La Penna degli Altri

Maldini e il Milan storia infinita

Una bellissima intervista, quella pubblicata da SPORT WEEK (G.B. Olivero), a Paolo Maldini, un viaggio intimo nella storia del Milan che festeggia i 120 anni dalla fondazione. Una famiglia con una storia unica… Riportiamo alcuni passaggi…

[…] “lo non ho mai chiesto a mio padre cosa rappresentasse per lui il Milan e non l’ho nemmeno spiegato ai miei Figli: meglio capirlo, maturare un’idea».

A Manchester, negli attimi in cui alzavi la Coppa dei Campioni da capitano 40 dopo Cesare, hai pensato a lui?

“Certo. Sapevo che era li. Era una storia molto bella da raccontare e da vivere. Nei giorni precedenti ci avevo pensato e poi è accaduto davvero. Sai, tutte le lettere della parola Milan sono comprese nella parola Maldini. Magari non è un caso, io ci vedo un grande significato”.

Qual è il primo consiglio che ti diede Cesare … ?

“Sono consigli solitamente più legati alla vita che al calcio. Mio padre mi disse di essere sempre responsabile e di non cercare mai scuse…”

Sei preparato in storia del Milan? Se dico Kilpin?

“Questa è facile: il fondatore. Gli intitoleremo la rotatoria davanti a Casa Milan proprio il 16 dicembre”

Nell’epoca delle app e della ricerca costante su Internet, quanto è Importante il culto della memoria?

“Fondamentale. Il calcio e lo sport per fortuna hanno un percorso interiore particolare. Mi riferisco ai tifosi, non solo ai giocatori. Le esperienze dal vivo, le trasferte, le sofferenze, il freddo dello stadio sono cose che ti porti dentro. La partita la gioca anche ogni spettatore. E quando torna a casa, mette da parte un’emozione o un ricordo che resteranno per sempre. Le immagini, poi, sono preziose perché da una discussione a tavola può nascere una ricerca su internet per rivedere un gol o una giocata. Adesso non c’è più la necessità di memorizzare perché tutto è a portata di mano ma il culto della memoria resta un grande valore. E quello che c’è stato a inizio Novecento, ad esempio, va conservato e tramandato. Il Milan nacque da un’idea rivoluzionaria per quei tempi”.

A Milanello si respira la storia?

“Ho sempre avuto la percezione che a Milanello si respirasse la stessa atmosfera che poi ritrovavo a San Siro o nei grandi stadi europei. Magari è un centro sportivo che avrebbe bisogno di maggiori spazi e una struttura più ampia, ma resta unico perché è davvero una casa. E in tutti i futuri progetti di ammodernamento non verrà mai stravolta l’idea di calore che i bellissimi centri all’avanguardia non riescono a trasmettere”

Ti capita di fare un giro nel museo?

“Si, gli oggetti che mi piacciono di più sono i Palloni d’oro e alcune maglie d’epoca della storia rossonera. A casa non ho nulla. Avevo tenuto solo una maglia della finale di Manchester che tra l’altro è rotta perché Tacchinardi me la tirò su un corner. La feci firmare dai compagni perché credevo fosse la mia ultima finale di Champions. Invece ne giocai altre due. E non so più dove sia la maglia”

L’intervista integrale è su Sport Week

 

Redazione

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