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Dino Zoff e il Mundial ’82: “Non sarà facile vincere ancora con un gioco così spettacolare”

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Dino Zoff ricorda l’impresa di Spagna 1982 attraverso le colonne de Il Foglio …

“La parata contro il Brasile è stata determinante e mi ha dato gli onori, poi ricevere la coppa mi ha portato una felicità violenta come solo lo sport sa dare. In un attimo ti manda in paradiso. Sono momenti che non durano molto, ma ti fanno sentire in gloria. Tutti momenti in cui sento ancora la felicità di Bearzot, quella è sempre presente e non se ne va”.

Il famoso bacio a Bearzot

“Quella volta andai un po’ oltre i soliti canoni friulani, mi sono lasciato trascinare dall’istinto. E sono contento di averlo fatto. Per fortuna poi mi trattenni quando mi venne l’idea di baciare la regina durante la premiazione”.

Le convocazioni di Bearzot …

“Scelse delle persone fatte in un certo modo. Fece arrabbiare Milano perché non chiamo Beccalossi, Roma perché non convocò Pruzzo. Diede invece ancora fiducia a me dopo l’Argentina e le critiche per quei gol presi, chiamò Rossi nonostante le scommesse e continuò a farlo giocare… certe scelte le paghi. Non ha avuto gli onori che doveva avere. Io c’ero e so bene che solo lui poteva farci vincere quel Mondiale”.

Un passaggio del turno faticoso, tre pareggi e tante critiche …

“Il primo turno è pesantissimo per la responsabilità e la paura di non passarlo. Quando in Germania nel 1974 fummo eliminati al primo turno perdendo con la Polonia, alla Malpensa ci vennero a prendere con il cellulare. Che non era il telefono… Poi passato il primo turno la pressione diminuisce un po’, dici: almeno il minimo sindacale l’ho fatto. Allora ti esprimi con un po’ più di leggerezza … […] Non sarà facile vincere ancora con un gioco così spettacolare. Abbiamo fatto tanti gol su azione, tanti bei gol. Quelli del 2006 i cui meriti sono uguali, non voglio dire questo, però hanno vinto con un corner, ai rigori. Noi abbiamo fatto tanti gol bellissimi, credo sia irripetibile. Avesse vinto così un allenatore più alla moda di Bearzot…”.

[…] La sua parata della vita è quella su Oscar?

“Un quoziente di difficoltà c’era. Non potevo respingere perché attorno c’erano tanti brasiliani. Non dovevo muovermi perché per alcuni secondi avevo il terrore che l’arbitro potesse dare il gol…”.

Il Foglio – Umberto Zapelloni

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