La Penna degli Altri

Panucci: “Da ragazzino facevo il benzinaio”

Christian Panucci, ex difensore di Genoa, Milan, Real Madrid, Inter, Chelsea, Monaco, Roma e Parma ha rilasciato una intervista al posticipo.it, di seguito alcuni estratti:

[…] Lei ha iniziato in un calcio completamente diverso da quello di oggi: come era il rapporto tra calciatori e allenatori all’epoca?
Io ho avuto la fortuna di giocare con grandi club: per un allenatore lavorare a quei livelli è facile perché ha tra le mani il prodotto massimale, i giocatori fanno sempre la giocata giusta, il movimento giusto. Un allenatore deve solo gestire […]

Lei è partito dal basso: è vero che faceva il benzinaio da ragazzino in Liguria?
A 15 anni sono andato via di casa perché mamma e papà non arrivavano a fine mese e discutevano molto per questo. All’epoca vivevo a 40 km da dove mi allenavo, ma la squadra credeva in me e mi aveva preso a vivere nel convitto. Non volevo chiedere soldi ai miei genitori e allora andavo dal benzinaio a Genova Pegli: mi davano 50mila lire a settimana. Da quel momento in poi ho cominciato la trafila nel settore giovanile fino alla prima squadra. All’epoca ho imparato tante cose, anche ad avere rispetto dei soldi. Ho cercato di non dimenticarmi mai da dove sono partito.

Lei ha cominciato ad alti livelli col Genoa: che cosa ha rappresentato per lei?
Io sono ligure e sono molto riconoscente nei confronti di Claudio Onofri che mi ha cambiato ruolo e di Claudio Maselli che mi ha portato fino alla prima squadra, di tutte le persone del settore giovanile del Genoa e dell’allora presidente Spinelli che mi ha dato l’opportunità di arrivare nel grande calcio. Sono molto legato a Marassi e ai tifosi del Genoa: essendo ligure non potrebbe essere il contrario. Recentemente sono stato col mio ex compagno Nicola Caricola: mi ha detto che quando avevo 18 anni si intravedeva già la mia grande personalità. Non avevo paura e mi facevo dare sempre la palla.

Lei è arrivato al Milan a 19 anni: come è stato l’impatto con questa nuova realtà?
All’epoca avevo cominciato anche a guadagnare qualche soldino… I senatori del Milan mi hanno fatto capire quale era la strada giusta perché erano grandissimi professionisti, lavoratori eccezionali. Avranno intravisto certe qualità in me e mi hanno aiutato tantissimo. Sono riconoscente a loro, a Berlusconi e a Galliani per la cultura del lavoro che mi hanno trasmesso e che mi sono portato per tutta la mia carriera: arrivare un’ora prima all’allenamento, andare a casa un’ora dopo, fare una vita sana e riposare. Quella squadra non tornerà mai più nella storia del calcio, quel Milan è stato una scuola di vita. Ariedo Braida mi portava a 19 anni alle mostre per farmi vedere i quadri e farmi crescere culturalmente. Berlusconi era un fuoriclasse assoluto insieme a Galliani e Braida: la triade del Milan era unica.

[…] Lei ha segnato il suo primo gol col Milan nel derby e Walter Zenga le ha regalato i suoi guanti…
Ne parliamo spesso con Walter quando ci vediamo. Zenga non mi aveva dato i suoi guanti a Savona: all’epoca facevo il raccattapalle, mi ero piazzato dietro la sua porta e glieli avevo chiesti, mi aveva detto che me li avrebbe dati alla fine. Poi c’è stata l’invasione dei tifosi, l’arbitro ha fischiato la fine così Zenga è scappato negli spogliatoi e io non ho avuto quei guanti, però al mio primo derby contro di lui gli ho fatto gol e me li ha dati. Questa è la bellezza della vita.

Lei ha giocato il derby di Milano anche con la maglia dell’Inter: che cosa ha provato?
Giustamente i milanisti non me l’hanno perdonato. Col Real Madrid avevo vinto tutto e volevo tornare a Milano, nel 1999 però i rossoneri non mi hanno cercato. Giocare nell’Inter è stata una bella esperienza, purtroppo ci sono stati alcuni problemi con Marcello Lippi che fanno parte della carriera di un giocatore e sono dovuto andare via, però io all’Inter sono stato molto bene.

[…] Lei ha vinto due Champions League: la prima col Milan, la seconda col Real. Che cosa serve per vincere queste competizioni?
Una società forte e un gruppo di giocatori forti: lo eravamo sia al Milan che al Real perché compravamo i calciatori più forti. Al Milan era previsto un premio per noi solo in caso di vittoria in Champions. Nel 1995 abbiamo perso la finale con l’Ajax e non abbiamo ricevuto nessun premio, oggi invece vengono premiati anche il passaggio della fase a gironi e piazzamenti dagli ottavi in poi. Quella squadra oggi vincerebbe la Champions con la sigaretta in bocca.

[…] Da calciatore lei è andato spesso all’estero: quale è stata l’esperienza che ricorda con più piacere?
Sono state tutte positive. Quando ho iniziato la mia carriera a 18 anni parlavo l’italiano, oggi parlo anche spagnolo, francese e un po’ di inglese che vorrei perfezionare. Parlare quattro lingue è una cosa molto importante. Sono stato benissimo al Chelsea, sento ancora i miei ex compagni. A Monaco ho vissuto bene anche se sono stato solo 8 mesi perché poi Capello mi ha voluto alla Roma […]

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Redazione

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