Le parole di Massimo Bonini su Platini e sulla Juventus
Massimo Bonini è stato uno dei protagonisti della Juventus di Trapattoni negli anni ’80. Oggi è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport. Ecco alcuni estratti:
SU PLATINI: “Il più fenomenale campione con cui ho giocato. Era un’enciclopedia del calcio, di un’intelligenza spaventosa: aveva tutta la partita in testa. Era un 10, ma segnava come un centravanti, avrebbe potuto giocare anche libero. Una soddisfazione però me la toglievo… Giocavamo spesso a tennis: ero più bravo io. Michel non aveva grande stile, era un pallettaro. Vincevo 6-1 o 6-2 il primo set, poi lui cominciava a darci dentro con le smorzate e i colpi a effetto e io mi innervosivo. Lui ghignava e rimontava.
Quando veniva a farci visita Gianni Agnelli, il Trap radunava la squadra e andavamo tutti sul pratone ad aspettare che l’elicottero atterrasse. Dunque: un giorno Agnelli arriva e Platini, bello tranquillo, sta finendo una sigaretta. L’Avvocato, sorpreso, gli si avvicina e gli fa: “Michel, ma lei fuma?”. E Platini risponde: “L’importante è che non fumi Bonini”.
SULLA JUVENTUS:
Arrivai a Torino a 21 anni, fino a due anni prima facevo il torneo dei bar di San Marino. Mi chiamavano Schuster o Netzer, i due tedeschi, per via dei capelli biondi. Ho cominciato nella squadra della parrocchia, la Juvenes. Vede, nel nome c’era già un destino. La mia carriera fin lì si era snodata praticamente intorno a casa. Bellaria in D, allenato da Sacchi: un genio già all’epoca. Gli allenamenti duravano un’ora e dieci, niente tempi morti, tutto organizzato. Quando nel 1987 Sacchi arrivò al Milan mi chiamò: “Massimo, vieni con me?”. Ma la Juve mi aveva rinnovato il contratto e dissi di no. Dopo Bellaria ecco Forlì in C, quindi Cesena in B e da lì alla Juve. Il Trap mi diede subito fiducia, gli devo tutto.