da buon veneto testone rifiutai. Boniperti fu molto chiaro: “Marangon, lei diventerà un grande calciatore ma non giocherà nella Juventus”. Mi cedettero al Vicenza e presero Cabrini».

Vicenza e Paolo Rossi … «Ho perso un fratello. Avevamo trascorso tre anni insieme alla Juve. Lui era al Como, il presidente Farina non era tanto convinto. “Presidente, lo prenda e non se ne pentirà” gli dissi. Quando venni a Vicenza, un mese prima che ci lasciasse, ci trovammo con Carrera, Cerilli, Lelj, e capimmo che c’era qualcosa che non andava; lui non diceva nulla perché non voleva fare preoccupare nessuno. Penso spesso a Paolo. Certe persone non se ne vanno mai».

Napoli, Roma e infine Verona …

«Estate 1982: avevo un accordo con Giussy Farina per andare al Milan. Ero tranquillo in vacanza, poi lessi che mi aveva preso il Verona. Lo chiamai per chiedergli cosa fosse successo: “non preoccuparti, vai al Verona e spari un cifrone. Non accetteranno, così vieni al Milan”. E invece accettarono […] Tre anni meravigliosi, Bagnoli allenatore intelligente e preparato: un grande uomo. Lui e Mascetti ogni anno aggiungevano nuove pedine, ne venne fuori una squadra perfetta. La nostra forza era lo spogliatoio, non volevamo mai smettere di allenarci, fuori dal campo stavamo insieme. Un gruppo di amici. E lo siamo ancora oggi. Son passati tanti anni, ma è sempre la stessa cosa. È un’amicizia che va oltre gli aspetti sportivi; abbiamo una chat su Whatsapp; se uno ha un problema, gli altri ci sono e arrivano in due secondi e mezzo».

Capitolo Nazionale …
«Ero alla Roma. Nel 1982 mi stirai alla coscia proprio all’ultima giornata di campionato. Dovevo restare fermo per 25 giorni, così Bearzot convocò Bergomi. Altrimenti sarei andato anch’io in Spagna. Non sono diventato campione del mondo? E vabbé dai, fa lo stesso».

L’attività di procuratore … “Un’esperienza molto bella. Ho lasciato quando ho capito che le cose erano cambiate, quando non eri più un consigliere nella vita, ma solo uno che trattava un contratto. Senza rapporti umani, non mi piaceva più […]”

foto wikipedia

Corriere del Veneto – Lorenzo Fabiano

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Redazione

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