Storie di Calcio

Peppino Cerana… il “Presidentissimo” della Pro Patria

GLIEROIDELCALCIO.COM (Pro Patria Museum) – Era una torrida estate di dopoguerra, quella del 1947; in quei giorni le squadre di serie A (compresa la neopromossa Pro Patria) si affannavano ad allestire delle rose che potessero sperare di competere con il grande Torino, mentre a Busto si tenne l’assemblea dei soci della Pro Patria. Da quella riunione arrivò un cambiamento che era destinato ad inaugurare l’epoca d’oro dei colori biancoblu: quella della presidenza di Peppino Cerana.

Cerana era un industriale del ramo tessile a capo di una ditta che si occupava di tintoria tessuti e fino a quel momento non si era mai interessato di calcio; il suo orizzonte era rivolto al ciclismo, facendo parte del Velo Club Bustese.

Come disse lo stesso Cerana in una delle rare interviste che rilasciò “ero andato, senza nessuna intenzione, ad assistere all’Assemblea della Pro Patria, poco dopo la fine della guerra. Per curiosità più che altro. Poi, sollecitato da un gruppo di tifosi che presero ad invocare il mio nome, decisi di accettare la presidenza in disaccordo con mio padre, che non voleva che mi attaccassi al football”.

La prima stagione iniziò col botto, grazie ad un onorevole ottavo posto davanti a squadre come Inter e Roma e i successivi campionati rivelarono la Pro Patria come provinciale terribile, capace di fare sgambetti alle grandi del campionato.

Il presidente durante il suo mandato non disdegnò l’acquisto di ottimi giocatori italiani e soprattutto stranieri come Viney e Turbeky e l’ingaggio sulla panchina biancoblu di un’icona come Peppino Meazza.

Il suo sogno (e quello di tutti gli sportivi biancoblu) rimase però Kubala, asso ingaggiato tra l’ammirazione di tutti gli sportivi italiani, ma mai utilizzato perché squalificato a vita dalla Fifa (salvo poi essere amnistiato quando vestì la maglia del più influente Barcellona).

Cerana fu accusato dai propri detrattori di essere troppo accondiscendente verso i giocatori, le cui pendenze pagava spesso di tasca propria; se ne andò quasi in silenzio, non in perfetta armonia con il Consiglio Direttivo rimanendo però vicino alla Pro Patria

In un periodo in cui la gente necessitava di sogni per dimenticare gli orrori della guerra, Cerana seppe regalare ai tifosi la grandissima soddisfazione e l’orgoglio di vedere la Pro Patria in serie A per più anni, anche in situazioni finanziarie non floridissime.

Pro Patria Museum

Il museo dedicato alla Pro Patria, inaugurato il 26 ottobre 2014, nasce da un’idea di Andrea Fazzari. Iniziò così nel tempo una ricerca dei cimeli dei "tigrotti" e l’iniziativa incontrò l’entusiastica approvazione dei club organizzati quali il Pro Patria Club, Il Tigrotto e il sito Bustocco nonché quella dei singoli tifosi biancoblu che hanno donato nel tempo i propri oggetti al nascente museo. Grazie all’intervento di Alberto Armiraglio (all’epoca Assessore allo Sport del Comune di Busto Arsizio) venne identificata in una sala dello stadio Carlo Speroni il sito più adatto alla mostra. Il museo è stato diviso è diviso per aree tematiche: la “biglietteria”, dove sono raccolti locandine, manifesti, biglietti e magazine da stadio; lo “spogliatoio”, in cui sono esposte le gloriose maglie a strisce biancoblu; sezione “campo” si evocano e si passano in rassegna i successi biancoblu. All’esterno del museo è stata posizionata un’opera di street art degli Urban Solid, artisti di fama internazionale e originari di Busto, nonché la famosa frase di Bruno Roghi che battezzava “Tigrotti” i giocatori biancoblu.

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