La Penna degli Altri

La sfortunata parabola calcistica di Joachim Fernandez

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(MEDIAPOLITIKA.COM di Marco Milan – Foto GAZZETTADELLOSPORT)

Riprendiamo un articolo di Mediapolitika riguardante Joachim Fernandez, lo sfortunato difensore del Bordeaux di Zidane. Ecco uno stralcio.

[…] Joachim Fernandez nasce in Senegal, a Ziguinchor, il 6 dicembre 1972, da famiglia povera e numerosa. […] La famiglia Fernandez può permettersi un solo viaggio verso la Francia e lo utilizza per Joachim che appena adolescente viene spedito a Bordeaux a casa degli zii. […] Ben presto uno dei responsabili del settore giovanile del Bordeaux va a vedere questo ragazzone alto 1 metro e 80, taciturno, silenzioso ma terribilmente efficace col pallone fra i piedi. L’allenatore dei ragazzini del Bordeaux lo piazza in difesa, con quella stazza e migliorando fisico e peculiarità tattiche può trasformarsi in un ottimo marcatore, a pensarci oggi verrebbe da dire sul modello di Lilian Thuram. E’ il 1993 quando il Bordeaux spedisce Fernandez a fare esperienza a Sedan, in serie B. […] Il Bordeaux 1995-96 è una delle squadre più interessanti del calcio francese: in squadra c’è un talento purissimo come Zinedine Zidane, ma anche gente come Lizarazu e Dugarry che diventeranno colonne della nazionale transalpina campione del mondo poco più di due anni dopo. L’allenatore è il serbo Slavo Muslin, mentre Fernandez viene aggregato inizialmente alle riserve dove sembra che Muslin non posi mai i suoi occhi.

[…] E’ l’8 novembre 1995 e per Joachim Fernandez il sogno si avvera. Gioca con piglio e sicurezza, senza strafare, proprio come gli hanno insegnato nei due anni di prestito in seconda divisione. La partita termina 0-0 e per lui ci sono solo complimenti, tanto dalla squadra quanto sui giornali dove qualcuno si azzarda a paragonarlo a Zidane: “Il Bordeaux sforna talenti a non finire“, scrivono le testate francesi il giorno dopo.

[…] Il Milan, un altro sogno, una delle migliori squadre d’Europa, completa in ogni reparto ed allenata da Fabio Capello, uno che solo a sentire il nome fa venire i brividi. E i brividi vengono pure al Bordeaux che nella gara di andata a San Siro se ne esce con uno 0-2 sul groppone che non lascia ben sperare per il ritorno. E’ il 19 marzo 1996, in panchina non c’è più Muslin, sostituito da Rohr, ma soprattutto in campo sembrano esserci un altro Bordeaux e un altro Milan: i transalpini pareggiano i conti con l’andata portandosi sul 2-0, i rossoneri appaiono in palese difficoltà, fanno fatica a reagire e sembrano sul punto di crollare; la spinta decisiva la dà loro Dugarry che insacca il 3-0 e porta il Bordeaux ad un soffio dalla pazzesca rimonta e, soprattutto, dalla semifinale. A pochi minuti dal termine, Rohr manda Fernandez a scaldarsi, poi lo butta nella mischia per gli ultimi 5 minuti di fuoco in cui il Milan attacca a spron battuto e il Bordeaux serra le fila per portare a casa la qualificazione. “Attento a Weah“, gli dice l’allenatore prima di spedirlo in campo. […] La squadra arriverà sino alla finale Uefa, poi persa col Bayern Monaco, anche se Fernandez non scenderà più in campo, collezionando comunque 8 presenze totali fra campionato e coppa. A sorpresa, però, il Bordeaux lo vende, decidendo di far cassa con tutti i suoi talenti: Zidane finisce alla Juventus, Dugarry proprio al Milan, Lizarazu all’Athletic Bilbao, Fernandez resta in Francia e va al Caen dove l’obiettivo è salvarsi.

[…] Il senegalese sbarca in Italia nell’estate del 1997, è l’Udinese di Alberto Zaccheroni, quella che porterà Oliver Bierhoff sul trono dei cannonieri con 27 reti e la squadra al terzo posto in classifica, ad oggi il miglior risultato dei friulani in serie A. Fernandez ce la mette tutta, innanzitutto ad imparare l’italiano, poi a capire le metodologie di allenamento e le indicazioni tattiche di Zaccheroni che ha nel 3-4-3 il suo mantra calcistico. Non è facile, ma il ragazzo ha ormai esperienza e maturità per confrontarsi con quello che è in quel periodo il calcio più completo d’Europa; a 25 anni Fernandez può dire la sua in Italia e l’Udinese sembra il posto giusto al momento giusto. Diventerà invece la tappa fondamentale della sua carriera e della sua vita, ma in negativo.

[…] Il gesto più bello nei confronti di Joachim Fernandez lo hanno compiuto proprio i suoi ultimi amici, la comunità di Domont, che ha pagato di propria tasca il rimpatrio della salma dell’ex calciatore in Senegal dove è sepolto nel cimitero della sua città. Gli unici ad aver avuto un pensiero per lui, per quell’amico sfortunato di cui, in fondo, sapevano poco e che hanno forse imparato a conoscere dopo la sua morte.

 

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