La Penna degli Altri

Leo Picchi: “Mio padre pulì le scarpe ad un giovane Mazzola prima di un rigore”

Intervista di Varese Noi al figlio di Armando Picchi, Leo, e a uno dei suoi migliori amici. Ecco uno stralcio.

[…] Armando Picchi è stato una colonna della storia del calcio italiano. Nato a Livorno,  inizia a giocare da ragazzo nella squadra del San Frediano, per poi passare al Livorno e alla Spal. Dal 1960 al 1967 è protagonista e insieme ai compagni fa la storia dell’Inter, nell’indimenticabile periodo del presidente Angelo Moratti e del “mago” Helenio Herrera con Italo Allodi. Dai colori nerazzurri passa al Varese del “cumenda” Giovanni Borghi, giocando 46 partite tra il 67 e il 69.

[…] Leo, cosa ci racconta di suo papà?

“Essendo mancato quando avevo 2 anni, i miei ricordi sono quelli dei suoi amici calciatori: Mariolino Corso, Luisito Suarez, Mauro Bellugi, Sandro Mazzola, Giacinto Faccetti, Tarcisio Burgnich, Gianfranco Bedin, Aristide Guarneri… E quelli del grande amico di papà, Paolo Lentini”.

[…] Paolo, come è nata la sua amicizia con il capitano nerazzurro?

“Lo sport ci ha unito da ragazzi: giocavamo insieme a pallanuoto, a tennis, andavamo a sciare. Giocavamo ovviamente anche a calcio, anche se a me personalmente non piaceva molto. Siamo sempre rimasti legati, anche quando andò a Milano e a Varese. Passavamo intere estati a Livorno, il suo luogo preferito per ricaricarsi”.

[…] Ricordi di Varese?

“Sì. gli piaceva molto la città, la riteneva a misura d’uomo. Abitava in una villa a due passi dal palazzetto e dallo stadio. Quando aveva tempo libero andava a giocare a basket con i giocatori della grande Ignis”.

[…] Leo, una storia particolare del papà?

“Sandro Mazzola mi raccontò che in una partita contro il Torino fu scelto per tirare un calcio di rigore. Mio padre capì subito l’emozione del giovane Sandrino: così lo avvicinò, lo guardò fisso negli occhi  e si  mise in ginocchio per pulirgli la scarpa con la maglietta, per poi esclamare “ora tira e segna”. Per quanto riguarda la sua breve carriera da allenatore, il ricordo è legato alla Domenica Sportiva presentata allora da Alfredo Pigna. Papà era già ammalato e aveva dei dolori fortissimi alla schiena: chiese di essere lasciato libero dopo la breve intervista; chiaramente gli fu dato il consenso, però prima di andare via si alzò e strinse la mano al conduttore, ringraziandolo”.

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(VARESENOI.IT di Claudio Ferretti)

 

Redazione

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