GLIEROIDELCALCIO.COM (Mario Cantoresi) – C’è un’immagine iconica e bellissima di questo Campionato Europeo di Calcio che resterà per sempre nella memoria degli sportivi e che, in qualche modo, è riuscita a riconciliare l’essenza più pura di questo sport con coloro che sanno amarlo davvero.

È la foto dell’abbraccio fra Vialli e Mancini sul terreno di gioco di Wembley, esattamente qualche secondo dopo il fischio finale che ha sancito il vittorioso incontro della nostra Nazionale sugli ancora mai troppo amati austriaci: altissima poesia!

Ma proprio come accade per le grandi odi, per capirne compiutamente i contenuti ed il valore, occorre saper leggere tra le righe i significati nascosti delle parole e dei gesti. Quell’abbraccio, infatti, ha finalmente chiuso un percorso umano che va molto oltre una semplice partita e che era stato interrotto bruscamente da un’amara sconfitta proprio sullo stesso terreno di gioco inglese, il 20 maggio 1992, guarda caso maturata all’ultimo minuto dei tempi supplementari.

Accadde che quella sera di quasi trent’anni fa due antichi ragazzi, inseparabili compagni di tante notti magiche, furono costretti dalla vita a diventare grandi e ad affrontare la realtà delle cose.

Il calcio non è soltanto uno sport…

In fondo il Calcio giocato è solo un’effimera parentesi per i protagonisti e i calciatori sono fatti della stessa sostanza dei sogni. Loro non lo capiscono, noi tifosi sì! Fu così che i percorsi umani e professionali di Gianluca Vialli e di Roberto Mancini si divisero per sempre.

I due presero strade diverse e, possiamo anche dirlo con sincerità, in qualche modo ne risentì anche una grande e consolidata amicizia. Ma tutto rimase nascosto fra le pieghe più segrete dei sentimenti dei due amici. Nulla venne gridato sui giornali, non fu dato in pasto al pubblico nessun rancore e nessuna polemica.

Allora, per fortuna, non esistevano ancora i social e non si sentiva il bisogno irrefrenabile di esibire le nostre emozioni come accade oggi. Fu così che Vialli e Mancini affrontarono la parte finale delle loro carriere da separati e con un carico di ricordi e di rimpianti che li hanno accompagnati come spettri per quasi due decenni. A pensarci bene forse è proprio questa l’essenza dei fantasmi: il rimorso per ciò che fu! Ma la quotidianità è ben altro che un semplice rancore… è una regola che vale per tutti, anche per i calciatori.

Un tumore, la paura di non essere più presente nelle vite di chi ami, la voglia di riprendere in mano la tua esistenza… il desiderio di tornare a vedere gli occhi del ragazzo che trent’anni prima era stato il tuo migliore amico e che ora è un uomo che ti aspetta e ti sorride ancora, come e più di prima.

…è qualcosa che va oltre

Ecco… se la notte dell’11 luglio 2021 non ve ne siete accorti quell’abbraccio è stato tutto questo, la partita e la sofferta vittoria invece sono state solo un dettaglio del tutto accessorio di due esistenze che si sono incrociate di nuovo.

Una volta compreso quello che avete letto vi sarà facile capire che è questa l’essenza della Poesia…il resto è solo panorama!

Mario Cantoresi

Laureato in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, è un autore, sceneggiatore e attore teatrale. Mario non ama parlare molto di sé, preferisce spendere le sue parole per i personaggi delle storie che racconta e che porta in scena. Adora due cose in particolare: le scarpe da running e le strade del mondo. Ed è così che trova i suoi incredibili personaggi, o forse, più esattamente, sono loro che vanno a cercare Mario, perché ne percepiscono le affinità elettive. Così facendo egli ruba prezioso spaccati di vita dai suoi viaggi, spaziando dalle Regioni della Mitteleuropa, quella da cui, perdendosi fra le acque dell’amato Danubio, non farebbe mai ritorno, ai tramonti meravigliosi dell’Africa, fino alle grandi distanze della Russia, Nazione che ama e da cui è ricambiato incondizionatamente. Distribuisce poi il “suo bottino” trascrivendo il caleidoscopio di vite, sensazioni ed emozioni, a beneficio dei suoi lettori. Un autore, Mario Cantoresi, capace di toccarti nel profondo e lasciarti qualcosa di unico e prezioso dentro.

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