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23 Luglio 1966: il poker di Eusebio distrugge una grandissima Corea del Nord

GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

C’è un giocatore che si muove come una pantera. Ha la maglia rossa e gioca in una squadra europea che è la più brasiliana di tutte. In una fresca estate inglese del 1966, quel giocatore decide di diventare il migliore al mondo  tentando di portare la sua nazionale alla conquista di un mondiale.

Si chiama Eusebio da Silva Ferreira e gioca per il Benfica, una delle protagoniste del decennio ’60 targato Coppa dei Campioni.

A quel Campionato del Mondo ci arriva con il prestigio di un Pallone d’Oro vinto l’anno prima (dopo aver battuto Giacinto Facchetti per 8 punti) e con la smisurata voglia di rifarsi dalla prematura uscita di scena dalla Coppa dei Campioni, ad opera di un già fortissimo Manchester United.

Tutti aspettano O Rei, ma troveranno la Perla Nera.

19 Luglio 1966, Goodison Park di Liverpool. Le speranze dei verdeoro vengono annichilite dallo strapotere portoghese. Pelè, troppo spesso colpito duramente dai difensori avversari, non incide come dovrebbe; Eusebio, invece, realizza una doppietta con un colpo di testa sotto porta e con un missile di collo destro che si infila a mezza altezza alle spalle di Manga.

Arriva il 23 Luglio e nella città dei Beatles si assiste ad uno spettacolo che difficilmente si rivedrà su un un campo da calcio.

Il Portogallo di Eusebio è pronto ad affrontare la tenace Corea del Nord del “mito” Park Doo Ik. 

I coreani sono ormai i beniamini dei sudditi di Sua Maestà, se non altro per aver sconfitto la forte Italia e per aver dimostrato di voler portare il cuore oltre l’ostacolo.

Ed infatti la partita inizia con uno strano copione. L’arrembaggio asiatico porta ad uno scossone improvviso dopo solo un minuto. Il tiro di Pak Seung Zin si infila sotto l’incrocio, con un incolpevole Jose Pereira che guarda incredulo il pallone arancione entrare in porta. E’ passato soltanto un minuto.

Il pressing asfissiante dei nord coreani non conosce sosta. Quello che aveva distrutto le speranze degli azzurri di Fabbri, in quel pomeriggio all’Ayresome Park di Middlesbrough, non era soltanto frutto di una improvvisazione momentanea. I ragazzi hanno benzina nelle gambe e sono duri a sconfiggere. Continuano a mordere le caviglie dei lusitani ed a bloccare il loro gioco sul nascere.

Così, inevitabilmente, arriva il raddoppio. Cross al centro, difensore portoghese che non ci arriva, palla rimessa all’interno dell’area piccola e gol sotto porta di Lee Dong Woon.

Sono passati appena 22’.

Il Portogallo è distrutto, incapace di reagire allo strapotere avversario che diventa certezza soltanto 3 minuti dopo, quando l’azione personale di Yang Seung Kook porta al risultato di 3 a 0.

A questo punto comincia un’altra partita. Una partita per certi versi storica.

Eusebio, fino a quel momento distaccato e impotente, diventa il protagonista assoluto.

Prende per mano il suo Portogallo ed inizia il suo show personale.

Minuto 27. Passaggio filtrante che buca la difesa attenta dei coreani e gol di rapina del geniale attaccante nato in Mozambico.

Minuto 43. Atterramento in area e calcio di rigore trasformato con freddezza, alla destra di Li Chan Myung.

Finisce il primo tempo, con l’incredibile risultato di Corea del Nord 3 Portogallo 2.

Ma tutti gli spettatori di Liverpool sanno che la pantera si è svegliata e non vuole fermarsi.

Minuto 56. Il tiro è imprendibile, il gesto tecnico superlativo. Il gol del pareggio arriva con un bolide di prima intenzione che si infila sotto l’incrocio.

Minuto 59. Eusebio parte dalla metà campo coreana e salta tre avversari con fortuna e tecnica, prima di essere letteralmente abbattuto da una stanca difesa asiatica. E’ calcio di rigore, il secondo della giornata. La trasformazione del 4 a 3 è la stessa del primo tempo. Eusebio ha appena compiuto la sua personale rimonta.

Quel giorno il risultato diventerà ancora più pesante per gli asiatici (5 a 3 per il Portogallo), ma quel partita del 23 Luglio 1966 segnerà l’immortalità di un giocatore incredibilmente forte e colpevolmente sottovalutato e la favola di una formazione partita senza troppe speranze e capace di raggiungere grandissimi risultati contro ogni pronostico.

Andrea Gioia

Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto. Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana. Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel. Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"

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