Storie di Calcio

Quando De Vecchi uscì dal campo

Published

on

GLIEROIDELCALCIO.COM (Pierpaolo Viaggi) – “Se mai si potesse ipotizzare una formazione All Time della Nazionale italiana, malgrado i tanti campioni che hanno ricoperto nel tempo il ruolo, quello di terzino sinistro non può appartenere che a Renzo De Vecchi.

Sulle sue qualità calcistiche si è detto tantissimo: oltre al famoso soprannome di “Figlio di Dio”, fu il primo calciatore cui venne dedicata una biografia quando ancora era in piena attività (“Renzo De Vecchi”, Mario Zappa, Milano, 1922); meno si è detto del carattere deciso e del carisma che si accompagnavano alle doti di foot-baller e facevano di lui il “capitano” nel senso più autentico,

A proposito di carattere, ne dà conto, ad esempio, Gianni Brera nel rievocare la partita Juventus-Genoa del girone finale a tre (l’Inter la terza squadra) del campionato 1919-20, i cui incontri dovevano disputarsi in campo neutro: la prima partita fu appunto Juventus-Genoa, terminata 3-2 per i torinesi, disputata il 16 maggio a Milano.

Scrive Brera: “I genoani impararono che nonostante tutto anche gli arbitri hanno un’anima, e infatti Varisco, milanese, danneggia visibilmente i più forti, che non sono gli juventini. Ne deducono i genoani che Varisco deve trepidare per l’Inter e quindi si ingegna di favorirla in modo indiretto sì ma sospettabile sino alla rabbia.

L’inizio è favorevole ai coloro rosso-blù: il magnifico Santamaria va in gol con uno dei suoi guizzi fulminei. Varisco prende atto ma subito concede un rigore alla Juve che pareggia. Non basta: prosegue il gioco e l’ineffabile Varisco giudica buono il 2-1 della Juventus ottenuto in vistosissimo fuorigioco. Qui s’infuria Della Casa e viene subito espulso: il mite Figlio di Dio, al secolo Renzo De Vecchi non regge all’indignazione e Varisco non ha nemmeno bisogno di usare l’italiano per additargli lo spogliatoio…” (Gianni Brera-Franco Tomati, “Genoa, amore mio”, vol 1).

Molto meno nota è la reazione che De Vecchi ebbe nei riguardi della direzione arbitrale nel corso dell’ultima partita disputata e pareggiata dal Genoa contro la selezione argentina al termine della famosa tournée che nell’estate del 1923 portò i rossoblù, imbattuti campioni d’Italia, in Argentina e Uruguay.

Nel resoconto dell’incontro fatto da La Prensa del 10 settembre, si legge che alla mezz’ora si verificò uno spiacevole episodio che vide protagonista De Vecchi, forse ancora innervosito dalle modalità con cui gli argentini erano pervenuti al vantaggio. (Il riferimento è al fatto che la rete argentina fosse stata realizzata subito dopo il calcio d’inizio dato dal Presidente della Repubblica, Marcelo de Alvear, mentre i giocatori del Genoa erano fermi in attesa del vero calcio d’inizio. Anche a questo proposito, però realtà e leggenda si intrecciano in opposte versioni).

A seguito di un fischio arbitrale che aveva concesso un corner ” i giocatori italiani, eccitati per la lotta, contestarono la decisione dell’arbitro e il capitano De Vecchi, dimenticando nell’offuscamento che le decisioni dell’arbitro, giuste o meno, devono essere accettate senza discussioni, non soddisfatto di protestare, decise di allontanarsi dal campo di gioco (…) Era tale lo stato di eccitazione nervosa del giocatore, che non volle ascoltare le indicazioni dei delegati del Genoa Club per rinunciare alla sua decisione ritirandosi negli spogliatoi (…).

A causa del ritiro del giocatore De Vecchi dal campo di gioco, gli italiani continuarono in 10 finchè i delegati del Genoa riuscirono a far comprendere al giocatore l’errore che aveva commesso abbandonando il campo e poco dopo, tranquillizzatosi, chiese di tornare in campo e siccome l’arbitro accettò le sue spiegazioni, tornò a completare la squadra (…)”.

È da dire, per completezza, che l’articolo conteneva anche un giudizio severo sull’arbitro, giudicando che Servando Perez (che peraltro quello stesso anno diresse la finale del campionato tra Huracan e Boca oltre ad aver diretto incontri nella precedente edizione del Sudamericano) “attuò una prestazione insufficiente. Non si disimpegnò nel suo incarico con la indispensabile decisione per questo livello di incontri”.

Lo stesso giornale informava poi di aver ricevuto una lettera di De Vecchi con la quale dava spiegazione del motivo per cui era rientrato in campo: “Il gesto compiuto durante la partita giocata oggi, fu atto di cui mi dispiaccio, per quanto sia avvenuto in un momento di massima eccitazione, dovuto al fatto che mi si rimproverava per falli che non avevo commesso. Sono sicuro che il pubblico argentino non avrà interpretato il mio gesto come una mancanza di rispetto verso di lui e chiedo al quotidiano La Prensa me ne sia interprete davanti al pubblico”.

(“1923-1925 Il Genoa alla scoperta del calcio sudamericano” AGF-Genova, 2017)

più letti

Exit mobile version