Arte & Società

Victor Vegan … un modo diverso di tifare …

Published

on

Abbiamo raggiunto il documentarista Victor Vegan che ci ha raccontato e spiegato il suo particolare modo di essere tifoso di calcio.

Victor, ti abbiamo visto in vari film dove oltre a fare il regista hai anche interpretato ruoli da attore. Negli ultimi tempi hai intrapreso anche la carriera del documentarista; conoscendo quindi il tuo amore per la storia vorremmo sapere qualcosa in più del tuo modo di approcciare il calcio e della tua particolare modalità di essere tifoso. Partiamo dall’inizio … ti ricordi quando hai visto la prima partita e che squadra tifavi da bambino?

Certo che sì, i miei ricordi sono fulgidi … mio papà mi comprava le figurine già dal campionato 1971-72 e mi suggerisse, insieme a mio zio, di tifare il Torino, a quel tempo preferivo più giocare a calcio con gli amici piuttosto che vedere le gare giocate da altri, sia dal vivo che in tv. Essendoci oltremodo pochissima scelta in quegli anni per seguire avvenimenti in diretta in tv, il primo avvenimento che ricordo con piacere è stato il mondiale del 1974. L’Inghilterra che poi diventerà la nazionale a me più cara, non c’era perché per la prima volta non riuscì a qualificarsi. In un girone con i campioni olimpici di Polonia e con il Galles, dopo aver pareggiato 1-1 in casa contro quest’ultimi perse 2-0 in Polonia e, non so il perché, forse dalla simpatia per Jürgen Sparwasser che, come figurina, trovavo sempre nelle doppie, scelsi di tifare come prima nazionale in assoluto la Germania Est.

Non riuscì ad eccellere nel campionato Mondiale ma proprio lui riuscì a segnare sconfiggendo il 22 giugno la Germania Ovest nel derby, tanto da essere entrato nella storia con quel goal e la sua maglia è nel museo di Bonn “Haus der Geschichte”. Nel proseguo la Germania dei più noti Sepp Maier, Gerd Müller, Berti Vogts e capitan Franz Beckenbauer conquistò l’accesso alla Finale che vinse in quella che per molti è la più affascinante finale della storia dei Mondiali, battendo per 2-1 l’Olanda del maestro del ‘calcio totale’, Johan Cruijff, considerato ancora oggi miglior giocatore europeo del XX secolo

Abbiamo sempre “legato” la tua persona ad avvenimenti e racconti relativi al calcio pioneristico torinese o al calcio inglese … quando c’è stata la svolta?

In realtà fu sempre in quell’anno, il 10 agosto del 1974 quando per la Charity Shield il Liverpool affrontò il Leeds Utd, non la vidi “live” in tv nel pomeriggio … però ricordo bene che la sera successiva aspettai di vedere la Domenica Sportiva anche dalla tv Svizzera ed alle 23:45 una sintesi alquanto striminzita mi permise di conoscere le gesta di Kevin Keegan e dei Reds

Nel corso degli anni e indagando meglio sulle figure del campione n.1 in lealtà, il gallese John Charles che ne vestì la maglia per 11 anni, ed il mitico allenatore Brian Clough, che poi fece vincere al Nottingham Forest due Coppe dei Campioni di seguito, mentre era in forza al Leeds riuscì, in soli 44 giorni prima dell’esonero, a  trasformare gli allora scorretti, arroganti e riottosi giocatori in onesti e sportivi, facendo sì che il Leeds diventasse la mia seconda squadra inglese che è anche la squadra che tifa il più importante dei miei amici inglesi Rupert”

Quindi non esistendo più la nazionale della Germania Est, in definitiva tiferesti solo una o due squadre inglesi … al massimo una italiana?

Mi piacerebbe semplificare tutto ma non è così facile, in realtà tifo squadre in moltissimi paesi, incluse ovviamente le italiane e per tutte ci sono storie accadutemi che varrebbe la pena di raccontare. Partendo dall’Italia e malgrado una grandissima influenza che da bambino mi spingeva a tifare solo il Toro, non potevo non far contento mio padre. In rispetto alla tragedia della squadra che il fato fermò a Superga e in ricordo di mio nonno Angelo che, qualora avesse accettato l’invito dell’amico Lievesley sarebbe morto anche lui in quella tragedia, amava ripararne i palloni in modo completamente gratuito per i Granata.

Non ero un grande frequentatore di stadi … prima c’era la scuola e poi il divertimento sui campetti con gli amici. La prima gara a cui io assistetti allo stadio Comunale fu la partita scudetto Torino-Cesena il 16 maggio 1976 che finì 1-1. Negli anni successivi andai ogni tanto allo stadio con mio padre e talvolta mio zio in modo saltuario finché convinsi mio padre a fare l’abbonamento nella stagione 1984-85 in curva Maratona. Quello sì che era un bel Toro. C’erano bei giocatori come Martina, Francini, Leo Junior, Schachner, Dossena e Serena ed un bravo allenatore come Gigi Radice. Non era davvero difficile appassionarsi.

A Chivasso, in provincia di Torino, mia città natale, c’era un Torino Club e mio padre in occasione di una gara amichevole con l’Urs La Chivasso, strappò da un dirigente granata la promessa che a fine scuola mi avrebbe fatto provare a “fotografare” la squadra unendo la passione sportiva ad un lavoro.

Il 16 gennaio 1985, per motivi legati al rendimento scolastico, non ebbi il permesso di andare allo stadio a vedere il Liverpool e la vidi quindi alla Tv con mio papà. Purtroppo non finirà bene per i Reds perché Zbigniew Boniek fece una delle gare più belle della sua carriera firmando con una doppietta, al 39′ e al 79′, la vittoria che consegnò ai bianconeri la Supercoppa europea.

Dopo la morte di mio papà Nando, avvenuta il 22 febbraio del 1985, la dirigenza granata si “rimangiò” tutto e non mi volle dare nessuna opportunità da fotografo. Nel frattempo realizzavo collages di fototifo e materiale ultrà e accettai così la proposta del signor Piercarlo Perruquet che, entusiasta delle mie fotocomposizioni, mi offrì la possibilità di seguire l’altra squadra di Torino fotografando dal campo la tifoseria e soprattutto i club in giro per l’Italia. Ci pensai un bel po’ ma scelsi di accettare senza alcun pregiudizio la proposta di lavoro e così trasformai la delusione di essere stato abbandonato dalla squadra che avevo idealizzato per seguire la nuova Juventus che sarebbe sorta con Aldo Serena, ex granata, che nel frattempo aveva lasciato il Toro secondo in classifica per raggiungere Platini e soci. Mi si prospettava così la possibilità di vedere tutti gli stadi italiani ed esteri delle squadre che erano in quel momento in serie A e nelle coppe … tutto ciò avrebbe incrementato il mio archivio fotografico.      

La mia nuova avventura da fotografo poteva già iniziare con la finale di Bruxelles dove si affrontavano nuovamente la Juventus al mio Liverpool … ma scelsi di rimandare, anche perché conoscendomi, se in quella gara il Liverpool avesse vinto la coppa probabilmente avrei dato un calcio alla mia borsa di ferro che mi faceva anche da sedia al seguito ed essendo in campo avrei esultato in un modo forse troppo esagerato che avrebbe stroncato la mia carriera sul nascere.

La vidi in tv … all’Heysel ci furono 39 morti … ci vollero molti anni per sapere la verità …”

Tu che respiravi pane e Toro da bambino eri finito a fare il fotografo per i rivali di sempre?

“Eh già… !!! Qualche volta andai anche a Casale, altra squadra legata al passato della mia famiglia e di mio nonno in particolare che ci giocò nella formazione delle riserve nel 1927-28 e nel 1928-29 in quella che era considerata una serie A prima del campionato a girone unico. Mio nonno fu voluto fortemente insieme a Colla ed Anino mentre giocava per l’Urs La Chivasso per sostituire il terzino principale. Malgrado non sia riportato nei giornali del tempo che amavano riportare sempre e solo i nomi dei titolari, posso assicurare che giocò anche nei campi delle grandi, in foto era la gara Roma-Casale del 27 novembre 1927 che finì 1-1 proprio grazie a lui. Da quel momento apprezzò molto l’allenatore William Garbutt che conobbe e la scuola del foot-ball inglese …

Se devo dire la verità è proprio in quell’anno che iniziavo ad avere idee “super partes” sul calcio italiano, dovendo realizzare i collages che finivano sul mensile Supertifo, seguivo le gesta del Milan di Hateley ma ammiravo anche l’Inter di Rummenigge, la Roma di Pruzzo, la Fiorentina di Antognoni, il Napoli di Maradona, l’Udinese di Zico. Scrissi anche una lettera al presidente Spinelli augurando la promozione in A al Genoa a rinsaldare anche il gemellaggio e la simpatia in onore di Gigino Meroni che aveva giocato sia nei rossoblù che nel Toro. Questa fu da lui molto apprezzata tanto che poi mi mandò anche il gagliardetto che custodisco ancora gelosamente.

Di conseguenza visitando parecchi stadi e vedendo i tifosi in quell”ambito devo ammettere che in Italia l’Olimpico di Roma aveva qualcosa in più di tutti gli altri … l’atmosfera era molto simile a quella respirata in curva Maratona quando ero presente con mio padre, tanto che dopo aver fatto le foto ad inizio gara come sempre mi andai a vedere la partita sotto la curva sud.

Andai avanti così sino alla gara del 15 marzo del campionato successivo, 1986-87, che vide la sfida tra Inter e Juventus che finì 2-1 per i milanesi. Era tempo di dedicarmi ad un’altra mia grande passione: la discomusic. A fine anni ottanta riuscii come Deejay a fare serate con lo pseudonimo di Mauro Effe Dee Jay. Arrivai secondo in una gara per deejay d’Italia quando primo fu un certo Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. Andavo poi anche a fotografare i gruppi musicali nelle serate finali del Festivalbar a Verona agli inizi di settembre sino a quando mi chiamarono per il servizio militare.

Dopo il congedo dall’Arma del Genio delle Trasmissioni volevo fortemente riprendere a fare il fotografo negli stadi ma senza lasciare troppo distante mia madre e quindi pensavo di scegliere tra Milan, Inter, Cremonese e Atalanta. Iniziai il lavoro come operaio presso l’Alfa Lancia di Chivasso ma poi il 3 aprile del 1989 decisi di trasferirmi a Parigi per fare un’esperienza internazionale nella ville Lumière. Dopo un volo abbastanza turbolento ed essermi appena trasferito all’albergo che era nei pressi del Moulin Rouge, venni derubato di circa 2 milioni di vecchie lire da un gruppo di algerini armati che uscirono fuori all’improvviso mentre aspettavo il titolare di un locale al quale avrei potuto chiedere di collaborare.

Avevo l’albergo pagato per pochi giorni e mi rimanevano solo circa 10.000 lire. Cosa fare?  Ho atteso 5 giorni, utilizzando la metà dei soldi per accaparrarmi il biglietto di Coppa di Francia PSG-Orleans. Beh, malgrado la sconfitta del PSG per 4-0 con l’Orleans, trovai un amico, Jilles, tifosissimo del Paris Saint Germain che mi ospitò per qualche giorno. Riuscii così a trovare in tempo un lavoro al Tuileries Image in rue de Rivoli vicino al Louvre da cassiere ed assistente fotografo. Da quell’anno in Francia la mia prima squadra è sempre il Psg che oggi è una grande realtà sportiva.

Lo stare troppo distante da mia madre mi fece ritornare indietro e il mio pensiero era ritornare a fare il fotografo a grandi livelli. Pensai che seguendo l’Inter dei tedeschi Matthaeus, Brehme e Klinsmann sarei diventato un fotografo professionista. Purtroppo non recuperai nemmeno quanto avevo investito e, per essere stato assente ad una sola gara di campionato a Lecce, finì la mia avventura di fotografo al seguito dell’Inter.

Chiusi l’avventura in nerazzurro con la finale della Uefa vinta dall’Inter ma che alla fine ai punti avrebbe meritato molto più la Roma di Rizzitelli e di Voeller.

In ogni caso quella fu la gara della svolta e decisi che in Italia dovesse essere proprio la Roma la squadra a me più cara da onorare insieme a Torino, Milan e Genoa per motivi di cronologia storica e la volontà comune di iniziare così il foot-ball in Italia.

Cos’hanno queste squadre in comune?

Sono tutte nate per opera di evangelizzatori acattolici inglesi, svizzeri, francesi e austriaci che sia direttamente che indirettamente hanno buttato giù le basi per far sorgere squadre di calcio … nei miei documentari ne ho spiegato bene i dettagli.

Ma come fai a tifare contemporaneamente più di una squadra?

Semplicemente perché le squadre di calcio sono uno sport mentre averne solo una è pari a diventarne adepti e l’adorazione ed il culto di qualsiasi cosa non sia Dio ci è vietato persino nel vangelo: “Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto”. Matteo 4:10.

Si alla rivalità sportiva no all’odio becero e alla violenza in tutti i frangenti. Ecco perché pur essendo fedele al Liverpool che è stata la mia prima squadra di sempre e al Leeds che viene subito dopo, avendo vissuto per 6 mesi vicino allo stadio del Tottenham, mi sono simpatici anche gli Spurs, il Nottingham Forest, la città di Herbert Kilpin, il Corinthian che oggi è fuso con i Casuals, il West Auckland per l’impresa della Lipton Cup, il Reading, prima squadra inglese a battere il Casale dove giocò mio nonno e in onore a Garbutt ed il Cray Wanderers per aver suggerito la maglia alla Torinese, per non parlare dell’Athletic Club Bilbao sempre in onore a Garbutt ecc.

Quando tifi la storia senti di farne parte anche tu!

 

più letti

Exit mobile version