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Libri: “La Coppa dimenticata” – Le vicende inedite di Erberto Levi e Josef Laufer, tra i principali cronisti sportivi del tempo

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GLIEROIDELCALCIO.COM – Per la rubrica “Libri” abbiamo raggiunto e intervistato Jo Araf, autore del libro “La Coppa dimenticata – Storia della Mitropa Cup madre della Coppa Campioni (1927 -1940)”, edito da Urbone Publishing  

“La Coppa Dimenticata” è un’opera che si pone l’obiettivo di raccontare il calcio di molti anni fa inserendolo nella cornice storico-sociale del tempo. Una lettura coinvolgente che conduce all’interno di una competizione unica.

Un triplo appuntamento per noi: l’intervista all’autore e due estratti del libro di cui oggi il secondo.

Si ringrazia la casa editrice Urbone Publishing per l’opportunità.

Buona lettura.

Il team de GliEroidelCalcio.com

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Dal Capitolo: 1940 – Il Vecchio Continente a Ferro e Fuoco – Le vicende inedite di Erberto Levi e Josef Laufer, tra i principali cronisti sportivi del tempo

Erberto Levi[1], dopo un breve soggiorno a Londra, si era rifugiato negli Stati Uniti, precisamente a New York. Giunto nel Nuovo Continente aveva deciso di cambiare non solo vita ma anche identità: aveva assunto il nome di Erberto Landi e aveva detto addio alle cronache calcistiche. In parte, possiamo supporre, quella era stata una scelta obbligata: il suo inglese non gli avrebbe certamente consentito di poter scrivere per un giornale statunitense. Ma vi era anche una seconda ragione, ovvero la poca appetibilità del calcio a stelle e strisce.

Dopo il boom tra i primi anni ’20 e l’inizio dei ’30, un’epoca definita L’Età d’Oro del Calcio Statunitense, il pallone aveva smesso di destare interesse. Così Levi aveva deciso di intraprendere un nuovo percorso e dopo alcuni anni di lavoro presso la Pettinella Advertising, un’agenzia pubblicitaria che promuoveva i prodotti italiani negli Stati Uniti, si era reinventato conduttore radiofonico. Era stato contrattato da diverse emittenti italiane con sede a New York tra le quali WCNW, WBNX, WHOM e WOV e durante gli anni del conflitto avrebbe collaborato anche con il Bureau of War Information, l’Ufficio per l’Informazione sulla Guerra fondato da Roosevelt. La sua attività non era passata inosservata soprattutto nel momento in cui era emerso il suo passato di membro del Partito Nazionale Fascista.

Ebbe luogo un’indagine che non portò ad alcuna conseguenza e Levi poté riprendere normalmente i propri incarichi. Iniziò anche a condurre un programma radiofonico con l’amico ed ex collega Giuliano Gerbi, nel frattempo arrivato a New York via Parigi e Bogotà. Poi, a partire dagli anni ’50, Levi si sarebbe riciclato nuovamente: sarebbe diventato un imprenditore di successo in campo musicale e cinematografico ed avrebbe importato il Festival di San Remo a New York nel 1960 facendo conoscere al pubblico americano diversi artisti italiani tra i quali un giovane Domenico Modugno. Sarebbe morto a New York il 10 ottobre del 1971 all’età di 63 anni e, nonostante sia stata una delle penne sportive più importanti degli anni tra le due guerre, il suo ricordo è oggi quasi del tutto sbiadito.

Anche la Cecoslovacchia ha avuto il suo Erberto Levi: Josef Laufer, figura che abbiamo incrociato in un paio di circostanze, si ritrovò nella medesima situazione di Levi al tempo dell’invasione tedesca di Praga. Non potendo più commentare partite via radio – lavorava soprattutto come conduttore radiofonico – né comparire tra i ranghi dirigenziali del suo club, lo Slavia, Laufer rimase disoccupato e senza un’entrata per alcuni mesi fino a quando non venne aiutato da Karel Herites, un ex arbitro internazionale conosciuto durante gli anni ‘20. Herites gli propose un impiego come agente assicurativo e Laufer accettò ma poi, a causa dell’irrigidimento delle leggi razziali, dovette abbandonarlo. Gli venne anche imposto di separarsi dalla moglie dato che i matrimoni misti erano stati vietati. La coppia riuscì a sottrarsi a quel divieto con uno stratagemma: finsero di essersi lasciati.

La moglie continuò a soggiornare nel loro appartamento sulla via Školská mentre Laufer si trasferì nel quartiere di Vinohrady. I due si ritrovavano nel primo pomeriggio, il momento migliore della giornata dato che coincideva con la fascia oraria durante la quale la Gestapo temeva i raid su Praga. Durante una di queste visite Laufer fu scoperto ma per una volta la fortuna gli sorrise: un attacco sulla città fu annunciato poco dopo e la polizia tedesca lasciò perdere il caso. Durante il conflitto Laufer trovò il modo di ascoltare e diffondere le notizie che arrivavano da alcune emittenti radiofoniche straniere anche se ora quell’apparecchio, la sua più grande passione, lo poteva utilizzare solamente da ascoltatore. Era venuto a sapere di diversi commentatori che lo avevano attaccato bramando di prenderne il posto: uno di questi, Otakar Havel, che Laufer conosceva da anni, aveva scritto un articolo sulla rivista Árijský boj – Lotta Ariana – in cui attaccava duramente Laufer e il suo lavoro. Il telecronista sopravvisse alla guerra, tornò alla sua professione e trascorse mesi e mesi a smontare le calunnie che erano circolate sul suo conto: una delle più popolari sosteneva che il conduttore radiofonico si fosse suicidato gettandosi dal sesto piano dell’edificio dove lavorava. Secondo Zápotocký Laufer, un personaggio la cui fama non gli consentiva certo di passare inosservato, sarebbe sopravvissuto grazie all’aiuto di alcuni membri di spicco dello Slavia, uno tra tutti Josef Bican.

Bican avrebbe contattato Gramlich con il quale aveva mantenuto ottimi rapporti e quest’ultimo avrebbe messo i dirigenti dello Slavia in contatto con un gruppo di SS che si occupavano delle deportazioni degli ebrei. Per far sì che il ‘caso Laufer’ venisse trattato con un occhio di riguardo, alcune casse da morto vennero riempite di denaro e beni di ogni sorta da destinare alle SS. Bican, oltre a contribuire economicamente all’operazione, fungeva da garante degli affari, essendo l’anello di congiunzione tra Gramlich e i nazisti. Zápotocký e Bican si sarebbero incontrati varie volte alla fine della guerra, e Bican avrebbe confidato allo storico di essere rimasto estremamente dispiaciuto del fatto che Laufer non lo avesse mai ringraziato.

[1] Levi era nato con il nome completo di Giacobbe Erberto Minetto Levi ed era originario di Savigliano, una cittadina in provincia di Cuneo

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