La Penna degli Altri

Rosario Lo Bello: “Maradona è stato il più grande di tutti”

Rosario Lo Bello, arbitro figlio d’arte del famosissimo Concetto Lo Bello, è stato intervistato da Giornale Controcorrente, di seguito un piccolo stralcio:

Signor Lo Bello, perché questa sfera di cuoio le è tanto cara?

«È il cimelio che mi sta più a cuore. Me lo regalò Maradona in occasione di un Napoli-Parma che segnò la mia centesima partita in serie A […] È stato il più grande di tutti […] Non meritava di finire così. Ma la colpa è stata anche dei tanti sciacalli travestiti da falsi amici. Lo hanno spremuto, sfruttato fino all’ultimo giorno di vita».

Lei lo ha arbitrato in tante occasioni. Avete mai «litigato» in campo?

«Mai. Diego era, anche dal punto di vista disciplinare, un fuoriclasse. Con me è sempre stato un modello di correttezza. Io cercavo di tutelarlo dai tanti falli che subiva. Alcuni erano interventi cattivi, ma lui non si lamentava. Incassava, si rialzava senza protestare, riprendeva a fare le sue giocate geniali».

Un aneddoto legato al «Pibe de oro»?

«Sampdoria-Napoli. Al momento del sorteggio campo-palla mi accorgo di avere dimenticato la monetina negli spogliatoi. E allora dico a Diego sottovoce: “Giriamoci dall’altra parte”; lui mi guarda stralunato e mi fa: “Ma perché? Cosa dobbiamo fare?”. E io: “Ho dimenticato la monetina, il sorteggio facciamolo a mano, col pari e dispari”. Lui si mise a ridere e stette al gioco, così come il capitano della Sampdoria. Nessuno si accorse di nulla. Neppure i fotografi».

Non poteva mancare un ricordo della gara tra Verona e Milan del 1990, la «Fatal Verona» dove i rossoneri persero uno scudetto “certo” …

 «Nella storia degli scudetti persi in extremis dal Milan c’era stata un’altra “Fatal Verona”, con la partita-chiave diretta da mio padre il 20 maggio 1973. Alla luce di quel precedente, la mia designazione per quel Verona-Milan del 1990 fu quindi a dir poco improvvida da parte dell’allora capo degli arbitri, Cesare Gussoni. Premesso ciò, ribadisco che le espulsioni di Van Basten, Rijkaard, Costacurta e mister Sacchi, furono giuste e inevitabili».

Ce le descriva una per una.

«Van Basten, per un banale fallo subito a centrocampo, si tolse la maglia, la gettò a terra e imprecando mi venne incontro in canottiera; Rijkaar si avvicinò a me, sputò a terra e poi mi sputò su una scarpa; Costacurta ebbe un atteggiamento violentissimo contro un segnalinee e Sacchi protestò in maniera esagerata».

Giornale Controcorrente di Nino Materi

Redazione

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