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Libri: “Un’estate in Italia – 1990, Il mondiale delle notti magiche” … Schillaci e il gol all’Austria

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GLIEROIDELCALCIO.COM – Pubblichiamo, come preannunciato (vedi intervista con l’autore qui), il primo estratto del libro “Un’estate in Italia – 1990, Il mondiale delle notti magiche” di Matteo Fontana, edito da Eclettica Edizioni. L’estratto, scelto di concerto con l’autore, è il racconto del gol di Totò Schillaci all’Austria, l’inizio delle notti magiche.

Ringraziamo ancora l’autore e la casa editrice per averci dato questa possibilità.

Buona lettura.

Il Team de Gli Eroi del Calcio.com

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“l’Italia e l’Austria salgono dagli spogliatoi dell’Olimpico, alle 20.55 del 9 giugno, l’Olimpico è un monumento tricolore, un bagno di vessilli. Partono le note dell’inno nazionale, il coro è fatto di 80.000 voci. Poi si comincia, con l’Italia che si avventa sugli avversari con furore agonistico e abilità tecnica, accumulando occasioni, con un atteggiamento guerriero che si ferma soltanto davanti alle mani del portiere austriaco, Klaus Lindenberger, quando non sul palo, colpito da Ancelotti: “Avessimo segnato due gol nel primo quarto d’ora, come avremmo potuto e forse dovuto, la partita si sarebbe sgonfiata – confida Gigi Riva, accompagnatore azzurro dopo essere stato, dell’Italia, il più grande attaccante –. Così il pubblico è stato tenuto sotto pressione sino all’ultimo e ne è uscito un match ad altissima intensità emotiva, che non ha consentito allentamenti né in campo né sugli spalti”.

L’Austria non china la testa. Non azzarda nemmeno una controffensiva, ma resiste all’assedio dell’Italia, che ha in Giannini, dopo tante discussioni, il faro più luminoso. Non cambia, però, il risultato. Al 74’ Vicini toglie Carnevale e inserisce Schillaci. Trascorrono 4’ e Vialli controlla un pallone sulla fascia destra e dipinge un traversone teso e ricurvo che entra in area. Per la prima volta nella gara, l’Austria è sorpresa e lascia troppi metri in area. È Schillaci a staccare d’istinto e a segnare il gol che trasforma l’Olimpico trepidante in una festosa luna di miele: “L’uomo del destino – scrive Bortolotti –, che spezza un’ingiusta sequela di sfortuna e torti, è l’ultimo arrivato, Totò Schillaci, goleador ruspante, l’antitesi del divo patinato da copertina. Schillaci entra in campo quando mancano sedici minuti, tre ne impiega per orientarsi, al quarto guizza a incornare un magico assist di Vialli, rubando il tempo a due imponenti corazzieri del Kaiser che lo sovrastano di mezzo metro. Prepotente, impetuoso, si riaffaccia nella mente il ricordo di Paolo Rossi: così diversi, i due, eppure identici nel carpire con misteriose sintonie l’attimo fuggente del gol”.

Totò come Paolo Rossi, l’eroe del Mondiale vinto in Spagna nel 1982, e prima ancora il centravanti a sorpresa sbucato in Argentina, nella kermesse del 1978, inserito all’ultimo giro di chiamate dall’allora ct azzurro, Enzo Bearzot. Il parallelismo è suggestivo e prende la scena. Allo stesso modo di Pablito, Schillaci è una scoperta improvvisa, uno sbalordimento come il suo gol con l’Austria, seguito dalla corsa e dall’abbraccio con i compagni di squadra. Lo stringono Giannini, Maldini, De Agostini, Donadoni, tutti gli altri”.

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