La Penna degli Altri

Juary: “Beccalossi era straordinario, incredibile cosa riusciva a fare con il pallone”

(ITASPORTPRESS.IT di Federico Mariani)

Il sito Ita Sport Press intervista in esclusiva Juary, attaccante brasiliano che militò nella Serie A degli anni ’80. Di seguito un estratto.

[…] E proprio ad Avellino ha introdotto la sua esultanza particolare dopo i gol segnati, con i tre giri attorno alla bandierina. Come hanno reagito i suoi compagni di fronte a quel rito?

“Preciso che l’esultanza è nata un giorno in Brasile. L’ho fatta per la prima volta in una sfida contro il San Paolo, quando giocavo nel Santos e poi l’ho importata in Italia. Ma quasi nessuno lo sapeva perché non c’erano tanti modi per conoscere il calcio brasiliano. Credo ci fosse un solo canale che trasmetteva il meglio delle partite nel Sud America. Però c’era la percezione di avere a che fare con un calcio d’un altro mondo”.

[…] Ha giocato anche con Ascoli e Cremonese e curiosamente con i bianconeri ha segnato all’Avellino e quando era con i grigiorossi ha lasciato il segno contro i marchigiani. Insomma un ex spietato, anche perché non si faceva problemi a esultare.

“Ho sempre pensato di giocare a calcio per divertimi, anche se non vincevo. Non guardavo chi c’era dall’altra parte. E poi non era come se facessi del male a un’ex moglie. La squadra resta tale, non esageriamo”.

[…] C’è stato un gol a cui è particolarmente legato?

“Direi il primo gol che ho segnato in Serie A, contro il Catania. Lì mi sono sbloccato. Mi ha dato la certezza che avrei potuto far bene e che avrei conquistato la gente definitivamente”.

[…] Tra l’avventura all’Avellino e le altre esperienze in Italia c’è stato spazio per un anno con l’Inter. Ha qualche rimpianto per la breve durata del periodo con i nerazzurri?

“No perché quell’anno non ero preparato per l’Inter. Certo, ero deluso con me stesso perché non sono riuscito a esprimermi ai miei massimi livelli, ma sono riuscito comunque a giocare tante partite. In un gruppo come quello dell’Inter, con tantissima qualità, penso di aver fatto bene”.

[…] Tra i compagni ce n’era uno davvero speciale?

“Beccalossi era straordinario. […] Era incredibile cosa riusciva a fare con il pallone. Avevo già visto le sue giocate da avversario, ma davvero allenarsi con lui era ancora diverso perché ti lasciava a bocca aperta”.

[…] Più difficile segnare in un derby come quello storico tra Napoli e Avellino o in una finale di Coppa dei Campioni?

“Sono due cose diverse, con momenti differenti. Il primo è avvenuto un derby campano con uno stadio pieno. E poi il derby è il derby, dunque segnare è più bello. Tra l’altro avevamo perso uno scontro diretto con loro in una partita un po’ particolare nella stagione precedente, quindi l’anno dopo ci siamo rifatti (vinse l’Avellino con un netto 3-0). Comunque il vero derby campano è quello tra Avellino e Napoli, non c’è dubbio”.

[…] E invece cosa significa vincere una finale di Coppa dei Campioni da protagonista?

“Noi siamo riusciti a vincere a sorpresa. Certo, ovviamente non pensavamo di non vincere. Siamo riusciti a passare contro la Dinamo Kiev in semifinale e noi ci siamo detti: ‘Siamo pronti a ballare, balliamo’. In fondo il calcio è 11 contro 11. Loro erano più forti, ma sapevamo che avremmo potuto trovarli nella loro giornata no e, viceversa, noi avremmo potuto vivere il momento migliore. Il nostro allenatore Artur Jorge ci ha detto: ‘Voi alla ultima possibilità per fare la storia del calcio mondiale, facciamo le cose per bene’. Sicuramente il Bayern non si aspettava una squadra così tosta dopo un brutto primo tempo, quando eravamo andati sotto”.

[…] Lei e Rabah Madjer avete fatto la fortuna del Porto quella sera con un assist e un gol a testa.

“Rabah è un ragazzo straordinario in campo e fuori. Un tipo assolutamente tranquillo. Era timido, non gli piaceva stare vicino alla gente. A volte non faceva nemmeno gli autografi, ma non per maleducazione o per chissà quali vizi da star: era davvero timidissimo. Il suo gol di tacco ha distrutto il Bayern. Quando ho messo la palla in mezzo ho pensato che qualcuno ci sarebbe arrivato, ma non sapevo come avrebbe potuto segnare. Poi però lui ha avuto i crampi. È rimasto solo sulla fascia. Noi l’abbiamo visto e siamo riusciti a servirlo in contropiede. Madjer ha stoppato il pallone, mi ha visto sul secondo palo e ha crossato. Non sapevo se andare sulla palla di testa, ma alla fine ho preferito colpire col piede. Per fortuna è andata bene (ride ndr.)”.

 

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Redazione

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