RIVISTACONTRASTI.IT (Lorenzo Solombrino) – Lo stadio Giuseppe Grezar di Trieste, intitolato al concittadino morto nella strage di Superga – già ribattezzato “Del Littorio” durante il ventennio -, è ubicato nella zona di Valmaura e rappresenta l’impianto storico della città friulana. Nel 1946, però, si chiamava solamente “Comunale”, e con i suoi poco più di seimila posti a sedere ebbe il primato di ospitare, tra le proprie mura, incontri di due campionati di nazioni diverse.

All’epoca, infatti, la Triestina non era la sola squadra che vi giocava le partite casalinghe, ma bisogna annoverare anche il paradossale caso dell’Amatori Ponziana, compagine cittadina che però militava nella dirimpettaia lega jugoslava grazie ai finanziamenti di Belgrado. Così, per tre anni, il pubblico passò dal poter assistere alle prodezze del Milan a quelle della Stella Rossa, dai campioni della Juventus a quelli del Vojvodina di un giovanissimo Vujadin Boskov. Ecco solo un assaggio della intensa e controversa storia che ha coinvolto questa parte di territorio, fortemente contesa ed al centro di fragili dinamiche fra alleati e blocco sovietico.

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… nel 1947 Leo Brunner, il presidente della Triestina, redasse un accorato appello al mondo calcistico e politico italiano. La sua squadra era formalmente retrocessa il campionato precedente, ma la posta in gioco era molto più alta di un semplice risultato sportivo: mantenere il club nella massima serie rappresentava un “valore morale e simbolico”.

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… la causa triestina venne presa a cuore dalla neonata penisola repubblicana, divenendo il centro di gravità di un patriottismo e di un’italianità ritrovati tanto che, nel 1952, Nilla Pizzi conquistò Sanremo con il brano “Vola Colomba”, che auspicava un ritorno di Trieste entro i confini italiani. Come ogni vicenda politica del secolo scorso, poi, non poteva non essere implicato “Il Divo” Andreotti, in quell’occasione addetto a tenere i rapporti con le zone di confine. Brunner si rivolse direttamente a lui per reperire i fondi necessari a mettere su la squadra, con l’obiettivo di competere per il primo ed unico campionato a 21 squadre della storia.

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L’importante, per chiunque si confronti con questa realtà, è in definitiva non pensare che la Triestina sia solo una squadra. Essa dimostra perfettamente come il calcio sia cultura, società, territorio e quindi rappresentanza: la storia di questa squadra è la storia di Trieste, del ‘900, e l’amore incondizionato e sempre presente dei tifosi evidenzia il ruolo che la società riveste per i cittadini. Dopo un secolo di guerre anche fratricide, di divisioni, di violenza e di ferite ancora aperte, la Triestina non poteva seguire il destino di tante altre società scomparse negli ultimi decenni: dietro aveva una città intera a sostenerla, splendida ma abituata a soffrire, e questo ha fatto tutta la differenza del mondo.

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Redazione

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