Il ricordo di Fabio Cudicini

Per un giocatore di calcio a volte è facile essere individuato come un super eroe: basta una caratteristica tecnica, o il modo di abbigliarsi, per accostarlo a uno di questi eroi di fantasia. Quando, poi, si tratta di portieri, l’accostamento è ancora più facile. Da sempre gli estremi difensori, com’erano chiamati una volta, hanno avuto un’aura di mistero e di appartenenza diversa, anche perché erano gli unici a poter usare le mani nel loro regno, rappresentato dall’area di rigore. Oltre ciò, in essi veniva vista una sorta di follia, di spericolatezza, per il fatto di avere il coraggio di buttarsi tra i piedi degli avversari lanciati, che non sempre li saltavano. E prima del calcio moderno, le mischie in area di rigore erano delle vere bolge, gironi infernali in cui tutto era permesso. È in quell’epoca ancora pionieristica per il ruolo, a cavallo tra gli anni Cinquanta e i Settanta che svolse la sua carriera Fabio Cudicini, mancato in queste ore.

Anzi, la sua doppia carriera, perché egli calcisticamente parlando visse due vite. La prima lo vide esordire giovanissimo nell’Udinese in Serie B dopo il debutto nella Ponziana, squadra di Trieste, la sua città, precedendo l’esordio di un altro grandissimo del ruolo, suo conterraneo, Dino Zoff, quasi un segno del destino, conquistando subito la promozione e l’esordio in Serie A. Con i bianconeri friulani giocò due stagioni, poi arrivò la chiamata alla Roma.

Qui, per la sua altezza, fu soprannominato Pennellone, vivendo in giallorosso otto stagioni con buoni successi, la Coppa delle Fiere nel 1961 come la Coppa Italia nella stagione 1963/1964, poi la cessione al Brescia, nel 1966. Sembrava aver imboccato il viale del tramonto, ma inaspettata arrivò la chiamata dal Milan di Paròn Rocco, e qui iniziò la sua seconda vita calcistica. Tra le fila dei rossoneri giocavano fior di campioni, da Karl-Heinz Schnellinger a Giovanni Trapattoni, da Kurt Hamrin a Gianni Rivera, a Pierino Prati, e fu subito scudetto, primi per distacco sul Napoli secondo, e arrivò anche il successo in Coppa delle Coppe, superando l’Amburgo, nella finale di Rotterdam il 23 maggio 1968, con doppietta di Uccellino Hamrin. La vittoria del campionato permise al Milan di partecipare alla Coppa dei Campioni la stagione successiva, e fu l’anno del trionfo.

Dopo aver superato gli svedesi del Malmö ai sedicesimi ed essere arrivati direttamente ai quarti per sorteggio, qui e in semifinale si pararono di fronte ai rossoneri due ostacoli britannici: dapprima il Celtic di Glasgow, superato di misura in casa sua dopo il pareggio a reti inviolate dell’andata; poi gli inglesi del Manchester United, resistendo nella bolgia di “Old Trafford”, perdendo uno a zero dopo aver vinto due a zero all’andata.

Fu in queste occasioni che Cudicini prese le stimmate da supereroe: per via della sua altezza e delle lunghe braccia, indossando un maglione nero, per le tante parate fatte i giornali britannici lo soprannominarono black spider, Ragno Nero, accostandolo a un altro grande del ruolo, il sovietico Lev Jascin, che furoreggiava in quegli anni. Dopo quelle due imprese divenne quasi una formalità la finale contro il nascente Ajax di Amsterdam di un giovanissimo Johan Cruijff e le nuove idee del calcio totale di Rinus Michels, fu un quattro a uno senza storia quello maturato al “Santiago Bernabeu” di Madrid il 28 maggio 1969, grazie alla tripletta di Prati e alla rete di Angelo Sormani, cui rispose il solo Velibor Vasovic su rigore.

Il trionfo fu completato dalla vittoria anche nella Coppa Intercontinentale contro gli argentini dell’Estudiantes, ricordata per il bollente ritorno. Per Cudicini arrivò, infine, un’ultima vittoria, la Coppa Italia del 1972, prima del definitivo ritiro, con il record di aver vinto tutte le competizioni dell’epoca. Un vero supereroe della porta, passato alla Storia con il suo nome di battaglia, Ragno Nero.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli)

Raffaele Ciccarelli

allenatore di calcio professionista, si dedica agli studi sullo sport, il calcio in particolare, dividendo tale attività con quella di dirigente e allenatore. Giornalista pubblicista, socio Ussi e Aips, è membro della Società Italiana di Storia dello Sport (Siss), dell’European Committee for Sports History (Cesh), dell’Associazione dei Cronisti e Storici dello Sport (La-CRO.S.S.). Relatore a numerosi convegni, oltre a vari saggi, ha pubblicato: 80 voglia di vincere – Storia dei Mondiali di Calcio (2010); La Vita al 90° (2011), una raccolta di racconti calcistici; Più difficile di un Mondiale – Storia degli Europei di Calcio (2012); Il Destino in un Pallone (2014), una seconda raccolta di racconti calcistici; Lasciamoli giocare-Idee per un buon calcio giovanile (Edizioni del Sud, Napoli 2016). Per GliEroidelCalcio in convenzione S.I.S.S.

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